Valeria foto-editor

L’unica donna che io conosca a guidare una moto enduro senza intaccare le lunghe unghie dall’impeccabile smalto blu. La stella delle incredibili notti napoletane e dei lunghi week end procidani, instancabile viaggiatrice, di giorno è un’imprenditrice che non molla nel mercato più difficile al mondo (quello dell’immagine) mentre non dimentica di essere la migliore ambasciatrice della sua vieppiù crocifissa città come host di couchsurfer da tutto il mondo per i quali apre la sua bella casa e studio al centro storico di Napoli.

Valeria è energia pura. Se non la conoscete, dopo quest’intervista non potrete mancare di farlo e non abbiate paura a cercarla: di questa stagione riceve spesso sulla sua terrazza piena di fiori e di rampicanti, che cura personalmente. Di mestiere fa la photo-editor, ha co-fondato e dirige Controluce, agenzia di fotogiornalisti che ha segnato alcuni degli scoop più memorabili negli ultimi 20 anni (dallo storico scatto di Cirino Pomicino nel salotto di casa sua, all’alluvione di Sarno, il primo sbarco di immigrati in Italia, i lanci di missili dalle portaerei nella guerra di Bosnia, il caso Noemi Letizia).

La tua storia in dieci righe. Anche di più ovviamente se è impossibile da riassumere in così poco spazio. Iniziando da dove e come nasci. 

Nasco a Napoli, da padre laziale e mamma pugliese. Ho vissuto nella casa dei miei genitori insieme ai miei 3 fratelli fino all’età di 20 anni. Durante gli anni del liceo mi sono avvicinata alla politica. Erano gli anni delle proteste proletarie, degli espropri, delle occupazioni e dei dibattiti. Tanti anni dopo mi ha fermato una ragazza per strada chiedendomi se ero io quella Valeria Tondi che nelle riunioni del giovedì, nel centro sociale sotto casa sua, le aveva insegnato ad imporsi come donna, farsi rispettare e denunciare gli abusi, aggiungendo che per lei sono sempre stata un mito. Poi è arrivata l’università. Ho cercato di laurearmi in filosofia ma, purtroppo, motivi politici mi hanno fermato a 4 esami dalla laurea. Erano gli anni di piombo.

Quanto è difficile essere imprenditori a Napoli ed in generale nel tuo lavoro? Cosa ti ha dato di più il fondare Controluce: l’essere a contatto con la notizia che nasce, la creatività dei fotografi oppure le energie si impiegano spesso per altro di meno piacevole? Se non avessi fondato Controluce, quale sarebbe stato il tuo destino e dove? 

In alternativa agli arresti domiciliari ebbi la proposta da Mario Laporta di aiutarlo nel lavoro nel suo studio fotografico e ho avuto la fortuna di immergermi da subito nel mondo di quelli che oggi vengono considerati i maestri. Provarono ad insegnarmi ad usare una macchina fotografica, ma a me non piaceva scattare. Mi piaceva invece passare le ore ad osservarli in camera oscura, andavo a raccogliere i loro scarti di stampa dal cestino per capire bene perché quel nero non era stato considerato il vero Nero.

Ho imparato a scegliere il meglio e ad essere esigente. Nel ‘91 Mario Laporta ed io abbiamo fondato l’Agenzia Controluce, scegliendo il fotogiornalismo. Lui curava i rapporti con i fotografi e organizzava i servizi per i giovani collaboratori, io ho cominciato a correre per le redazioni con la mia valigia di immagini tentando di piazzarle al meglio. A quei tempi si sperava che le news accadessero di mattina, cosi avevi modo di sviluppare, stampare le foto e correre entro le 18 alla Posta centrale per inviare le prime telefoto. Se perdevi la corsa delle 18, correvi alle 21 alla stazione centrale di Napoli per il mitico fuori sacco con il quale le tue foto venivano ritirate a Milano dagli addetti dei giornali o delle agenzie consociate. Il giorno dopo godevi di una prima pagina del Corriere della Sera o di qualsiasi altro quotidiano e questo ti ripagava di tutta la fatica sostenuta.

