Fuani Marino, scrittrice

Svegliami a Mezzanotte è il secondo romanzo della giornalista e scrittrice Fuani Marino. Scritto, come ci racconta nell’intervista che segue, nella forma del ‘personal essay’ e appena pubblicato da Einaudi, racconta della vita dell’autrice con un back e forward assai funzionale che imbeve in maniera originale tutta la stesura anche se la storia inizia a quattro mesi dalla nascita di sua figlia quando tenta il suicidio, anch’esso lucidamente descritto.

Il tentativo va a vuoto e quindi ci racconta il prima, il dopo e soprattutto il poi con brillanti associazioni ad altre pagine indimenticabili della letteratura oltre a quelle che scrive lei – si tratta di insuperati poeti e scrittori di ogni dove.

E’ difficile trovare un libro così bello da leggere (l’ho letto in una sera, non potevo smettere fino a che non fosse finito) su un tema taciuto dalle mura domestiche alla scuola ai nostri – ormai asincroni e sempre più insicuri – luoghi di lavoro: la fragilità psicologica o le diverse patologie di cui tutti potremmo soffrire per nascita o per quel che ci destina la vita (come è il caso di Fuani). 

Se cercate il must have dell’autunno per i vostri scaffali, questo è il libro perfetto.


Nel tuo libro parli della tua vita in lungo e in largo, la sezioni crudamente dall’inizio alla prima caduta, dove non è terminata, e poi racconti la rinascita. Senza avere tema di temere nuove cadute ma sai che è su un binario diverso ora.

Ci racconti di un brano qualsiasi della vita quotidiana di Fuani oggi? 

La immagino soprattutto impegnatissima a dispetto della cronica astenia che denunci nelle tue pagine….

Questo è un po’ un tasto dolente, perché io ho cominciato a stare male lavorando e da allora temo sempre il sovraccarico fisico e mentale. Per il momento riesco ancora a rispettare i miei tempi e il mio bisogno di riposo. La mia energia varia un po’ in base ai giorni e ai periodi, ma in ogni caso posso dire di stancarmi molto facilmente.


Verosimiglianza e letteratura sono due sorelle  spesso  distanti nel senso che un lettore nota quando attraversa momenti di verosimiglianza o quando veleggia nella letteratura, ma tu hai avuto il dono e la caparbietà di riuscire dove mai nessuno si era cimentato prima d’ora: un libro-verità sulla fragilità psichica senza veli, usando te come testimone e la letteratura come spalla narrativa. Spaziando dalla poesia alla psicanalisi, alla fiction e al territorio di mezzo del cinema. 

Svegliami a Mezzanotte  è un libro prima di tutto coltissimo e poi estremamente funzionale. Come hai deciso l’impalcatura della storia?

Il progetto iniziale nasce circa sei anni fa, quando stavo appena riprendendomi da un punto di vista fisico e psichico. All’epoca immaginai un libro che avrei voluto intitolare Lyrica, come il nome molto evocativo del farmaco grazie al quale ho ritrovato un po’ di pace. Procedeva come una cartella clinica e aveva alcune parti – mi riferisco ad Anamnesi familiare e Convalescenza – che sono di fatto presenti in Svegliami a mezzanotte. Solo più recentemente ho scritto le pagine iniziali, quelle della Caduta, perché forse dopo averla elaborata sentivo il bisogno di tirarne fuori una “cronaca”. La forma del personal essay deriva dal moltissimo materiale che ho consultato in questi anni sui temi del disagio mentale e del suicidio. 


Sei al secondo libro e in Italia approdi ad un editore importante. Sebbene spieghi (molto brevemente) come e quando lo inizi a scrivere, non ti soffermi molto sui particolari ‘tecnici’ dell’editing vero e proprio. Quanto tempo hai impiegato a scriverlo? Che rapporto hai avuto con gli editor e come è nato il rapporto con Einaudi? 

Malgrado l’idea iniziale partisse da più lontano, la stesura e revisione mi hanno impegnata complessivamente un paio d’anni. Gli interventi al testo del mio editor (Francesco Guglieri) sono sempre stati molto rispettosi e discreti. Il rapporto con lui nasce grazie a un contatto comune che ho conosciuto durante la promozione del precedente romanzo.


Quanto e come ha influito la tua preparazione specifica, essendo laureata in psicologia, nella redazione del libro?

