Regina José Galindo, poetessa e artista

La tua storia in dieci righe

 

Sono nata a Città del Guatemala nel 1974. Due anni più tardi ci fu il terremoto del 1976, otto anno dopo il governo di Efraín Ríos Montt. Ho passato la mia infanzia nella città, tra un colpo di stato e l’altro. La firma della pace in Guatemala ci fu nel 1996, io pubblicai il mio primo libro di poesia “Personal e instransmisible” (“Personale e intrasmissibile”) e feci la mia prima performance nel 1999. Da allora ho sviluppato qui il mio lavoro come artista visiva essendo la performance il mezzo espressivo che ho utilizzato maggiormente. Nel 2005 ho vinto il Leone d’Oro come Giovane Artista alla Biennale (d’Arte, ndr) di Venezia e questo mi aprì molte porte. Ho partorito nel 2007 quando nacque Isla. Quest’anno, 2015, sto per pubblicare un libro che contiene tutto quello che ho scritto dal 2000 ad oggi.

 

 

Corpo, spazio, sangue e storia politica. La poetessa ed artista Regina José Galindo sta scolpendo il mondo a partire da un meraviglioso sacrificio?

 

Non mi identifico con la parola sacrificio.

Corpo, spazio, storia, politica e compromesso e coerenza e conseguenza.

 

 

Quale è stata la tua prima performance? E quale la tua ultima? Sei riuscita a tenere sempre lo stesso livello di energia? Ci sono segreti che permettono di rigenerarti dopo ogni lavoro?

 

La mia prima performance fu El dolor en un pañuelo (Il dolore in un foulard), la feci in Guatemala nel 1999, mentre l’ultima è stata Mazorca, rappresentata anch’essa in Guatemala. L’energia si rigenera, non è intatta perché tutto nella vita è cangiante e variabile.

 

 

Quanto è difficile avviare, e continuare con, un’attività artistica così intensa nella tua città e, sulla base della tua esperienza, più in generale altrove?

 

Personalmente non l’ho trovato particolarmente difficile. Essere artista, pensare, fare, produrre, creare, sono compiti piacevoli per me e il mio paese è un enorme detonatore e catalizzatore di emozioni e idee. Quello che è difficile è la vita, il giorno per giorno, non importa quello che fai o a cosa dedichi il tuo tempo.

 

 

Che tipi di incontri fai di solito nella tua routine giornaliera di lavoro?

 

Evito la routine. Viaggiar tanto e cercare di stare sempre producendo o pensando a qualche progetto ti aiuta a stare lontano da lei. La mia vita domestica è forse più schematica: mi sveglio, sveglio la mia bambina, la preparo, mi preparo e la giornata comincia. Quando la giornata finisce, finisce ancora con lei, dandole un bacio, raccontandole una storia per la buona notte.

 

 

Qual è stato il più importante risultato (o riconoscimento) dopo così tanti anni di attività come artista visivo?

 

Essere riuscita ad essere sempre indipendente e potermi mantenere economicamente grazie al mio lavoro come artista.

 

 

Descrivi un accadimento meraviglioso che hai personalmente vissuto di recente

 

Questo fine settimana ho fatto un viaggio meraviglioso nei territori Ixil in Guatemala. Un viaggio meraviglioso al centro delle montagne dove ho conosciuto e ho parlato con le donne Ixil che sono stati responsabili della causa per genocidio intentata contro Efraín Ríos Montt. Conoscerle, ascoltare le loro testimonianze dalla loro voce, sentire la loro vitalità, la loro forza mi ha riempito di energia e ammirazione.

 

 

Cosa ti sta dando la tua città? E tu cosa dai a lei?

 

Attualmente vivo nella città di Antigua Guatemala. Vivo qui da cinque anni. Questa città mi ha portato una certa pace, un clima moderato, qui tutto cammina lentamente, a venti chilometri orari. Ha portato il verde al mio lavoro.

 

 

Puoi condividere con noi la tua passione culinaria preferita?

 

La cucina non è la mia passione.

 

 

Qual è la tua bevanda preferita?

 

Dipende dall’occasione. Un mescal o un whisky.

Però non è l’alcool la mia debolezza, se invece è disponibile della buona erba.

 

 

Cosa stai ascoltando o leggendo attualmente?

 

Sto leggendo alcuni autori guatemaltechi. Rodrigo Rey Rosa, il suo nuovo libro di racconti Siempres Juntos (Sempre uniti) e sto rileggendo El Material Humano (Il materiale umano).

 

 

In che modo cerchi di vivere lentamente, se così ti piace, in una città come la tua?

 

Vivo poco a poco. Come ti dicevo prima da cinque anni ho smesso di vivere a Città del Guatemala e mi sono trasferita a Antigua Guatemala. Qui tutto è lento, fin troppo, a volte mi annoio moltissimo. Però mi da una certa pace per crescere mia figlia. Quando ho bisogno di caos e follia ho sempre la città a un’ora di distanza.

 

 

Un talento che hai e uno che non hai

 

Non so disegnare. So pensare, so combattere. So ficcarmi in problemi e allo stesso tempo tirarmene fuori.

 

 

Cosa hai imparato falla vita fin ad ora?

 

A vivere: imparare a farlo mi ha richiesto molto anni.

 

Quest’intervista è stata realizzata con l’aiuto di Antonio Arevalo (poeta e diplomatico). Leggi l’intervista ad Antonio qui:

http://www.slow-words.com/it/antonio-diplomatico-e-poeta/

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