Siamo passati poi all’era digitale, Controluce è stata la prima al Sud Italia ad attrezzarsi con questo nuovo tipo di tecnologia, anche sotto la spinta della collaborazione con la Reuters. Siamo ormai un punto di riferimento per la professionalità dei nostri fotografi. Dopo la collaborazione con la Reuters – della quale il mio socio Mario Laporta era un fotografo corrispondente ed inviato (Albania, Kosovo, Afghanistan) – è arrivata la collaborazione con la AFP della quale siamo i referenti per il Sud Italia: Mario e’ il coordinatore fotografico degli stringer (free lance) che operano in questo territorio.

Essere imprenditori credo, oggi come oggi, sia difficile dappertutto. Combattere contro le politiche bancarie, non ottenere fondi pubblici, presuppone un enorme sacrificio, spirito di abnegazione e amore verso la tua attività. Essere impegnati nel giornalismo e in special modo nel fotogiornalismo presuppone quella curiosità di base e la voglia di approfondimento riguardo a tutte le tematiche che attanagliano il territorio.

Se non avessi fondato Controluce? Avrei tentato di lavorare in un’officina meccanica. Mi è sempre piaciuto sporcarmi le mani con il grasso del motore.

 

Quale ultima mostra di fotografia hai realizzato e quale invece è quella a cui sei più affezionata?

L’ultima mostra che abbiamo curato è Migranti presentata al Belvedere di San Leucio con 72 immagini della AFP sul fenomeno migrazione in tutto il mondo esposta insieme ad una videoproiezione di Controluce sugli sbarchi dei rifugiati in Italia dal 1990 al 2013.

La mostra cui sono più affezionata è Sguardi di Solidarietà dove tutti i fotografi napoletani hanno donato due immagini a testa in aiuto alle vittime dello tsunami. La mostra, organizzata da Controluce, ha rappresentato il più importante censimento sullo stato dell’arte della fotografia a Napoli. Hanno esposto tutti quei nomi che significano grande fotografia qui, cito solo alcuni: Mimmo Jodice, Antonio Biasiucci, Fabio Donato, Raffaella Mariniello, Francesco Cito, Antonio Troncone, Sergio Riccio, Guglielmo Esposito, Ugo Pons Salabelle, Peppe Avallone, Alessio Buccafusca e poi quelli giovani, allora, ma oggi affermati professionisti come Salvatore Laporta, Carlo Hermann, Paolo Cappelli, Ciro Fusco.

 

Mi racconti un momento appagante che ti è capitato di recente?

Quest’anno ho insegnato Fotografia e Tecniche per il Web all’Accademia di Belle Arti di Napoli. La curiosità dei ragazzi durante l’intero corso ed i loro occhi timorosi al momento dell’esame hanno accresciuto la fiducia in me stessa.

 

Cosa ti ha dato Napoli e cosa hai dato tu a questa città?

Napoli mi ha dato il sole, il calore e la spontaneità della gente. Vivendo a Napoli ho imparato a vivere ….giorno per giorno: arrangiandomi, industriandomi, ho imparato a sapermi adeguare in tutte le situazioni, a confrontarmi con il ricco e con il povero, a sacrificarmi, a riconoscere il bene dal male, a non avere paura. Se vivi a Napoli puoi vivere dappertutto. Ho viaggiato tanto e non mi sono mai trovata in difficoltà, me la sono sempre cavata. Il primo viaggio, da piccola con la mia famiglia, nella mitica 600 di mio padre in Puglia a conoscere i luoghi dove era cresciuta mia madre. Poi pian piano in autostop in giro per tutta l’Italia e gran parte dell’Europa. E da li alla scoperta dell’oltreoceano: dagli States al Giappone, dal Brasile all’Africa, l’Indonesia, Singapore. Mi piacciono i grandi spazi, le grandi città, come New York e Singapore dove andrei a vivere anche domani. Ah dimenticavo Miami. Mi piace conoscere le varie culture come quella giapponese, che mi ha veramente meravigliato. Mi piace il continente africano e tutti i suoi abitanti. In Africa ho scoperto che c’è qualcuno che sorride più di me.

