Lamantica, Brescia

 

Lamantica è nata da poco, eppure si fa davvero ascoltare con piacere.

Micro casa editrice rigorosamente in carta azzurra, che inizia col genere più desueto nel paese (la poesia) e si espande nel teatro ed oltre, con un particolarissimo taglio editoriale. 

Come vi è venuto in mente Giovanni Peli, Federica Cremaschi. E come va a Brescia? 

F:   Potrei risponderti che le nostre prime conversazioni letterarie sono avvenute nelle mezze luci delle gallerie del teatro stabile cittadino in cui Giovanni ed io ci siamo conosciuti facendo le maschere, da poco laureati, lui poeta, cantautore e bibliotecario, io traduttrice e attrezzista (molto) free-lance. Dunque la poesia e il teatro sono stati i nostri primi bocconi condivisi,  ben prima di diventare compagni nella vita e nel progetto editoriale. Brescia, da non bresciana, conserva per me ancora un certo fascino dell’inesplorato, ma al di là dell’apparenza di rinnovata città d’arte e cultura, c’è anche parecchio di provinciale, bottegaio e clientelare. Non è propriamente stimolante, difficile creare reti di affinità e collaborazione, ma a volte gli impedimenti e le iniziali chiusure sono altrettanti stimoli a immaginare e tentare  altro. Di Giovanni l’idea di fondere le nostre passioni e competenze e creare una micro casa editrice che percorresse proprio quei “confini di genere” che spesso pongono – o così si vuol far credere – problemi di commercializzazione e ricezione di un “prodotto librario”.

G: Vorrei aggiungere soltanto che la poesia non è affatto un genere desueto: c’è oggi (ma credo che sia sempre stato così) in Italia una produzione veramente massiccia di poesia ed esiste anche una pubblicazione strabordante di opere di poesia. Difficilissimo orientarsi, tra case editrici e webzine, spero che accanto a questa produzione si affini ancora di più la critica, purché sia davvero libera da pregiudizi e non si affidi sempre all’approvazione di certi editori o alla continua celebrazione e auto-celebrazione di soliti poeti noti. Sono sicuro che ci sia molta fuffa in questo immenso calderone poetico ma sono altresì sicuro che la fuffa stia anche nei cosiddetti “alti livelli”. Non sono pochi i “difensori” della poesia, pronti a dire cosa è poesia e cosa non è poesia. La questione è davvero spesso mal posta e crea solo dibattiti sterili e vari “partiti”, più che riflessioni estetiche valide. Credo che spesso un poeta vengo considerato per ragioni extra-poetiche, per la sua notorietà, per la sua capacità critica, per il suo potere editoriale o altro. Poi al netto dei discorsi bisogna leggere e molto spesso tanto blasonati autori non (mi) smuovono per nulla. Insomma è complicato sia scrivere sia pubblicare sia diffondere la poesia oggi, ma di certo è un ambiente molto vivo. Si fanno perfino parecchi Festival di Poesia…

 

 

Siete di formazione diversa e siete un numero magico, 3. Da dove venite, come vi siete incontrati e qual è il segreto per restare ottimi compagni di strada?

F: La terza anima di Lamantica è costitutiva dell’associazione culturale, è un’amica e un’artista, e ci accompagnerà nei possibili sbocchi verso nuove espressioni d’arte sociale, mentre il progetto prettamente editoriale è condotto per ora a quattro mani.

G: Ha già risposto più sopra Federica… Il segreto è avere dei valori comuni, credo che ci sia una buona dose di incoscienza e di coraggio per intraprendere questa strada senza essere ricchi. Per quanto mi riguarda, la mia ostinazione a perseverare è anche voler dimostrare che si può fare cultura davvero perché si hanno sensibilità e idee; non si guadagnerà, non si sposteranno capitali, ma chi pensa che questi “risultati” siano il fulcro dell’attività culturale secondo me gioca un altro gioco, non il nostro.

 

 

La distribuzione è certosina, essendo i vostri volumi in micro-tirature. Avete anche ordini via internet? Dove si trova il pubblico che vi segue di più e che età ha? Chi legge le poesie su Slow Words, ci ha colpiti questo dato, è giovanissimo…

F: Via via cerchiamo tra le librerie indipendenti   quelle che sposino la nostra visione del libro e con esse avviamo una collaborazione fatta di ospitalità per le presentazioni delle nuove uscite e piccoli conti vendita. Un’altra selezione accorta avviene riguardo le fiere della piccola editoria – ormai proliferanti, e talvolta paurosamente care. Bellissime sono poi le storie di chi ci scopre in rete o per passaparola, spesso veri e propri incontri del destino, da cui si originano fidelizzazioni e collaborazioni. A livello anagrafico, tra gli estimatori abbiamo giovani scrittori iper-connessi e appassionati lettori pre-informatici, accomunati dalla ricerca del libro “fuori sagoma”.

 

 

Identikit ideale del volontario preferito, se cercaste braccia e menti per agguantare i prossimi sogni?

F: Ora come ora siamo noi i volontari della nostra associazione, oltre che i finanziatori; in questa fase ci sentiamo di chiedere supporto solo ad amici e parenti: un’ospitalità, un affiancamento, un pasto! in tempi di fiera; un’ulteriore lettura o una riflessione sulle bozze di stampa; un servizio fotografico express per un nuovo libro o un incontro in libreria.

