A Londra

Era necessario muoversi, e a questa uscita

il mendicante, a gambe incrociate sul bivio del tunnel,

grida Amore! Un benvenuto, di sorta.

La luce notturna copula com il sobborgo

nella familiarità da incubo –

non come un nerd accartocciato che recita

passeggiate guidate e storie che si appaltano

immaginazione per lavori di demolizione,

livellamento degli alloggi di oggi,

ripristino di verde comune,

indugiando in siti orfani dei loro già pochi

ospedali – non è affatto iper-letterato,

povero imprenditore –

È la vista, il filo spinato ruggisce alla vista

intorno e intorno al muro del parco giochi.

È il magazzino, le finestre del magazzino vuote di vita.

Sono vite, vite fornite in gran numero,

compimento dei numeri.

È il senso di qualcosa di condiviso –

le forbici del sarto che tagliano

punti a lisca di pesce, la tasca cucita

del nuovo vestito,

e trovare qualcosa –

Ma è nuovo, tutto nuovo,

persino le gang che fanno graffiti sui camini

stinti e adorabili, cancellati

come cancellano le ferrovie

ripetutamente

la testa, la testa di tanto in tanto pagata,

i piedi

dei pendolari trimestrali, della settimana vertebrale.


Vahni Capildeo (Scozia, 1973 -), traduzione a cura di Slow Words

Fonte (inglese): Measures of Expatriation (Carcanet Press, Ltd., 2016) da Poetry Foundation

Lascia un commento