Che cosa ho dato io a Napoli? Beh, credo che con la mia Controluce abbia dato un respiro internazionale alla mia città. Da quest’anno siamo partner di Imageforum che e’ il sito internazionale della AFP, nel quale riversiamo il nostro archivio e la nostra produzione quotidiana di immagini. Un sito che quotidianamente viene visto, cliccato, analizzato e “usato” da migliaia e migliaia di clienti professionali in tutto il mondo. Un riscontro importante per il nostro lavoro e per l’affidabilità che abbiamo sempre dimostrato di poter garantire.

 

Qual è il tuo cibo e la tua bevanda preferita?

Non sono un’appassionata di cibo, non ho preferenze particolari. Sono stata abituata da mia madre a mangiare tutto, ma cucinato in maniera semplice. Il primo ragù classico napoletano l’ho mangiato in età già adulta a casa della mamma di un amico, con il primo soffritto (piatto tipico napoletano di frattaglie e spezie, ndr) rischiai di finire in ospedale per i dolori allo stomaco. Un piatto di zucchine bollite condite con olio e limone fa inorridire i miei amici, ma a me piace. Bevanda? Vino rosso forever.

Che musica ascolti e che libro leggi ora?

La musica preferisco ascoltarla nei bar e nelle discoteche, che frequento spesso e volentieri. Il ballo è la mia unica ginnastica. Al momento sto leggendo La cura Schopenhauer di Irvin Yalom. Mi piacciono i libri che non vogliono importi un pensiero: voglio leggere una storia, ma voglio essere libera di farmi la mia opinione. L’ultimo libro letto, rigorosamente tutto in inglese, Prisoner of Tehran di Marina Nemat.

Un talento che hai e uno che ti manca?

Guidare la motocicletta. 18 anni ancora non compiuti, appena 50 chili di femmina, a stento arrivavo con i piedi a terra, già ero in sella ad una splendida Honda 750, ovviamente in zone rigorosamente non trafficate. Prima ancora di conseguire la patente di guida, parcheggiata nel mio garage, mi attendeva già una Honda 500 comprata con i risparmi di due anni di babysitteraggio. L’equilibrio in moto lo avevo nel sangue. Le motociclette sono sempre state le mie criature (figlie, in napoletano, ndr) battezzate di volta in volta come Big Mouse one, two etc. Big Mouse si tradurrebbe dal nostro napoletano con grande zoccola: creatura bella, aggressiva e imponente.

Un talento che mi manca: imparare le lingue….studio, studio e continuo a studiare, ma devo per forza ammettere che sono veramente negata.

Cosa hai imparato dalla vita?

Ho imparato a non arrendermi mai. La vita mi ha sempre messa a dura prova. Mi sono ammalata di diabete, a causa di un virus contratto, all’età di 26 anni. Ho dovuto imparare a convivere, da allora, con 4 iniezioni di insulina al giorno, controlli continui e stile di vita adeguato. Sei anni fa mi sono ammalata di cancro alla mammella. Che dire? Ogni mattina, aprendo gli occhi, penso di essere ancora viva e quindi, contenta di esserlo, sorrido… e anche tanto! La vita è bella.

3 risposte a “Valeria foto-editor”

  1. Peppe Gaddi

    Ciao. Intervista molto interessante, che lascia intravedere un personaggio unico, intrigante e che vale la pena di avere come amica. D’altronde, se sei amica di Mario Laporta, non può esserci alcun dubbio. Adoro fare foto, le faccio da 41 anni, ma solo per me, senza velleità. Da un po’ sto approcci andò l’immagine come mezzo creativo e di comunicazione, ma non so con quali risultati. Sarebbe bello conoscerti. Chissà, qualche volta tramite Mario. Buon lavoro e in bocca al lupo

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    • Valeria Tondi

      Ciao Peppe, ti ringrazio per i complimenti. Conoscerci? Quando vuoi, anche senza il tramite Mario….. Crepi il lupo! questo è obbligatorio

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  2. Sergio Riccio

    Ciao Valeria. Ti abbraccio. Sergio

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