Helena Lageder, Bolzano

Manca poco al traguardo dei 200 anni; classe 1992, sei la sesta generazione dell’azienda Alois Lageder. Ci racconti della tua vita prima di questo passo importante e proprio da dove inizia?

Da dove inizia questo passo è una buona domanda. Sono cresciuta in una famiglia di viticoltori, il che significa che ho vissuto la nostra filosofia e i nostri approcci fin dall’adolescenza. Nostro padre ha sempre distinto molto nettamente tra lavoro e questioni private. Siamo stati motivati dai nostri genitori a seguire prima i nostri interessi e crearci i nostri percorsi.

Così anch’io ho passato dieci anni seguendo un sogno completamente diverso. Mi sono trasferita in Inghilterra a 16 anni e ho finito la scuola lì, perché era l’unico modo per dedicarmi alle mie passioni, il cinema e il teatro. Ho studiato e lavorato in città come Londra, New York, Monaco e Berlino. 

Oltre al cinema, sono sempre stata molto appassionata alla gastronomia; ambito al quale mi sono avvicinata da giovane tramite mia nonna paterna.  Da studentessa ho raccolto esperienze in vari ristoranti lavorando soprattutto in cucina. 

Negli ultimi anni ho cercato di essere sempre più coinvolta nelle tematiche dell´ azienda. Ho cercato per esempio di portare la nostra serie dei pop-up Wine Bar HEL YES! anche a Berlino. Ho presto notato però, che prima di gestire un progetto all’estero, dovrei conoscere più a fondo la nostra tenuta e i nostri vini. Durante questo periodo mio fratello Clemens mi ha proposto di collaborare nel campo della distribuzione. Penso che sia stata la decisione più veloce che abbia mai preso in vita mia. Ripensandoci, non avevo davvero idea di cosa mi aspettasse. Di quello che ora sono convinta, è che ho una profonda passione per il vino e per i temi che affronto giorno per giorno. Sono cresciuta con questa passione e quindi questo primo passo è già iniziato inconsciamente durante l’adolescenza. Non mi manca nulla della mia “vecchia vita”. La passione per il cibo, il vino, la natura, la creatività e il rapporto con le persone, tutto questo lo trovo ancora oggi nell’ambito della mia professione.

Abbiamo chiesto ad altre ‘persone di questo mondo’ che iniziano a lavorare nell’azienda di famiglia circa il consunto detto ‘onori ed oneri’, tu peraltro hai deciso da poco di tornare a Bolzano e prima hai rappresentato all’estero un’azienda unica nel panorama italiano per la sua impostazione biodinamica nonostante il milione di bottiglie. Ci racconti quindi la tua declinazione del mix talvolta ponderoso di privilegi e di responsabilità – verso gli avi, una terra e una tradizione?

Credo che si possa parlare di “onori e oneri” quando si parla di aziende familiari. Come già detto, nostro padre ha lasciato a noi la decisione se entrare in azienda o meno. Per questo motivo non esisteva nessun obbligo di tornare, ma era una scelta. Penso che tutti siamo consapevoli che non è sempre facile lavorare con la propria famiglia. D’altra parte, è anche il più grande arricchimento poter rappresentare il proprio marchio e ciò che i genitori e i nonni hanno creato in passato. Sono responsabile per molti mercati esteri, per qui vedo e sento molto cose. Sono convinta che ci si mette più pressione di quanto ti venga data. Soprattutto nella nostra azienda, dove abbiamo una certa filosofia e responsabilità. Spesso non è facile provare a seguire le orme del padre. Certo, non bisogna dimenticare che non lo si deve sostituire. Si tratta invece di collaborare su progetti che, nel nostro caso, nostro padre ha iniziato e che, dopo anni di tentativi, fallimenti e altri tentativi, possono essere realizzati solo oggi. Questo rimane emozionante e ci si può continuamente reinventare.

I nostri genitori hanno viaggiato molto e hanno raccolto idee e ispirazioni. Così anche noi abbiamo imparato a non fermarci. 

Oggi ci sono innumerevoli cantine, vini, regioni, varietà, ecc. Il consumatore ha difficoltà a scegliere, perché la scelta è enorme.

Noi cerchiamo di produrre vini che rispecchino il nostro clima alpino in Alto Adige. Vini con freschezza e vigore. Non è facile al giorno d’oggi, soprattutto quando si affronta il tema del cambiamento climatico. D’altra parte, questo ci permette di diventare nuovamente creativi e di portare vivacità ai nostri vini in modo naturale. Grazie alla sua diversità culturale, geologica e microclimatica, l’Alto Adige ci offre un grande campo di sperimentazione. Si gioca con le altezze, con i vitigni nuovi e vecchi e anche con diversi metodi di vinificazione in cantina. Una buona miscela che pone l’accento sull’innovazione senza dimenticare le sue radici.

Cosa ti dona Bolzano e cosa senti e pensi di restituirle?

Da altoatesini abbiamo un rapporto molto stretto con la nostra patria. L’ho sempre notato nelle conversazioni con amici all’estero che non erano così fortemente radicati alle loro origini. Tuttavia, non avrei mai immaginato che sarei stata la prima del mio gruppo di amici a tornare a Bolzano. Per molto tempo ho anche rimandato questa decisione. Solo a dicembre ho finalmente deciso di cercare un appartamento.

Bolzano è una piccola città, come in un libro illustrato. Cieli azzurri e un “mulino di voci” sempre in piena attività, perché tutti conoscono tutti. Può quindi accadere che ti sembra di non avere abbastanza “anonimità”, come invece lo si è abituati ad avere nelle grandi città. Attraverso i miei numerosi viaggi, invece, ho l’opportunità di guardare oltre e di espandere costantemente il mio orizzonte. Negli ultimi anni la nostra piccola provincia si è sviluppata molto bene, molti progetti creativi e molte aziende vivaci e lungimiranti contribuiscono a questo.

Quello che mi dà Bolzano è natura, tranquillità e famiglia.

Un libro, una canzone (e un film, visto che per te è importante) che popolano i tuoi giorni adesso?

Il brano che recentemente ho ascoltato mentre ballavo: Virtual Insanity di Jamiroquai.

Il brano che recentemente ho ascoltato mentre riflettevo: England dei The National.

Il magazine che recentemente ho letto all’aeroporto era una copia di New Scientist.

La serie televisiva che recentemente ho visto è stato l’ultimo episodio di Money Heist (La Casa de Papel).

Una pietanza ed il vino (Lageder) al momento preferito?

 Pizza & Schiava in qualsiasi momento (Al Passo del Leone Rosso, leggermente fresco).

Dove ti vedi tra dieci anni?

Se nessuno mi caccerà, sarò proprio qui dove sono ora.

Cosa hai imparato sin qui dalla vita? 

Non bisogna prendersi troppo sul serio… ecco quello che sto imparando giorno dopo giorno

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