Elisabeth Malone, Londra e Perth

 

Continuiamo il nostro piccolo viaggio attorno al vetro soffiato ed in genere all’amore per il vetro come forma d’arte. Qualche settimana fa abbiamo raccontato la storia di un appassionato ed avido viaggiatore 25nne,

Marcantonio Brandolini d’Adda, che adesso è un imprenditore e si occupa di design con il vetro.

Questa settimana vi raccontiamo la storia di un’altra incredibile inventrice di mondi – Elisabeth Malone. 

Non è un’artista, neanche una soffiatrice di vetro. E’ un avvocato, vive a Londra ma viene da Perth (Western Australia) dove è lo sponsor della locale State Art  Gallery.  

Innamorata del vetro soffiato che per prima ha conosciuto a Venezia, ha fondato, attraverso la Art Gallery of Western Australia,  sin dal 2003 un premio agli artisti che lavorano con il vetro in Australia e sulla scena internazionale.

Il Tom Malone Prize è il più rilevante premio australiano sul vetro che va a lavori prodotti nell’anno del concorso ma in ogni forma, incluso tecniche miste. E’ stato fondato da Elisabeth in memoria del marito, e le application per il 2018 sono aperte proprio ora (fino a fine ottobre).

La storia di Elisabeth vi porterà lontano nei sogni ad occhi aperti…

 

La tua vita, iniziando proprio dall’infanzia, in poche righe..

Sono nata e crescita a Perth, Western Australia, dove ho anche fatto tutte le mie scuole.

Eravamo una famiglia relativamente numerosa (cinque figli) e molto rilassata, direi di aver avuto un’infanzia classica australiana. E anche molto all’aria aperta! Allora Perth era una città piccola e calma…

 

Non più così tanto

Sì è allargata, è diventata…Oh, il Western Australia è un terzo del paese, quindi capirai che è molto grande. Ha una sterminata produzione di materie prime, negli ultimi anni è diventato molto ricco e assai importante nell’industria mineraria, rifornendo ormai parecchi paesi. Personalmente, il mio rimpianto è che siam concentrati solo sui beni primari (storicamente grano e lana e più recentemente l’industria estrattiva).

Tendiamo a esportare quel che produciamo e l’industrializzazione secondaria e terziaria avviene altrove. E questo ha rappresentato un limite per quel che concerne l’Australia, o lo stato del Western Australia almeno.

E certo, sì, Perth è molto più caotica ora ma è pur sempre una città molto remota, anzi si parla di Perth come la città più remota al mondo. La sua popolazione cresce ed è molto vivace e variegata.

 

E’ anche il porto più vicino a tutto il resto, per lasciare l’Australia…

Certo ma solo se stai andando in Europa o nel Sud Est Asiatico!

E’ giusto al di là dell’oceano Indiano, quindi al di là dell’Africa, anche se le rotte verso la costa orientale dell’Africa sono più limitate delle altre, mentre si espandono quelle verso l’Asia e l’India. Se vai verso l’Ovest, è proprio il punto di partenza.

 

L’Australia non è più un paese con un legame tanto specifico con il Commonwealth inglese?

Lo penso anche io, si è spostato via da quel legame (che esisteva storicamente perché siamo stati fondati, e inizialmente, popolati dagli Inglesi). Di fatto, altre nazionalità non indigene ‘scoprirono’ l’Australia prima degli inglesi ma non ne furono così interessati e quindi i Britannici di sua Maestà si insediarono e divenimmo una loro colonia. Per via di questo tipo di passato, un tempo guardavamo alla Gran Bretagna come alla ‘madrepatria’.

La realtà è invece che non siamo proprio nell’Asia sud-orientale e che quindi questa è la nostra vocazione.

 

La tua vocazione, invece, si divide tra il mondo della giustizia e della legge ed il mondo del vetro. Di mestiere fai l’avvocato ma la tua passione è però diretta anche verso qualcosa d’altro come il vetro artigianale. Ci racconti di più?

La mia vita veramente non è mai stata nel vetro, ma cominciò ad esserne intrigata negli ultimi 15 anni, e per uno scopo preciso almeno quando il Premio è nato.

Mio marito ed io visitammo Venezia molte volte in vacanza e vi abbiamo soggiornato anche per un lungo periodo – penso in un’occasione per tre mesi.

