Jeanne, fotografa analogica

La tua storia in dieci righe

Sono una fotografa analogica francese e una filmmaker in Super-8mm , ho radici celtiche ed un background nord-africano. Vivo e lavoro vicino a Parigi, in Francia. Ho una passione incredibile per la granatura e lo spirito della fotografia filmica – con i suoi accidenti, le sue qualità lente…

I miei interessi: onirismo, spiritualismo e una realtà di vita lenta, da sogno ad occhi aperti. La geografia speciale dei sogni, quei personaggi che puoi incontrare solo lì dentro. Fantasmi, piccoli esseri. Memoria.

Collaboro regolarmente con musicisti (Piano Magic, Jozef Van Wissem, etc … ), fotografi, registi ( Guy Maddin, Friedl Kubelka… ) e stilisti come modella, performer (come musicista, sono Vanishing Twins) e mi piace creare artwork per le copertine degli album o per i video musicali.

Le mie immagini sono state pubblicate in diversi magazine, libri od antologie; sono state mostrate in Germania, Italia, Francia, Regno Unito, Lituania, Slovacchia e sono ancora pubblicate su vogue.it.

Mi hanno recentemente chiesto di far parte di un collettivo di donne artiste creato per organizzare mostre in giro per il mondo.

Ho studiato alla Glasgow School of Arts (Scozia) e ho vissuto a Londra. Ho una formazione teatrale (sono stata un’attrice e ho studiato alla Paris Sorbonne Nouvelle ed alla Glasgow University). In fotografia, tuttavia, sono principalmente un’autodidatta.

 

 

Come combini la lentezza della tua musica con la frenesia di certa arte fotografica ad esempio quella per la moda e per i ritratti?

Veramente non riesco veramente a legare con la maggior parte della gente della moda. Sì, forse una delle molte ragioni per questo è la velocità in cui sono intrappolati. Io vengo da un’altra epoca, quando la moda non esisteva.

Beh, almeno la moda di oggi. Non posso veramente adattarmi alla velocità di questo mondo….

 

 

Come si relaziona il tuo lavoro non commissionato a quello commissionato?

Lavoro sulla mia fotografia tutti i giorni. Sono completamente posseduta, impulsiva ed ossessiva con le immagini. Non voglio aspettare di essere assegnata ad un lavoro per creare le mie visioni. Ecco forse è questo che mi strappa via da una produzione commerciale.

 

 

Dov’è che si trova nella tua casa il gemello che svanisce dalla tua arte?

Perdo sempre costantemente la mia metà, il mio altro essere immaginario.

La maggior parte del mio tempo a Parigi son piuttosto nostalgica, perdo il mio stato “In Utero”. I miei sogni ricorrenti includono il ritorno lì – per riunirmi ai morti!

 

 

E in quel momento un violoncello o magari qualche canzone di Elisabeth Fraser suonano tutto intorno – con i sintetizzatori usati alla maniera dei Cocteau Twins che coprono ogni spettro sonoro?

Adoro i Cocteau Twins e “This Mortal Coil” mi fa impazzire, pur tuttavia in quei momenti io ascolto prevalentemente il silenzio meraviglioso a casa mia durante il giorno. Parigi è una città molto rumorosa, troppo piena di auto e mi godo questo rifugio silenzioso che ho costruito a casa.

 

 

Che incontri fai quando lavori?

Nessuno dei miei giorni si assomiglia. Non ho una vera routine lavorativa, lavoro su tante cose nello stesso tempo, tenendo il mio passo ed iniziando molti progetti insieme. Immagino faccia questo per evitare la routine e vedere quindi il mio lavoro sempre nuovo ogni giorno. Lavoro molto a casa quando sono a Parigi. Sono perfettamente centrata qui.

Quando vado fuori è quando sono veramente felice, aperta ad incontrare persone perché mi sento libera, ma allora non è una routine!

 

 

E’ difficile iniziare una propria attività imprenditoriale oggi nella tua città?

Dal mio punto di vista, è stato davvero tanto difficile dato che non sono cresciuta ne’ in una famiglia di artisti ne’ di imprenditori, quindi non avevo alcun modello a cui ispirarmi, o nessun parente più grande che mi aiutasse od incoraggiasse nel mio percorso.

Ho dovuto fare tutto da sola.

Resistenza, fede: questo è quanto.

