Maurizio, cuoc*

La tua storia in dieci righe

Nasco a Milano nel 1972, in una splendida domenica piena di neve. Forse è per questo motivo che la neve mi emoziona, mi piace – così come la nebbia. Nei primi anni vivo a S. Siro con mia nonna e vado a scuola lì vicino. Poi dalla quarta elementare comincio a vivere con i miei genitori nel quartiere QT8. Un quartiere pieno di verde, colmo di verde, a primavera un’esplosione di colori insolita per Milano. Cucinare è sempre stata la mia passione, adoro mangiare e bere e così la scuola alberghiera è la mia scuola, la scuola Porta. Una scuola seria, impostata in modo molto professionale: ho davvero imparato un mestiere. Già a 19 anni comincio a lavorare come aiuto-cuoco in un ristorante milanese – Arcadiana – in V. Conca del Naviglio. Ricordo Mario, uno chef molto rispettoso, educato, che mi fa proprio innamorare del mio mestiere. (Uno chef che poi ho incontrato nuovamente dopo tanti anni in un altro contesto, in un contesto omosessuale – non mi sono stupito molto perché aveva sempre avuto una delicatezza estrema che fin dall’inizio della mia esperienza lavorativa mi aveva colpito molto). Dopo due anni all’Arcadiana, parto per il militare a Codroipo di cui ho un unico ricordo: un freddo pazzesco. Tornato a Milano, cambio mille lavori: sempre come cuoco lavoro in numerosi ristoranti, in case private in zona Sempione. Lavoro come cuoco personale e grazie all’associazione cuochi italiana per un anno faccio un lavoro che mi piace molto ma è molto stancante perché devo fare tutto io – inclusa la spesa, che mi piace fare molto. Decido che sono stanco di non avere più orari, soprattutto lavorare di notte, perché è un lavoro che impedisce di avere amici o famiglia. Intorno al 1998 entro in una grande società di ristorazione e da allora lavoro principalmente con queste società, tranne una breve parentesi per il Caffè Scala. Nel 2000 mi sposo e vado a vivere in v. MacMahon, una vita piacevole, inaspettata, in un quartiere movimentato, movimentato e mal frequentato. Culturalmente e socialmente non molto stimolante, proprio no. Nel 2002 nasce mia figlia, Alice, una delle cose più belle che mi sia capitata nella vita, e nel 2006 mi separo. Con grande difficoltà scopro la mia omosessualità, qualcosa che mi sembra impossibile vivere – soprattutto negli anni ’80. Pur sapendo di avere una famiglia, penso solo a me stesso e decido di vivere per conto mio. Per qualche anno sono un po’ in difficoltà perché non capisco quale sia il tipo di vita che desidero – e mi butto in un mondo ‘gaio’ in cui la festa è soltanto un paravento che nasconde una difficoltà o tristezza che viene fuori solo lentamente. Per tre anni vivo nel mondo gaio delle feste, ma nel 2009 ho un grosso incidente sul lavoro che mi blocca per due anni. Una terza rinascita, e poi la quarta rinascita con l’innamoramento per un uomo due anni fa. Prima non credevo all’amore, lo vedevo solo in modo sessuale. Mi imbarazzava provare sentimento per un altro uomo. Ci frequentiamo da due anni, vivendo in modo serio e sereno il nostro rapporto, è un compagno che ha qualche anno in più di me. Io ho da sempre la sindrome di cenerentola – i sogni son desideri, la realtà diverrà sogno se ci credi veramente. Sempre col sorriso.

 

Difficoltà di lavorare come cuoco?

Poche – anche se far da mangiare non è solo distribuire cibo. C’è sempre un lavoro preliminare fatto di spazi, leggi, temperature, alimenti. Lavoro prima e dopo il servizio. E’ quasi più un lavoro organizzativo che non puramente di cucina. Ti crea uno stato d’ansia che non è ansia – sempre essere all’erta. Ti chiedi sempre: “Sarà piaciuto ciò che ho cucinato?”

 

Un incontro memorabile che ti è capitato di recente?