E quindi finimmo per conoscere il vetro veneziano e lo stile produttivo unico: certo, è straordinario. Poi mio marito è morto e io pensai di creare qualcosa a suo nome in Australia, per celebrare la sua vita.

In quegli anni la comunità australiana del vetro cresceva. C’era un gruppo relativamente piccolo di persone già appassionate ed entusiaste di questa forma d’arte, che si formavano su fonti differenti.

Il vetro soffiato stile veneziano arrivo veramente grazie a Richard Marquis, quindi stranamente via l’America. Visitò l’Australia e gli studenti delle scuole d’arte e via via le università furono sempre già attratti da quello stile di produzione.

Ci fu anche il grande Klaus Moje, tedesco, che venne in Australia e fu il fondatore della School of Art Glass alla National University in Canberra che fu un polo di influenze importante per il vetro fuso in fornace.

Sebbene tutte queste influenze furono importanti e sebbene la comunità in Western Australia si espandesse, il fatto di essere dall’altro lato del nostro enorme continente, fece sì che non avessimo niente in comune con le pratiche di cui ti ho appena parlato. E poi le scuole d’arte da noi che si occupavano di vetro avevano vari problemi e ristrettezza di budget.

Quando fondai il premio sul vetro mi sembrava arrivato il momento di cambiare e introdurre un po’ di più il vetro contemporaneo a Perth.

La Art Gallery of Western Australia ha una ottima collezione storica di vetro sin dai giorni della nascita del paese. E in termini di ‘storicità’ so che da voi in Italia non è abbastanza storico, ma per noi è di estremo valore.

Il Dottor Robert Bell ai tempi era il curatore della sezione design e arti applicate negli anni 80 ed il suo interesse era sul vetro scandinavo, quindi fu in grado di costruire una collezione importante datata metà secolo scorso.

Lo scopo del Tom Malone Prize era trovare un metodo per espandere la collezione vetraria alla galleria, in modo da avere un panorama di quel che succede oggi nella produzione artistica vetraria australiana oggi. Per, diciamo così, creare una capsule collection per i visitatori, in grado di raccontare ‘come si sviluppa il vetro artigianale in questo periodo’

Il 2003 è stato il primo anno del Premio, che è a cadenza annuale: quest’anno è il quindicesimo. Dato che è intitolato a mio marito, la prima idea fu di celebrare la sua vita ma ora si muove anche in altre direzioni e celebra lo stato dell’arte del vetro australiano.

Siamo aperti a qualsiasi metodo di creazione e a qualsiasi artista che lavori in continente sia se si tratti di un oggetto funzionale che non e sia che sia fatto solo di vetro che di questo ed altri materiali.

La galleria seleziona un gruppo dalle application. Lo facciamo tramite un corredo iconografico ed una presentazione testuale che ci racconti anche l’ispirazione e qualsiasi altra cosa l’artista voglia dirci.

Ogni lavoro selezionato può vincere il premio, che è acquisitivo: chi vince tra essi viene incluso nella collezione statale della galleria. Ogni lavoro presentato deve essere creato nell’anno che precede il premio a cui si concorre.

 

Quindi, il fatto che sia acquisitivo, è davvero importante per gli autori dei pezzi finalisti

Sì, il premio ha davvero un valore aggiunto per chi vince: essere rappresentato in una collezione pubblica, oltre a vincere un premio in denaro.

Dopo che la galleria ha finalizzato il gruppo di finalisti, abbiamo una giuria che dichiara il vincitore.

Nei primi dieci anni di premio, usavamo ad anni alterni visitare in tutto il paese gli studi degli artisti per vedere il lavoro presentato a concorso ed anche altri (precedenti e nuovi).

Questo dava l’opportunità a Robert Cook, il curatore della sezione di design contemporaneo alla AGWA ed al suo direttore Stefano Carboni di incontrare la comunità di artisti del vetro in tutto il paese. Molto importante soprattutto ai tempi in cui lo stato del Western Australia era molto distante e la comunità maggiore era in altre parti del paese.

Questo modus operandi aprì molte relazioni per la galleria ed in cambio ha promosso gli artisti ed il loro lavoro nella comunità nazionale.

Dopo il decimo anno, il premio sembrava aver raggiunto il suo posto e quindi abbiamo modificato il formato. Ora, quando la selezione dei finalisti è conclusa, c’è una mostra dei pezzi alla Art Gallery of Western Australia. In ogni forma: vetro soffiato, fuso …

Gli abitanti di questo stato e tutti i visitatori della AGWA possono quindi conoscere ed investigare (se lo desiderano) il mondo del vetro oppure semplicemente godersi una fantastica mostra di arte vetraria.

