Biblioteca del Lupo, Valchiusella

Questa conversazione avviene a telefono per oltre un’ora mentre una nevicata eccezionale sbarra le strade in Valchiusella, Piemonte, ed il maltempo imperversa in tutto il nord Italia.

Greta Silva si trova nella sua baita: mi dice che diligente ha preparato taccuino, matita, libri e candele accese – io sono seduta al desk circondata di sole e temperature primaverili. 

Per sdrammatizzare abbiamo condiviso le tempeste inaspettate che abbiamo attraversato, abbiamo la stessa età. 

Io le ho raccontato quelle a cui sono sopravvissuta in barca e abbiamo convenuto che sopportiamo livelli di ansia diversi, io in montagna sarei meno a mio agio che in un vortice in acqua e viceversa.

Il registratore inbound va in vacca. La conversazione è troppo ricca e fuori dal comune per essere interrotta: queste righe vivificano alla mente – e riassumono per scarni capitoli – un mestiere di vivere inteso come pochi da questa donna, nonostante le oltre 200 interviste raccolte in questi anni da #slowwords.

Greta fonda la Biblioteca del Lupo a Traversella per amore di verità, per raccontare qualcosa raccontato poco, male o, peggio, con cattive intenzioni. La vita dei ‘selvatici’.

Bibliotecaria sui generis con un canale su Etsy, offre libri in vendita o scambio o libera consultazione in una baita di montagna adattata da lei ed altri volontari. Mette a servizio la conoscenza, la condivisione e la sua sete di sapere (oltre che le sue vite precedenti) per riformulare in ogni viandante la percezione della montagna, delle sue creature e dei loro habitat.

Non ho chiesto molto a Greta, un fiume in piena di racconto – ho ascoltato. E avrei avuto più di una curiosità nel mio arco: l’origine dei libri, che edizioni rare, in quanto tempo e come ha costruito la sua raccolta. 

La Biblioteca del Lupo è un luogo troppo diverso da altre biblioteche o librerieper ritagliarsi risposte a domande classiche. 

Funziona ‘quando c’è il sole’ come ci racconta, dal mattino al tramonto la biblioteca si ‘apre’ letteralmente sul paesaggio che la ospita. E’ un versante a 1300 metri di quota in una zona naturalisticamente rilevante per la sua fauna selvatica ed il sottosuolo minerale. 

Siamo nella periferia montana di Torino, la capitale sabauda dell’Italia che dista un’ora e dieci di treno veloce da Milano. 

Sicuramente questi boschi sono fuori dalle rotte turistiche alpine, fuori dai perimetri di un vicino parco nazionale. Sono ricchissimi di miniere e ferro, forre, zone umide e corsi d’acqua balneabili, flora selvatica commestibile e non.

La tua vita fino a quando crei la Biblioteca del Lupo

Nasco nei primi anni ’70 a Milano, non vengo da una famiglia agiata e per questo ho lavorato sin dopo la maturità scientifica. 

La creazione sartoriale mi appassiona subito; mi faccio le ossa, e la mia prima base clienti, ai mercati. 

Le mie borse cucite a mano – durissimi e straordinari gli anni bolognesi alla Montagnola- prendono forma da stoffe inglesi e ricercate, già nei primi anni i miei accessori erano una scusa per incastonare volti di volpi ed altri animali delle selve disegnati vieppiù con bottoni e altri accessori inconsueti e ricercati. Anche le grandi parrucche con temi floreali e vegetali lo sottolineano: ho passato tutta la mia vita lavorativa a desiderare (e a raccontare) la natura da un punto di vista decisamente lontano dai luoghi che la esprimessero.

Nel tempo la mia passione cresce e diventa un marchio di moda di cui sono stata anche direttore artistico: apro due negozi (uno nel quartiere Isola, oggi diventato un luogo molto diverso dai miei anni). Poi vengono le presentazioni a Parigi in fiera a Première Classe, due volte l’anno, e tutta la vita immersa nella creazione e nel marketing che puoi immaginare comporti un progetto imprenditoriale importante.

Quando ho chiuso e deciso di cambiare vita, un amico mi disse che ero seduta su una valigetta d’oro e che avrei fatto bene a pensarci prima di mollare tutto. Non è stato un mollare tutto, io sono lenta nella vita e rifletto molto ma quando prendo una decisione sono rapida nell’azione. 

La montagna arriva nella mia vita e io vi entro disarmata, senza esperienza un novembre di 10 anni fa in un’altra valle. Ho vissuto in una comunità poco abitata, circa nove persone, a Cicogna, Valgrande, dove ho anche aperto una tisaneria.

Dopo anni spesi a navigare gli annunci immobiliari in cerca di proprietà autentiche anche se dirute, trovo la serie di case dove sono adesso: sono cinque e non tutte restaurate. Off the grid, teniamo i consumi all’osso non solo quelli energetici, che sono alimentati con un piccolo impianto fotovoltaico.

Una di queste case, costruita in pietra locale e non restaurata, ospita la Biblioteca del Lupo e a 50 metri c’è l’altra dove vivo, piccola e spartana scaldata a legna.

Siamo a 1300 metri di quota sotto la Bocchetta del Lupo, uno piccolo colletto che permette ai lupi di congiungersi alle vette e continuare la loro dispersione nelle montagne sopra di me. Non solo lupi, ma volpi, cinghiali, scoiattoli, caprioli e tante specie del bosco si alternano in questi boschi cedui che ci circondano. Si muovono sotto ed a fianco della Biblioteca tra rovi di more, sorbi, betulle e aceri con precise geometrie non solo spaziali alternandosi ai passaggi dei nostri tre cani che vivono in un recinto di 800 metri con rocce e altre amenità.

