A Void, Londra

 

‘Ti stai prostituendo al pubblico con una macchina da scrivere’

Ho estrapolato questa tua frase da un reading che hai di recente fatto sulla South Bank, Londra (riferito al tuo progetto di poesie scritte con una macchina da scrivere che dopo hai raccolto in un libro, Suicide Notes, pubblicato dalla tua casa editrice, Morbid Books).

Mi racconti che sensazioni si provano a prostituirsi con una macchina da scrivere in quello che penso sia il posto più turistico della tua città dopo il Big Ben, così vicino al tempio dell’arte, la Tate?

Quando il mio amico Tim Siddall mi invitò a partecipare come ‘Poet for Hire’ (poeta in affitto) a Londra, ho provato ansia all’inizio. Non avevo idea se fossi stato capace di farlo, se le persone avrebbero riso, o urlato parolacce, o se mi avrebbero attaccato. Come giustamente dici, è un’area turistica, quindi molte delle persone che mi hanno commissionato una poesia stavano probabilmente cercando un divertimento leggero o un souvenir da portare a casa, ma a me andava bene. Il centro della questione lì era portare la poesia fuori dal suo ghetto accademico e farla vivere sia come intrattenimento sia come arte. Anche se a volte sono costretto ad annacquare il mio lavoro per adattarlo ai bambini, di solito quando mi viene dato un soggetto od un titolo non certo faccio compromessi. Il pubblico paga se piace, quindi se non piace il mio componimento sono liberi di gettarlo nel cestino e andare via. Sin da quando faccio questo, la sorpresa più grande è stata scoprire quanto la gente sia aperta a ciò che è oscuro, pericoloso e non convenzionale nel fare e leggere versi. E mi ha confermato ancora una volta quanto la cultura e i mass media siano così perniciosi: i giornalisti o chi altro decide cosa la gente arriva a vedere, ascoltare e leggere devono avere uno sprezzo così alto per il loro pubblico da credere che possa tollerare solo una dieta culturale così blanda (che è quella che loro creano) che escluda qualsiasi cosa sia critica o provocatoria. La mia esperienza ha dimostrato che quando le persone sono esposte a idee e visioni più strane, tendono ad apprezzarle.

 

 

Chi sei alla fine tu, Lewis Parker? Mi racconti gli aneddoti più inusuali di come sei venuto a questo mondo e dove, cosa hai studiato?

Mi spiace, preferisco non rispondere a questa domanda.

 

 

Quando è stato che una certa deriva situazionista ha preso il comando in te e quindi fondi Morbid Books e, poi, A Void? E perché? In particolare, perché un formato di interviste mischiate a poesia assai sottile per il tuo magazine letterario A Void?

Nonostante il mio schietto criticismo per la cultura borghese, mi piace molto leggere storie vere in riviste patinate come il New Yorker e Playboy, così come in riviste indipendenti, in magazine e fanzine di contro-cultura e punk. A parte un paio di rare eccezioni, le riviste di poesia hanno un’estetica oscena. Quindi, quando Edmund Davie e io abbiamo deciso che avremmo dovuto fare una rivista per esperimenti poetici come quelli in cui ci misuravamo, tra cui Poet for Hire, il mio istinto ha preso il comando e abbiamo finito per pubblicare non solo poesia in un’estetica visiva eccitante, ma anche storie vere sull’underground – le persone e le loro idee – in uno stile popolare ed accessibile.

 

 

La poesia per te è l’opposto dell’autorialità quando si arriva all’esperienza scritta di essa (ed è ‘grafica’’, non solo per la prepotenza della sua spaziatura ma anche perché è ‘morbosa’). 

Cosa è per te la poesia quando invece siamo nel territorio orale, di fronte ad un pubblico che è con te in carne ed ossa? Continui anche in quel caso a cancellare l’importanza dell’autore ed il suo valore?

Grazie per aver letto così attentamente il mio lavoro, abbastanza da chiedermi questo. Non sono contro la lettura ad alta voce della poesia – spesso leggo per le persone che mi commissionano i pezzi, così possono ascoltare quella voce così come la sento nella mia testa, ma questa è una scelta personale che faccio per loro. Ma io cerco persone che scrivono poesia al fine di declamarla, in modo che possano apparire dal vivo o in video, creature disgustosamente vane. La poesia per me è come un’esperienza psichedelica. Un viaggio che avviene primariamente nelle nostre menti. Portare fisicamente il corpo e l’autore in questo mi disgusta, come se mentre siamo in acido qualcuno entra nella stanza e chiede attenzione da noi, o peggio, fa giudizi critici sulla mia presenza o sul manierismo. Preferisco che l’esperienza poetica resti più psicologica – audiovisiva, sì, ma anche con disegni su pagina, come voci nella nostra testa.

 

 

I tuoi libri preferiti tra quelli letti da ultimo e dove sono stati letti?

I libri migliori letti di recente sono Mandy, Charlie and Mary Jane di Stewart Home, che ho assunto come consulente ‘Comunista Sciamanico’ per il prossimo numero di A Void; Pimp: The Story of My Life del pappone americano Iceberg Slim. Li ho letti sui bus, sui treni e a casa.

 

 

Cosa dai a Londra e cosa ti da in cambio?

Circa 500 sterline al mese per l’affitto, in cambio ricevo problemi di ansietà.

 

 

I talenti che hai e quelli che ti mancano

Sono d’accordo con André Breton: non c’è niente come il talento.

 

 

Cibi e bevande preferite?

Haha, queste domande! Mi piacciono i tiki cocktails (a base di rum e frutta).

 

 

Dove ti vedi tra dieci anni?

Devo chiedere al mio consulente sciamanico comunista, Stewart Home.

 

 

Cosa hai imparato sin qui dalla vita?

La gente si offende facilmente.

 

 

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