Ida e Flavio, Biblioteca dell’Assunzione

Tre cortili interni, 400 metri di facciata e oltre 100.000 metri quadrati. Una cittadella nella città, questo è l’incredibile Palazzo Fuga, o Albergo dei Poveri, che fu costruito nel ‘700 (e terminato nel secolo successivo) per volere del Re Borbone al fine di ospitare i tanti poveri del Regno insieme ad arte e cultura.

Piazza Carlo III a Napoli è dominata da questo inconcluso. Che si irradia nel quartiere bello e difficile che tre secoli fa era periferia ed ora è centro.

Il governo del paese e della città è incapace a trasformare e mettere a servizio degli abitanti nonostante i tanti proclami (ed i tanti stanziamenti di cui si è perso il conto) l’ex Albergo dei Poveri. 

Il più grande monumento all’assistenza d’Europa giace poco restaurato e ancora abbandonato e, quando utilizzato, è aperto per eventi discontinui a cui le associazioni stentano ad aderire e a conoscerne le ‘meccaniche’.

Si parla di trasferirvi la Biblioteca Nazionale, che sta stretta negli splendidi spazi del Palazzo Reale (che gli impiegati pubblici gestiscono in maniera pessima).

Ida alla Biblioteca dell’Assunzione

Fortunatamente esistono cittadini attivi che con i loro soli sforzi si occupano del bene comune supplendo ai governi. Contemporanea ed esemplare per quello che offre nel quartiere privo di risorse culturali, a pochi passi da Palazzo Fuga (Via Tanucci) esiste da un anno una biblioteca di quartiere, gratuita e avvolgente che si chiama Biblioteca dell’Assunzione. Quando la incontri sul tuo cammino ti viene spontaneo pensare che si tratti di una progettualità di enti invece è un’idea concepita e realizzata da due privati, una coppia nella vita e nel lavoro, uno sportivo e una bibliotecaria.  Incontriamo Ida e Flavio, che ci raccontano del loro progetto e dei loro sogni.


La vostra (giovane) vita in poche righe, proprio da dove comincia

Ida: Dopo il liceo ho iniziato il percorso universitario in conservazione dei beni culturali a Napoli per poi continuare la specialistica in Conservazione e gestione del patrimonio archivistico e libraio presso L’Università degli studi di Salerno. Sono originaria di Casalnuovo e vivo a Napoli da 5 anni.

Flavio: Dopo la mancata conclusione dell’esperienza universitaria e uno studio d’arte portato avanti per un quinquennio sono riuscito a concludere gli studi presso l’Accademia Nazionale di Scherma conseguendo il Diploma Magistrale di Maestro. Nel 2016 acquisto la struttura che poi ospiterà la Sala d’Arme Anna Maria a partire dal settembre 2017. Il nome è una dedica a mia nonna Anna e a mia madre Maria. 


Sette anni di sport, grandi soddisfazioni dalla scherma, un anno di biblioteca di quartiere in mezzo a due anni di pandemia: chapeau! 

Mischiate entrambe le vostre capacità per sostenere sport e lettura insieme. Come vi è venuta l’idea al di là delle competenze (e passioni) di ciascuno?

L’idea nasce dalla volontà di fare impresa in modo diverso. Abbiamo investito l’allora budget destinato ai canali pubblicitari per investire in un servizio pubblico totalmente gratuito per il cittadino. Un esempio nel quale vincono tutti, non trovate? 


3000 libri catalogati (la biblioteca è iscritta al registro delle Librerie Italiane), giochi da tavolo, corsi di lingua e arte, cineforum, presentazione di libri e letture pubbliche, una saletta studio aperta, con 5 computer e wifi, tutti i giorni fino alle 19.30 E tanti acquari. Tutto questo interamente costruito e sostenuto da voi.

Come ci siete riusciti, a livello economico, e come vi ha risposto il quartiere a seconda delle ‘età’ dei frequentatori’?

Il progetto non riceve ad oggi alcun fondo pubblico basandosi semplicemente sul nostro impegno. La capacità di riuscire deriva dalla determinazione con la quale si crede nella direzione scelta. I risultati sperati tardano ad arrivare ciò nonostante siamo certi che matureranno senza alcun dubbio! L’utenza al momento sembra essere prettamente giovanile. 

Una delle postazioni


Chi dei due ha disegnato gli spazi?

I: Flaviomassimo. Oltre ad aver disegnato gli spazi si è sempre occupato sia degli allestimenti che della logistica.


La poesia è a catalogo? Cosa cercano di più i vostri lettori giovani? Fate un appello alla donazione dei libri che ancora vi mancano.

Abbiamo prosa e poesia della tradizione letteraria italiana e non, le donazioni sono sempre ben accette salvo per le enciclopedie ed i testi scolastici. Apprezzatissimi i libri per i più piccoli!


Il vostro calendario è sempre pieno. Organizzate anche doposcuola? Fate ‘esercizi di lettura’? 

L’anno scorso ci siamo occupati del doposcuola, gratuitamente, per i ragazzi ucraini che ne hanno fatto richiesta. L’attività laboratoriale principale rimane quella delle letture condivise con i più piccoli, molto apprezzata nel quartiere.


Siete al centro di una rete di associazionismo che vi consola e cammina a fianco a voi: siete la testimonianza a Napoli (e in tutta Italia) che molto spesso il non profit è chiamato ad offrire i servizi essenziali di cittadinanza. 

Come fate a stimolare i ‘vostri’ giovani utenti più borderline? Dove li intercettate se non entrano da voi? Cosa potrebbero fare le istituzioni preposte per aiutarvi a ‘salvarli’ dalla strada?

Questa è un’ottima domanda. Ci si aspetta che la pubblica amministrazione si sforzi almeno di veicolare i soggetti più fragili in direzione di tutta l’offerta proposta dalla nostra biblioteca: ciò non avviene. Ed è per mancanza di risorse e personale che oltre a tenere in vita tali servizi in formula gratuita non abbiamo le risorse per coinvolgere questi ragazzi. Confidiamo in un’inversione di rotta da parte di chi ci amministra.

Uno degli scaffali


Un libro che state leggendo in questo momento e una canzone che vi ronza in testa?

Ida: Le assaggiatrici di Rosella Posterino (libro scelto per il club del libro) e Le mie prigioni di Silvio Pellico; la canzone è Fly My to the Moon di Frank Sinatra 

Flavio: Musashi di Eiji Yoshikawa, Scar Tissue dei Red Hot Chili Peppers 


Dove vi vedete tra 10 anni

Ida: In una biblioteca circondata dalla natura (magari in Trentino) con la mia famiglia (marito, cani, gatti e i 4 acquari)

Flavio: In pedana, ovvio.


Cosa avete imparato, sin qui, dalla vita

Ida: Bisogna credere nelle proprie capacità. 

Flavio: Mai arrendersi, mai avere paura o vergogna di chiedere aiuto quando se ne ha bisogno. Soprattutto bisogna impegnarsi per migliorare l’ambiente che ci circonda, migliorare le condizioni del prossimo migliora in modo diretto e non indiretto anche le nostre. Sono convinto che sia necessario avvicinare i giovani all’acquisizione di una sensibilità nei confronti del “bello”. Posso dire che per ora più che imparare qualcosa ho iniziato a comprendere di cosa ci sia più bisogno, c’è tutto il tempo per raggiungerlo.

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