G: Vorrei aggiungere un ingrediente prosastico: le strategia di vendita, anche in una situazione no profit, anche se l’obiettivo principale è un altro, sono necessarie e mai sufficienti, quindi potrebbe davvero essere utile anche qualche idea in più a riguardo. Detto questo il nostro collaboratore deve soprattutto avere passione letteraria, una passione viscerale che l’ha portato ad un’ ottima cultura umanistica o almeno letteraria, soprattutto direi una sorta di nostalgico della letteratura del Novecento, che attraverso questa dote abbia la capacità di cogliere negli autori contemporanei quel fuoco sacro che certa grande editoria (avida dei proventi dei bestsellers e di letteratura che a noi non piace, letteratura servita ai clienti-lettori dagli editor, dove la ricercatezza stilistica non è più la priorità) ci ha fatto quasi dimenticare.

 

 

Quali sono i prossimi titoli in lavorazione?

F: Per il biennio 2018-19 abbiamo in cantiere un doppio ritorno alla poesia, con un’antologica di un giovane e prolifico poeta e con un’opera sperimentale di una scrittrice e ricercatrice; il secondo capitolo di una pentalogia automitobiografica (come la definisce l’autore) iniziata con “Fantasmata” di Massimo Morasso; le traduzioni di alcuni inediti di cui stiamo trattando i diritti, dalla narrativa al teatro.

G: Mi piacerebbe molto riuscire a portare tra le paginette azzurre di Lamantica anche una buna prova di pura narrativa, vedremo.

 

 

Cosa vi sentite di dare a Brescia e cosa ricevete in cambio dalla vostra città?

F: Per ora siamo entrati con piede felpato nelle dinamiche culturali e sulla scena più specificamente editoriale: qualche attento critico e giornalista si è accorto di noi e ci ha dato attenzione e segnalazioni, oltre ad alcuni librai dall’animo meno commerciale di altri; un po’ più dolente la nota che riguarda la principale manifestazione libraria cittadina, una fiera del libro e del volto noto più che dell’editoria, ma chissà che con il tempo non si trovino tavoli di dialogo e sinergie.

G: Personalmente sono allergico ai grandi eventi, penso che non siano adatti a noi e al nostro modo di pensare. L’attesa di un grande evento, quando diventa un evento fisso annuale, mi sembra davvero deleterio. La città quando è viva deve avere tante proposte, tutti i giorni. Chi propone deve crescere e poter continuare. Le associazioni e gli enti devono davvero fare a gara (forse questo è l’unico ambito in cui mi interessa una sorta di “competizione”), farsi concorrenza per dare alle persone qualcosa su cui lavorare, spiritualmente e culturalmente. Molto spesso, nei numeri, che paiono l’unica cosa importante purtroppo, tutto ciò viene “mangiato” dal grande evento. Sarebbe bello che invece di dieci persone alle presentazioni di libri ci fossero sempre almeno cinquanta persone, almeno una piccola parte di quelle che inondano le città nei grandi eventi, baracconi tutta apparenza, che del contenuto in questione (poesia, filosofia, musica ecc.) lasciano una pallida eco.  Tuttavia pare che ragionare per grandi eventi sia l’unico modo pensabile per l’amministrazione comunale di una città ricca e su più fronti in vista, da qualche anno, come Brescia. Quindi spero (come sempre ho fatto con la mia attività artistica musicale e poetica) di poter continuare a proporre a chi vuole una possibilità creativa autentica che possa essere piacevole e stimolante, o addirittura foriero di riflessione.

 

 

Dove vedete Lamantica tra 10 anni?

F: Sarebbe bello immaginare Lamantica come la nostra attività principale fra 10 anni, con una propria autonomia economica e un taglio sempre originale ma riconoscibile.

G: Non nego che mi piacerebbe che Lamantica possa essere affiancata ad altri editori per la qualità del catalogo e il coraggio delle scelte, anche continuando con piccole tirature. Lo stesso spero di me come autore, che possa continuare, anche ai margini, a lavorare con sincerità ad un piccolo mondo perfetto. L’ambizione riguarda un sogno del genere senza bisogno di ricorrere a formule gergali come “spaccare” “fare il botto” o altro…

 

 

Cosa avete imparato sulla vita grazie a questa esperienza di imprenditoria culturale sin qui?

F: Che attorno ai libri, fra i tre attori in campo – lettori, scrittori, editori – si originano comunità inedite e resistenti, che vivono e proiettano una diversa opzione di esperienza individuale e relazione .

G:  Che quando si comincia a capire chi si è e cosa si può fare per contribuire alla bellezza non bisogna più perdere tempo, bisogna tagliare i rami secchi, ovvero le persone che vogliono usare il tuo talento e non ti permettono di crescere e realizzarti. Ho imparato che gli ingredienti più buoni sono l’umiltà, la passione, ancora più dell’intelligenza e il talento che spesso (senza le prime due) sono solo viatici per la scalata al successo. Ho imparato il valore della purezza, ho imparato a distinguere letteratura scritta per compiacere se stessi e il pubblico, letteratura per arrivisti, per chi ama i giochi di potere, e la letteratura che a me piace, viscerale, profonda e autentica. Non ti parlo con sterile moralismo: mi interessa l’arte che basti a se stessa perché parla dell’umano, non arte decorativa da usare come un biglietto da visita.

 

http://www.lamantica.it/casa-editrice/

Le foto di copertina sono di Fabiana Zanola.

Questa storia ci è stata suggerita da un amico, Stefano Montani, che è un attore amatoriale di teatro. Speriamo presto di raccontarvi la sua!

Lascia un commento