Emina, scrittrice e insegnante di yoga

La tua storia in dieci righe

Quando uno si racconta cita la sua famiglia (mamma italiana e papà di Mostar), i suoi lavori (giornalista, docente, insegnante yoga, scrittrice), i suoi libri, ma tutto questo già si trova sul mio sito www.eminacevrovukovic.eu. A volermi raccontare veramente dovrei parlare dei miei amori perché come sono lo devo per un buon 50% a loro, avessi fatto altri incontri sarei diversa. Gli amori però, solo l’arte, a volte, riesce a dirli, per questo ognuno rimane misterioso agli altri. E misterioso a se stesso, al prossimo incontro come cambierò?

Scrittura e yoga: due pratiche assolute nella tua vita. Sempre stato così?

Lo yoga è entrato tardi nella mia vita, inaspettato, mi ha cambiata in molti modi, ad esempio mi ha resa più capace di accogliere la diversità di opinioni, stili di vita, caratteri. Ha spostato il baricentro dalla testa al cuore. La scrittura è invece, da sempre, il mio amore assoluto, come lettrice, come scrittrice. E qui sono rimasta ferocemente discriminante, nutro amori e ripulse fortissimi. Non sopporto i manierismi, mi piace una scrittura con una struttura classica, impeccabile, un ritmo musicale ben definito e un contenuto che illumini. Sono una lettrice molto esigente, sono una scrittrice che riscrive molto.

Il viaggio è una costante: quante città hai attraversato, hai un piccolo pensiero vivido per ciascuna di esse che condensi le esperienze che hai fatto lì? Quale, anche dopo tanti anni, senti più tua?

Non mi considero una viaggiatrice, o per meglio dire sono una viaggiatrice stanziale, mi piace fermarmi nei luoghi, creare piccole routine, trovare il mio caffè dove guardare la gente che passa, fare la spesa al mercato, vivere un luogo come una persona del posto. Il ritmo dei passi a Venezia, l’acqua fresca della Neretva in contrasto con il sole accecante a Mostar, i caffè di Sarajevo, le terrazze di Roma, le derive notturne a Parigi, la luce di Cartagena, la gente, gli amici di New York, i cieli ventosi di Londra, la magia di Mompos cullata dal Magdalena, l’incommensurabilità di Bahia, i raves di Ibiza mi hanno resa più ricca, più felice. Ho raccontato il mio rapporto con i luoghi in A fior di pelle, che è ambientato tra Londra, Milano, New York, Cartagena, Ibiza. Dove mi sento a casa? Ovunque ci sia un giardino da curare. Saudage? Per Londra, tanta. Voglia di andare? Cuba, per una ricerca storica.

Cosa ti ha dato la società e cosa tu hai dato ad essa (sempre che tu abbia una definizione univoca di società)?

Cammino senza paura che una razzo mi cada in testa, che un soldato mi stupri, che mi manchi il cibo e un riparo. Posso studiare, lavorare, viaggiare, amare. Considerando come va il mondo non è poco, è tanto, tantissimo.

Ogni giorno sono consapevole di questa fortuna, che non è un merito. Novecentoventi milioni di persone non hanno da mangiare abbastanza, più di 51 milioni di persone (dati ufficiali UNHCR) sono state costrette ad abbandonare le loro case diventando profughi e il numero è destinato ad aumentare, non ci sono dati su quante siano le donne private della libertà di decidere della propria vita ma sono un oceano di sofferenza che si rinnova ogni giorno. Avendo anche avuto un padre sopravvissuto ai campi di concentramento nazista, dei cugini costretti a migrare in Norvegia per sfuggire alla pulizia etnica in Bosnia non posso dimenticare, e non voglio dimenticare neppure per un giorno chi soffre. Il mio impegno è teso a creare consapevolezza dei legami che esistono tra il nostro stile di vita e le guerre e la fame nel mondo. Qual è la politica del fornitore di energia che usiamo? O quella della multinazionale di cui eventualmente compriamo una bibita o un arredo? Le nostre scelte quotidiane hanno a che fare con la guerra, la violenza, la povertà, la fame più di quanto normalmente si pensi. E’ quanto cerco di trasmettere anche agli studenti di product design di Naba grazie all’appoggio della direttrice del corso Vered Zaykovsky.

Con I Lunedì Sostenibili, la tua rete intelligente di verde partecipato, hai nel tempo creato nuova consapevolezza e connessioni. Come è nata l’idea e dove trovi l’energia per portarla avanti?

I Lunedì sostenibili sono il mio modo di partecipare alla vita della città, la mia forma di volontariato. Totalmente no profit www.lunedisostenibili.org sono una serata al mese a Milano dedicata al verde e alla socialità, un lunedì sera dove associazioni e persone che si occupano di verde urbano sostenibile possono conoscersi, auto-presentarsi, illustrare i propri progetti, cercare eventuali sinergie e, tra amici, bere un buon drink o una tisana. Nascono per lo scambio di opinioni, conoscenze, informazioni, l’intrecciarsi di progetti e entusiasmi per un sogno comune: città più verdi e vivibili, che abbiano la bio-diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali, città multiculturali, con parchi agricoli, energia pulita, bio-architettura, tetti ricoperti di orti/giardini, città dove ritrovare il contatto con la ciclicità della vita e i suoi ritmi: il tempo della fioritura, della maturazione, della raccolta. Il ricco e pacato tempo degli orti. Per me sono un impegno abbastanza faticoso, ma mi dà l’opportunità di conoscere persone fantastiche. Lo vivo come un momento d’amicizia, di dono, di sorrisi. Risponde al mio bisogno di ospitare, di accogliere.

La musica ed il libro con te in questo momento

Vengo da una totale immersione in Alice Monroe, ho riletto in inglese la maggior parte dei suoi libri, per pigrizia, ascolto in streaming Somafm, soprattutto i canali Sonic Universe e Grove Salad, mi vanno  molto bene come sottofondo musicale mentre lavoro

Un piatto e una bevanda preferita

Adoro la farinata che preparano i panettieri a Sarzana e il “nettare”,  osì abbiamo soprannominato la centrifuga che preparo a Ibiza con uva nera del campo, anguria e zenzero.

I tuo prossimi progetti editoriali

Ho due libri da collocare, questi tempi nell’editoria non sono facili, un romanzo ambientato a Londra e una ricerca sul cibo tra yoga e sostenibilità, ho un progetto a Ibiza, da realizzare con amici ambientalisti, ha a che fare con l’amore, il cariño, per le piante.

Una cosa bella che ti è capitata di recente

Ascoltare il  concerto del trio afrocubano Omar Sosa al Piccolo Teatro Paolo Grassi di Milano, energia pura, mai visto prima qualcuno ballare suonando il pianoforte, ed era commovente e perfino imbarazzante,  come guardare due che fanno l’amore, vedere il dialogo carico di sorrisi e di sfide tra Omar e il suo batterista Ernesto Simpson.

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Emina Cevro Vukovic ha di recente pubblicato un libro sul cibo e l’alimentazione consapevole e sostenibile intitolato Doppiamente Buono, (ISBN 9788862984706, Morellini editore) e una preziosa guida Consigli per viandanti giardinieri (ISBN 978-88-6549-324-3, Ediciclo editore, con Nora Bertolotti).

Emina è anche l’autrice di tre interviste su Slow Words, storie che l’hanno catturata e che ha voluto raccontarci: quella di Alessandro Musto, scrittore torinese; di Alberto Pellegatta, giornalista e poeta che vive tra Milano e Barcellona; di Filippo Parodi, poeta e scrittore che vive a Milano.

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