 

Vale anche presentare gioielli in vetro?

Ma certo! Un’artista in particolare, Blanche Tilden, è stata finalista un paio di volte. Fa dei lavori straordinari!

Abbiamo davvero un grandissimo spettro di lavori, in pratica ogni metodo di produzione del vetro…

Uno dei lavori finalisti adesso, ad esempio, include una video installazione.

A quel tempo, quando vinse, l’artista Deirdre Feeney si concentrava sulla creazione di modelli architettonici risalenti all’Art Deco, in particolare cinema, australiano e incorporava proiezioni video sulle loro facciate (Elisabeth mi indica una foto di questo tipo di edifici, dove all’interno c’è una sedia di vetro: è sul catalogo del 15mo Tom Malone Award aperto su un bel tavolo. Quest’intervista si svolge in una straordinaria casa veneziana, sapientemente arredata. Una deliziosa Sacher e un caffè alla francese ci vengono offerti dalla premurosa Nathalie, la sorella di Elisabeth e madre del nostro fotografo Ugo Del Corso, che ci ha suggerito di conoscere Elisabeth e di intervistarla per Slow Words)

 

Cosa vi ha attratti, te e Tom, verso il vetro? Siete dei collezionisti?

A quel tempo, quando incontrammo il vetro soffiato veneziano, non facevamo collezione di vetro ma ci capitò semplicemente di trovare qualcosa di straordinario nell’esperienza del vetro artigianale qui a Venezia.

Io stessa non sono un’artista e, in quanto ad arte, preferisco molto di più l’arte moderna a questa contemporanea, all’ultima moda.

 

E tu come lettrice? Come avvocato leggerai tonnellate di cose, ma volevo sapere quello che proprio ti appassiona…che tipo di lettura ami e quali sono i tuoi gusti? E qual è il posto segreto dove nascondersi e cercare la lentezza?

Adoro certi autori australiani come Tim Winton o Robert Drewe.  Per il mio lavoro devo leggere un sacco tutto il giorno sia al computer che su carta. In genere, quando si tratta di tempo libero, adoro qualcosa di più leggero e divertente, sia romanzi che non!

Vivo a Londra e ci lavoro da molti anni ormai. E lì è difficile trovare un posto dove rallentare.

Potrei solo andare fuori città ma questo significa pianificare attentamente!

Ho due posti segreti.

Uno è Dungeness, sulla costa meridionale. E’ un posto strano, roccioso, non del tutto piacevole e un po’ abbandonato e cupo. Insomma, non è il massimo del carino ma ha un’attrazione insolita e surreale.

L’altro è sicuramente la Fondazione Herny Moore a Perry Green. Adoro semplicemente l’idea di passeggiare lì. E’ sempre stato un luogo meraviglioso.

 

Abbiamo di recente intervistato su Slow Words Lisa Le Feuvre che è il direttore della sezione Scultura della Fondazione…Che musica ascolti adesso?

Sono decisamente una dei miei tempi…mi vedi…ahimè quello che ascolto io adesso viene chiamato tristemente ‘easy listening’, quella sorta di canzoni degli anni 60 e 70.

Il mio cantante preferito? Certo, viene dal pop di quegli anni. Non sono molto versata nella musica classica. E’ Joe Cocker!

 

Se puoi dirlo, dove ti vedresti tra dieci anni, considerando anche la Brexit che è fuori dalla tua porta ormai…Pensi sempre di stare in Inghilterra e che sia ancora il tuo posto preferito?

Ci penso e ripenso, non solo per via della Brexit. Mi sono sempre divisa tra Australia e Inghilterra, meglio dire con Londra. Ho come il sospetto che mi trasferisco in Australia. E’ davvero facile vivere lì, meno pressione, meno cose che ti travolgono (che però è anche il bello di Londra; accade sempre così tanto qui! E hai così tanto sottomano di tutto, ma allo stesso tempo fa bene andare via da qui).

L’Australia è la mia madrepatria, è ciò a cui sono usa, è dove ho famiglia ed amici…Un’attrazione ma anche una vita semplice. Posso anticipare che sì, tornerò a vivere lì.

 

Che hai imparato sin qui dalla vita, questa è l’ultima – e la più dura delle domande?

Dovrei pensarci un po’ su’…

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