Il giudice del circuito

Prendete nota, passanti, delle forti erosioni

Divorato nella mia pietra tombale dal vento e dalla pioggia io

Quasi come se una Nemesi o un odio immateriale

segnassero punteggi contro di me,

per distruggere e non conservare la mia memoria.

Nella vita ero il giudice del circuito, un creatore di tacche,

Decidere i casi sui punti segnati dagli avvocati,

Non sul punto della questione.

O vento e pioggia, lascia da solo la mia lapide!

Nel peggio della rabbia del torto,

Le maledizioni dei poveri,

Mentire senza parole, ma con una visione chiara,

Vedendo che anche Hod Putt, l’assassino,

Impiccato dalla mia frase,

Era innocente nell’anima rispetto a me.


Edgar Lee Masters (USA, 1868-1950), traduzione a cura di Slow Words

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