Mi spiace essere ripetitivo, ma l’incontro con il mio compagno è stato memorabile. Una storia di condivisione reciproca meravigliosa, che mi ha segnato profondamente. Quando sei felice, riesci ad essere felice in mille modi, con mille persone. Se c’è qualcuno che ti regala questo stimolo, bisogna elogiare la persona e non avere vergogna di dirlo.

 

Cosa fa la società per te?

Non ci ho mai pensato, è una domanda che mi sorprende. Una domanda a cui si pensa poco, se non viene posta. A pensarci bene, mi regala il vivere, quella linfa che mi fa sempre sentire vivo. Questa notte penserò molto a questa domanda, chiederò a qualcuno di dirmi come risponderebbe alla stessa domanda.

 

Cosa fai tu per la tua società?

Distribuisco cibo condito di onestà, e una cordialità che mi viene particolarmente spontanea. Quando vado in negozi riesco sempre ad arrivare all’obiettivo, mentre il mio compagno è molto più riservato. Mi dicono che sono sfacciato, ma non credo di esserlo. Sono sfacciatamente onesto.

 

Una cosa bella che ti è capitata di recente?

Le notti acustiche – concerti e musicisti sparsi in città con una session finale in piazza Duomo. Persone rapite dal suono dell’arpa in P.za Duomo e musicisti che hanno attraversato le strade milanesi. Mi sono così commossa che mi veniva da piangere. Pura bellezza e poesia.

 

Una passione culinaria?

Tagliolini fatti in casa al tartufo bianco. Mamma mia! E poi mi piacciono molto le cozze, mi ricordo un piatto di cozze con lo zola e il curry. Una delicatezza. Profumi intensi e un sapore indimenticabile. Il contrasto tra il curry, che pizzica, e lo zola, che è un sapore più pieno, è straordinario. Un piatto, mi hanno detto, che si fa pure in Francia e in Belgio. E poi i formaggi, tutti, meno quelli freschi. Quelli stagionati sono i miei preferiti.

 

Le tue bevande preferite?

Un rosso pugliese che mi piace moltissimo, il Gelso d’Oro di Podere 29. Profumo di campo, frutti rossi, straordinario. E’ delicato al palato, pur essendo un vino corposo. E lo champagne, assolutamente francese. Il mio preferito è il Tattinger Rosé oppure il Tattinger Nocturne. Olfatto e palato insieme, quando lo bevo non sto bevendo un vino ma un qualcosa di delicato o intenso. Difficilmente bevo vini bianchi.

 

La musica o un libro che ti accompagna

Ho un libro dentro l’armadio, mi vergogno perché arrivo troppo stanco a fine giornata e non riesco a leggere un paio di pagine alla sera. E io voglio leggere un capitolo, ma alla sera diventa piuttosto lunga. Dopo tantissimi ani ho riscoperto la musica classica, da ragazzino mi piaceva molto la musica classica – un cofanetto di musica classica diretto da Muti. Grazie al mio compagno sto scoprendo generi e musiche che non immaginavo. Il Requiem di Verdi mi ha commosso, toccante.

 

Un talento che hai, uno che ti manca

Devo pensarci seriamente, anche questa è una domanda che non mi pongo di solito. Gioia di vivere, senz’altro, vado sempre a mille – in tutto. Diciamo che sono un po’ un fiume in piena, che però non devasta. Tante volte i fiumi in piena devastano, io no. Sì, diciamo che quello è il mio talento. Un talento che non ho è la furbizia, che di questi tempi è considerato un pregio o un talento.

 

 

Cosa hai imparato dalla vita?

Ho imparato che non ho ancora finito di imparare. Assolutamente.

 

3 risposte a “Maurizio, cuoc*”

  1. Eelenalena

    Sei un grande smack

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  2. Un amico

    Non hai sfiorato la parola amicizia… Sembra tu non l’abbia mai conosciuta ma non è’ così… Peccato

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    • Maury

      La parola amico la conosco molto bene e mi ricordo dei momenti trascorsi con tutti i miei amici, ovviamente sono incancellabili! Nell’intervista non c’è stato spazio per tanti aspetti della mia vita

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