Daniele, fisico e scrittore

La tua storia in dieci righe

 

La mia carta d’identità dice che io sono nato a Genova verso la fine del millennio scorso e, certo, Google potrebbe collegarmi anche a Trieste, Ginevra ed alla Spagna. Ma io mi sento un cittadino del più vasto spazio-tempo. Da bambino viaggiavo spesso attraverso i mondi di Salgari e di Verne. Poi ho incontrato Socrate e ho vissuto nelle idee di Platone. Nella Russia del XIX Secolo mi sono imbattuto nelle anime morte di Gogol o solo nell’anima perduta di Ivan Karamazov, ho cercato la felicità di Anna Karenina e ho combattuto contro l’invasione di Napoleone a fianco di Andrey Bolkonsky. Ho esplorato mille ed uno universi insieme con, tra gli altri, Omero, Leopardi, Dante, Voltaire, Diderot, Shakespeare, Steinbeck, Pirandello, Kafka, Camus, García Lorca, Neruda, Chaplin, Vallejo, Ibsen, Mozart, Newton, Einstein, Picasso, Bradbury, Castaneda, Freud, Jung, Berne, Iyengar, Stanislavsky, Grotowski, Eugenio Barba, Isadora Duncan, Martha Graham, Dario Fo, Arundhati Roy e me stesso.

 

Quali sono le maggiori difficoltà di lavoro come ricercatore? Hai “dovuto” lasciare l’Italia o hai “deciso” di farlo?

Sono stato abbastanza fortunato da trovare lavoro come fisico in luoghi dove desideravo vivere e in momenti storici dove non era così difficile come lo è diventato negli ultimi due anni a causa di questa frode che chiamano crisi. Ho fatto sempre le mie scelte, anche quando non ne ero consapevole. La difficoltà principale è anche una dei tre peccati capitali che amo, la pigrizia. Sfortunatamente, o forse fortunatamente, sono sempre troppo occupato per essere un buon peccatore.

 

Non sei solo ricercatore, ma anche scrittore. In che modo la tua vita di tutti i giorni viene plasmata da questa identità duale?

Faccio ricerca e scrivo sia per il mio lavoro scientifico sia per le mie attività letterarie. Forse questo implica che in qualche modo io sia più indaffarato di quello che sarei se facessi una cosa sola. In più, ho pubblicato i miei scritti più recenti sotto un nom de plume, e come Dr Jekyll e Mr Hide, i miei alter ego letterari ed io viviamo in mondi paralleli.

 

In quanto espatriato, quali sono le cose più importanti che ti mancano del tuo paese d’origine (l’Italia) e cosa in particolare apprezzi del tuo nuovo paese (la Spagna)?

Mi mancano le persone. E apprezzo le persone.

 

Cosa fa la società per te?

Molte cose. Mi nutre, mi scalda, mi fornisce libri, film, teatro, concerti, amicizie, e amore…

 

Cosa fai tu per la società?

Cerco di fare del mio meglio insegnando fisica e possibilmente contribuendo a qualche piccolo avanzamento nel mio campo di studio. Creo storie che possano raggiungere la mente e le anime dei miei lettori. Forse stimolo anche cambiamenti sociali sia con la mia attività di scrittore che con l’interazione con gli altri. Forse e più importante, offro amicizia ed amore a chi sa apprezzarli…

 

C’è qualcosa di meraviglioso che ti è capitato di recente?

Sì.

 

Hai una qualche passione culinaria?

Ho inventato una torta deliziosa fatta solo di ingredienti organici, è possibile prepararla in meno di cinque minuti. La ricetta è un segreto che condivido solo con i miei migliori amici. Sarebbe troppo pericoloso per l’economia mondiale pubblicarla, ancor di più perché è anche senza lattosio e glutine!

 

 

Le tue bevande preferite?

Acqua semplice, sperando che ve ne sia in futuro sempre disponibile per uso pubblico. Ma mi manca una bibita che proviene dalle mie vite precedenti, il chinotto, e un drink alcolico della Galizia che ora devo evitare per il lattosio, la crema Orujo.

 

 

La musica ed il libro con te in questo momento?

“A terrible beauty,” di Peter Watson; “Caliban and the Witch,” di Silvia Federici; e “The Woman Who Sparked the Greatest Sex Scandal of All Time,” di Eli Yaakunah.

 

 

Un talento che hai e uno che ti manca.

Penso di avere talento per diverse cose, come la maggior parte delle persone prima che si dicano che sono buoni a farne solo una, o anche peggio, nessuna. Ho sempre cercato di imparare, e migliorare, diverse qualità. Vedo persone che scappano o che si chiudono le orecchie quando inizio a cantare ma non dispero, e spero di essere accettato presto o tardi in un coro – in questa vita od in un’altra.

 

Cosa hai imparato dalla vita?

Soltanto due cose. Il maestro di Platone, Socrate, mi ha insegnato la prima quando avevo quattordici anni e per quanto abbia studiato, fatto ricerca e vissuto, ne ho imparata solo un’altra in seguito – che è anche il titolo di una famosa canzone dei Beatles.

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