Qui ho trovato l’oro: la congiunzione perfetta con il bosco, i suoi abitanti ‘selvatici’ e quasi innati, quelli di millenaria presenza: i minerali tutti ed in specie la quarzite innervata d’oro.

Un tempo qui cercavano anche l’oro. L’oro di oggi per me è conservare e tramandare questi boschi intatti a chi viene dopo di noi.

Le vostre montagne hanno una rete di sentieri più o meno frequentati e codificati? Vi aiuta per la Biblioteca? Che pubblico avete?

Siamo al termine non geografico ma causale del Sentiero delle Anime: la nostra montagna è stata popolata da Celti (Salassi) e altre popolazioni ancora più antiche, vi sono iscrizioni rupestri a testimoniarlo. Siamo anche a 700 metri di dislivello dalla Grande Traversata delle Alpi (GTA/tappa Rifugio Chiaromonte) ma non è questo che ci fa scegliere dai nostri utenti. 

C’è chi arriva per caso e chi proprio cerca noi (Greta si occupa della Biblioteca, 5 soci sono attivi nel fototrappolaggio e tutti si occupano del censimento lupi per il quale si sono formati alla raccolta e repertazione di escrementi e altri segni di presenza, ndr). 

Devi sapere che il punto GPS non è preciso – accade spesso con Google sulle montagne -per cui solo chi è molto determinato a trovarci ci raggiunge.

E’ bellissimo vedere, d’altro canto, la reazione di bambini o di visitatori che non si aspettavano proprio di noi e della forma della nostra biblioteca. 

Mi piace aiutare, ma non troppo, chi sceglie un libro da noi. 

La libreria è come un’installazione che si apre e sboccia durante il giorno, nei fine settimana dalla primavera in poi o con bel tempo (il resto della settimana su appuntamento). 

I libri sono disposti in un ordine anche casuale, dentro il paesaggio che spesso raccontano – ad esempio abbiamo uccelli che nidificano negli scaffali e volpi che si accoccolano sulla sedia che lasciamo all’esterno tra gli scaffali!

Abbiamo anche una selezione di poesie e mi piaceva consigliarti due autrici e due scritti che amo molto. Linda Hogan mi rappresenta così profondamente ed anche Francesca Matteoni, un’amica magica della biblio.

Suggerimento più che gradito, li abbiamo pubblicati nella sezione Poesie e abbiamo scelto una prosa diversa da quelli dell’autrice Chandra Candiani, che ci suggerivi.

Nelle notti d’estate avete pensato anche a ‘colonizzare’ dall’ora blu in avanti il paesaggio magari con delle brevi passeggiate ‘in versi’, una sorta di reading deambulante governato dalla luce lunare?

E’ proprio quello a cui sto riflettendo durante questo inverno …qualcosa insieme alla Luna si farà e ti aggiorneremo presto.

La musica con te in questo momento?

Non ascolto musica, se non quella naturalmente ‘orchestrata’ dai boschi. Poi ogni tanto mi capita in rete di essere investita da qualche tormentone. Raramente mi faccio inquinare le orecchie, voglio essere protesa e sintonizzata all’ascolto di queste meraviglie. 

Succede una cosa strana quando vivi nei boschi. Cominci ad affinare e direzionare l’udito in modo completamente funzionale all’ambiente e ho paura di tornare a distrarlo dall’ascolto potentissimo di questa dimensione. Che per me parla non solo attraverso il canto degli alberi e della fauna ma anche attraverso il magnetismo minerale.

Qualche tempo fa ero appassionata di opera e ho studiato, facendomi una discreta conoscenza, la storia della musica classica.

Come si consulta la sezione dedicata ai lupi?

Ai lupi e ai tanti altri abitanti che con me condividono la foresta abbiamo dedicato un computer assurdo totalmente auto-costruito da Ale, l’ingegnere mecatronico del Gruppo, è una specie di pc Frankenstein con dentro solo cartelle di foto-trappolaggi e anche lì non ‘dirigo’ molto i visitatori nella loro scelta. Fornisco le indicazioni basilari per accedere all’archivio filmico che è una specie di bosco digitale.

E’ straordinario, insieme agli altri amici che curano le foto-trappole, osservare la stratificazione del nostro archivio e la conoscenza che ci consente dei selvatici, in particolare seguiamo una famiglia di lupi. Capisci quanto questi animali siano un ‘gruppo’, una famiglia ma impari ben presto, al di là delle immagini video, a costruire un rapporto anche con la prossemica. Come accaduto con la cinghiala Setola che vive da noi e che ha partorito i suoi cuccioli a dieci metri da casa in un punto preciso da dove ha sempre interagito con il suo linguaggio.

A poco a poco, dallo studio e dall’osservazione, scopri le relazioni tra gli abitanti non bipedi di questi boschi. Riconosci quando vengono con ‘un amico’, quando sono in giro per un ‘checking-out’ del luogo. Sul nostro profilo IG abbiamo una sezione dedicata e spesso mostriamo qualche fermo immagine.

I bracconieri e i cacciatori distruggono un habitat naturale la cui manomissione senza freno, a cascata, distrugge il pianeta. 

Non sono gli unici, certo, ma anche loro hanno una quota di responsabilità. Dobbiamo riconsiderare i nostri comportamenti di ‘predatori’ della foresta sin da quando ordiniamo cinghiale e capriolo al ristorante o raccogliamo funghi ed erbe senza considerare che non ci è tutto dovuto e che le regole che utilizziamo non sono etiche perché la foresta è di tutti.

Dove ti vedi tra 10 anni, una domanda che mette in crisi molte delle persone di questo mondo, mi sa che con te ha una risposta facile e già mediata nel tempo…?

Qui, a percorrere gli stessi sentieri.

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