Ti prende un sacco di tempo e una cifra terribile di energia.

 

 

Cosa ti da la tua città e cosa tu dai a lei?

Ho raggiunto quel momento ancora, quel momento quando voglio andare via presto – quindi suppongo nulla di positivo! O qualcosa di prossimo al nulla. Tuttavia, ancora apprezzo Parigi quando l’attraverso con visitatori od amici da fuori: mi danno una prospettiva nuova sulla mia città, la vedono con occhi diversi e vanno in posti dove io difficilmente vado.

Parigi non è poi un posto così romantico per chi ci è nato! E’ una capitale dura, lo vedi – io vivo in un edificio di cemento in un quartiere piuttosto brutale nel nord della città; ti può veramente inchiodare dopo un po’, soprattutto se dipendi dalla bellezza.

 

 

Un momento felice che ti è accaduto di recente?

Venezia*!

 

 

Ci racconti le tue passioni culinarie?

Semplice: fare frullati molto salutari (banana organica con latte di mandorla il mio preferito!)

 

 

E il tuo vino o la tua bevanda preferita?

Sono come una bambina, sono tremendamente dipendente dal latte di soia al cioccolato. Lo so che non è bene e cerco di smettere. Ma mi sento davvero completa quando lo bevo. Negli scorsi due anni sono stata comunque presentata a dei grandi vini, anche al Barolo e ad altri deliziosi, e naturali, che sono fatti in Alsazia.

 

 

La musica o il libro con te in questo momento (e su quale tipo di comodino sono poggiati)?

” Les Espaces Intérieurs ” di Howard Eisenberg (parapsicologia), “Double-Vue” di Paul-C. Jagot (sull’occultismo e la chiaroveggenza), poi Cioran “De l’inconvénient d’être né”, questi sono tutti accanto al mio letto. Su un comodino molto piccolo dove c’è anche una lampada ad olio, una candela, qualche piccolo gioiello e diversi numeri di Drome Magazine, bellissimo.

L’ultimo album che ho ascoltato è “Heartleap” di Vashti Bunyan.

 

 

Ed il tuo attuale – o prossimo – album?

 

La mia musica è ormai in stand by da molto tempo perché ho avuto due importanti operazioni in questi anni passati. Ma da poco ho un nuovo strumento magico (un’arpa boema, che mi è arrivata da Berlino), quindi adesso ho iniziato a comporre con lei. Suona così profonda, meravigliosa. Ricomincerò a suonare ad un dato punto con questa arpa, la mia fisarmonica diatonica, il mio organo oppure soltanto con la mia voce, cantata o parlata.

Con la mia musica in generale non posso fare alcuna promessa. Le mie orecchie sono veramente fragili e molte sale per concerti non possono ospitare il tipo di suono che io faccio.

Vedremo. Mi sto dando ancora del tempo, dato che il mio lavoro visivo ha preso il sopravvento negli ultimi anni…

 

 

Come fai a vivere lentamente, se lo fai, in una città come la tua?

Sto tanto a casa, nel mio bozzolo perché Parigi non è certo un posto da vita lenta, penso. Tra poco forse avrò un piccolo pezzo di terra non lontano dalla mia casa per coltivare le mie verdure….questo mi farà apprezzare molto di più la vita all’aperto qui. Ma il mio sogno è vivere vicino al mare …al più presto possibile. L’acqua è il mio elemento, il suo movimento…mi fornisce quella pace profonda di cui ho bisogno, quella sorta di vibrazione ipnotica.

 

 

Un talento che hai e uno che ti manca?

So come fare dei cesti carini! Mi piacerebbe sistemare le case ma non so dipingere. Non sai a che livello ammiro i pittori.

 

 

Cosa hai imparato sin qui dalla vita?

Non posso dirtelo.

 

 

* Mi sono imbattuta nelle straordinarie immagini di Jeanne Madic a Punto Croce, un indirizzo segreto e privato di Venezia dove trovare ottima musica, straordinari performer ed artisti, cibo gustoso homemade a prezzi da strenna. Ho comprato una sua immagine (Blue Mystery, una stampa incorniciata di un bosco): la guardo tanto ora, mentre finisco quest’intervista.

http://store.vanishingtwins.co.uk

(il ritratto di Jeanne Madic pubblicato con quest’intervista è di Daniele Serio)

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