Credo abbastanza. Di fatto alcuni dei testi citati risalgono proprio agli anni universitari e scrivendo mi sono resa conto, malgrado io non abbia mai esercitato la professione di psicologa, di possedere un bagaglio che si è rivelato molto utile.


Modelli e maestri quando – nel ‘solitario mestiere di scrittrice’ – eri a tu per tu con la pagina?

Credo mi abbiano condizionata un po’ delle letture fatte in quel periodo o subito prima. Penso a Città sola di Olivia Laing o a Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura ma anche a Teresa Ciabatti e Andrea Pomella, coi quali condivido molti temi. Ma sono troppi i riferimenti per identificarli tutti: inevitabilmente si finisce per riversare sulla pagina quello che abbiamo letto, sentito e visto.


Tra i tantissimi riferimenti e citazioni letterari che accompagni alle tue riflessioni sulla malattia mentale e sul suo accoglimento nella società, parli spesso di Sylvia Plath (e di Anne Sexton), di Virginia Woolf ma anche di Foster Wallace (e di altri autori che prima di tutto hanno sofferto in prima persona di disturbi e poi hanno deciso di suicidarsi). 

In ognuno di questi tre specifici casi scegli brani delle loro opere (e in particolare per essi) ti soffermi sulla reazione degli altri al loro gesto suicida. Ci racconti come hai costruito questa parte narrativa del libro e perché in particolare con essi? Da quanto tempo raccoglievi materiale su letterati che poi hanno affrontato il loro suicidio?

Mi interessava analizzare il modo in cui i survivors – ovvero le persone che sopravvivono a chi si toglie la vita – affrontano la loro condizione. In genere vivono un forte senso di colpa ma nello stesso stesso tempo tendono a colpevolizzare il suicida, dimenticando la sofferenza che lo conduce a quel gesto. In Sylvia Plath e Anne Sexton m’identifico soprattutto per la presenza di figli nella loro vita; Virginia Woolf e Foster Wallace sono due capisaldi, non avrei potuto scrivere un libro sul suicidio senza riferirmi a loro. C’era comunque una mia sensibilità nei confronti dell’argomento già in tempi non sospetti, (il pensiero di Émile Durkheim, incontrato negli anni universitari, mi aveva colpito profondamente) molto prima del mio tentativo e degli anni che lo hanno seguito, in cui non ho fatto che circondarmi di storie di suicidi o aspiranti tali.


Cosa ti ha dato Napoli, tutto sommato, e cosa le stai restituendo visto che sei sempre stata molto impegnata nella divulgazione culturale prima da giornalista ma anche per un periodo collaborando con fondazioni e gallerie?

Io e Napoli abbiamo un rapporto ambivalente. Dopo gli studi a Roma decisi di tornare qui nella mia città, ma non è escluso che possa andarmene ancora.


Un talento che hai uno che ti manca?

Posso affermare senza falsa modestia di saper scrivere abbastanza bene, mentre non sono affatto brava nei rapporti diplomatici. 


Cosa hai sul tuo desk adesso? Che musica ascolti e che libro stai leggendo?

Non possiedo un desk dal momento che scrivo a letto, e attualmente sto leggendo La vegetariana di Han Kan. A curare la selezione musicale di casa nostra è mio marito Riccardo, io finisco per tornare sempre sugli stessi: adoro Janelle Monae e Kanye West, mentre sono ossessionata dal brano All The Stars di Kendrick Lamar (feat Sza) e No One Be Like You di Flume feat Kai.


Cibo e bevande preferiti al momento?

Bevo spesso del succo di mela senza zuccheri aggiunti e stasera avrei voglia di un piatto indiano.


Convintamente ti faccio questa domanda anzi due, che sono le più difficili da rispondere secondo le persone di questo mondo che intervistiamo (forse la seconda trova anche la sua risposta in un brano del libro che vorrai citare): dove ti vedi tra 10 anni e cosa hai imparato sin qui dalla tua giovane vita?

Non saprei davvero dove immaginarmi, spero solo di stare bene. Per la seconda mi autocito: “Ho imparato che ci si abitua a tutto. E che ci si rialza”.


Il ritratto di Fuani in copertina è di Danilo Donzelli Photography

Svegliami a mezzanotte: https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/svegliami-a-mezzanotte-fuani-marino-9788806242619/

 

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