Valentino Ricci (Sciamat), Bitonto

 

La sua vita in poche righe, proprio da dove inizia

La vita (compresa la mia) non è facilmente sintetizzabile in “poche righe”.

Essa, infatti, è un sistema molto complesso, a più stadi e con una forma ascensionale.

E’ un processo molto articolato, il cui vertice non è certamente quello fisico, corporeo, ma quello spirituale.

Bene: si può dire che la mia vita inizia proprio nel momento in cui mi ritrovo capace di questa riflessione e, conseguentemente, cosciente circa il fatto che il lavoro non è tutto.

Dopo, appunto, infatti, c’è la vita, ci sei tu!

I tasti che sto adoperando per scriverLe questa e mail, come il computer che ci consente di confrontarci, sono cose inanimate; e la loro energia si può tradurre solo in termini di massa corporea. L’energia totale di questi strumenti inanimati, meno la loro massa corporea è uguale a zero.

Anche l’uomo è corpo, ma nel suo caso l’equazione è diversa, perché la nostra energia totale, meno la nostra massa corporea è uguale a X.

Ed è proprio questa incognita che indica l’energia libera in cui consiste la vita.

La nostra vita è, quindi, materia animata da un surplus di energia libera. E questa energia libera non è certo condensata nella nostra massa corporea, materiale.

Non è corpo, ma anima, cioè spirito creativo, ovvero libertà, capacità di andare oltre i limiti che tutti gli altri stadi pongono alla nostra vita.

Certo, questa libertà qualcuno la usa per commettere il male o il bene, qualcun altro per creare il nuovo: nell’arte, nella musica, nelle invenzioni, nella scienza, nella poesia, nella sartoria ….

 

 

Napoli – grande regno, prima repubblica ispirata da idee moderne, meta inestinguibile del grand tour ieri come oggi – è ispiratrice di talenti di ogni latitudine, ma è anche un luogo dalle mille storie e dalle grandi scuole, dalla medicina alla legge.

L’eleganza innata dei suoi abitanti ha ispirato molte traiettorie produttive, oltre alla moda.

Il suo primo incontro con l’eleganza avviene nella sua famiglia. Quale, invece, il secondo e come decide di dedicarsi alla sartoria d’autore?

Pur essendo una città che adoro e che ritengo popolata da genii, io non sono napoletano, ma barese, anzi, “bitontino”. Bitonto (simpatica cittadina in provincia di Bari) è, infatti, la città in cui vivo e lavoro.

Non mancano, anche qui, cittadini zelanti, anche se, nel numero, sono assai meno dei vostri.

Il “secondo incontro con l’eleganza” avviene con me stesso, allorquando mi convinco che vestire non è altro che la rappresentazione esterna di me stesso; che i vestiti, più che coprirci, ci disvelano, parlano di noi.

E che l’estetica altro non è che il riflesso esterno dell’etica che ciascuno di noi ha.

Ho provato con tanti sarti, ma nessuno ha mai lavorato davvero con me.

Era chiaro che, prima o poi, sarei diventato il sarto di me stesso.

Ed eccomi qui, a tentare di accontentarmi, di soddisfarmi, di superarmi; perché se non sei in grado di accontentare, soddisfare, superare te stesso, non puoi accontentare, soddisfare, superare nessuno.

 

 

Il suo rapporto con i tessuti e le trame è davvero inedito, se si guarda alla tradizione sartoriale italiana e del sud Italia che lei rende meno convenzionale: come le sceglie, le annusa, le interpreta? 

Per me i tessuti migliori li hanno sempre fatti gli inglesi. E così anche le scarpe. Adoro i loro pesi, la loro robustezza, la loro fisicità.

Il tessuto italiano è, come dice bene Lei, più “convenzionale”.

E questo perché in Italia il vestito viene usato per sembrare belli, fighi. Anzi, più belli e più fighi di quanto non lo si sia intimamente.

Gli inglesi non sono mai apparsi interessati a farsi notare, ma, semmai, a farsi ricordare.

E il ricordo lo lasci, e lo lasci indelebile, più quando mantieni il silenzio che quando alzi la voce.

 

 

Sciamat si dedica al tailor made ed anche al pret-à-porter di classe. Gioie, traguardi e dolori di un imprenditore così creativo?

Tutte gioie sino a questo momento.

Nessun traguardo, data l’infinità della mia vocazione.

E nessun dolore, giacché la mia impresa non insegue le logiche del mondo, ma il principio del mondo, il principio e la fine del mondo, lo splendore del bene, Dio.

 

 

Cosa sente di dare alla sua città, Bitonto (anche se si divide con Milano ed i frequenti viaggi per lavoro)?

Mi sento cittadino del mondo.

Ma la mia Bitonto …..

 

 

Il libro e la musica con lei in questo momento?

Lucrezio, La natura delle cose

Michel Petrucciani: Live in Concert, Stuttgart 1998

 

 

Cibo e bevanda preferiti?

Pane e vino.

 

Dove va – non importa quale sia la città – quando vuole rallentare se le piace farlo?

Al mare.

 

Cosa ha imparato sin qui dalla vita?

Che chi pensa il più profondo, ama il più vivo.

E che la “cura di sé” si presta a molte derive se non si piega alla dura disciplina della “conoscenza di sé”.

 

 

Per scoprire di più su Valentino e Sciamat: http://www.sciamat.com/

2 risposte a “Valentino Ricci (Sciamat), Bitonto”

  1. lino villa

    Un grande desiderio di stringerle la mano ha conquistato non la mia persona ma il mio cuore la mia anima

    Rispondi

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