Christine, agente di designer

Incontro Christine Richard in Asia, a Singapore. Ero a Marina Bay – enorme, iper-contemporaneo centro congressi ed albergo, trionfo del dettame modernista – dove la più grande fiera francese del design e d’interni, Maison&Objet, per la prima volta si sposta fuori da Parigi e trova casa. Nel più piccolo stato/città delle Tigri d’Asia.

Christine, 34 anni, è la fondatrice e manager di una nuova agenzia di design, Seventhirty am (sette e mezzo del mattino, ndr)

La mostra al suo stand in fiera mi è sembrata la prima in grado di spiegare le sottili differenze, e allo stesso modo le sottili coincidenze, tra il modo di vivere ed arredare ad ovest e ad est del pianeta: lo ha reso chiaro e, in una parola, evidente, attraverso un catalogo di arredi e complementi dove è di casa l’eleganza – scritta e prodotta altrove ma destinata ad essere usata ed amata specialmente ad Hong Kong e nel più vasto mercato asiatico. Altrove qui significa in Europa, Australia, Nuova Zelanda…

Non solo in termini di gradi centigradi e stagioni: un’ovvia, palese differenza passa tra una casa ad esempio milanese ed una a Singapore. Si tratta di un ‘altro mondo’ in termini di posture, gesti, differenza e tempi di utilizzo tra spazi interni ed esterni, preferenza per un approccio mix&match (mescolanza di stili, ndr), per un deciso melting pot di influenze. Non ultima la differenza di ricchezza tra i proprietari (in quest’ultimo caso, i milanesi ricchi sono più poveri degli abitanti agiati di Singapore: i trend ormai si sono invertiti da anni).

Dopo averla incontrata, sono stata ancora più curiosa di sapere di più su Christine. Come donna e imprenditrice, ma soprattutto circa il suo ruolo come agente e distributore di arredi di design; da dove viene e perché si è stabilita in una posizione così di confine: tradurre, o meglio traghettare, visioni così intime come quelle degli interni domestici da un “pianeta” ad un altro in termini di tradizioni, gusti, materiali e colori.


Proprio il caso di dirlo: quando un marchio parla e racconta. Il tuo,
Seventhirty am, si presenta come il momento più potenziale della giornata, l’inizio della mattina. Vero?

Seventhirty am descrive proprio l’aurora del mondo. Quando la notte precipita nel giorno. E’ un momento dolce, calmo e soprattutto pieno di pace. La luce è soffusa, l’atmosfera immota. A quest’ora ci si sveglia, ci si stiracchia e si fanno piccole cose per stare bene, tipo un bel caffè e una buona colazione, magari un po’ di yoga. E’ tutto ancora silente attorno a noi, pieno di promesse.

Questo nome, quindi, incorpora energia positiva, dice tanto ma in un modo sottile (anche e soprattutto in merito al nostro approccio alla sostenibilità ambientale, all’innovazione dei marchi che distribuiamo ed in merito ai progetti ‘illuminati’ che trattiamo).


Hai anche parlato, a proposito del nome della tua nuova creatura, come “del momento (più bello della giornata) quando il mondo è nelle nostre dita e tutto è possibile. E’ una riflessione che riguarda la vision della nostra attività e dei designer che vogliamo rappresentare”. Prima di parlare ancora di
Seventhirty am, mi parli di te? Da dove vieni? Mi racconti la tua storia in dieci righe? Come sei finita ad Hong Kong?

Sono francese, vivo ormai ad Hong Kong da otto anni. Ho fatto la mia prima esperienza di lavoro, uno stage nel campo della musica, a Nuova Delhi nel 2001 e penso che sia stata dirimente per il resto della mia vita: la più intensa ed importante di tutte. Non volevo tornare a casa e pensai di lasciare gli studi per essere sicura di restare in oriente. Dopo la mia laurea, ho vissuto a Seul per due anni. E, alla fine, mi sono anche innamorata della città, dopo averla odiata all’inizio. Ho sempre conservato l’amore per i viaggi, le scoperte, le persone.

  

Seventhirty am apre quando grandi avventure imprenditoriali ed attività similari chiudono (oppure si ridimensionano o trasferiscono online, vedi Moss negli Stati Uniti ed altri anche in Giappone). Mi racconti qual è la tua nicchia e quali sono le tue previsioni, quali sono i tuoi prossimi traguardi dopo il battesimo ufficiale a Maison&Objet?

Cerchiamo di promuovere piccole aziende o designer di nicchia, dando loro visibilità internazionale perché producono pezzi bellissimi e ben disegnati, perché hanno il pianeta terra nel cuore. Lo facciamo perché ci crediamo. Se sfogli il nostro portfolio, trovi una grande consistenza nei progetti e trovi solo marchi che hanno un approccio sostenibile in ogni momento della loro produzione, valorizzando l’artigianato di qualità dei luoghi da dove provengono.

La fiera dove ci siamo incontrate è stata la nostra vera prima volta ed adesso abbiamo tantissimo lavoro nel rispondere alle richieste ed offerte che abbiamo raccolto. Certo, faremo altre fiere di design, probabilmente alla fine di quest’anno.


Come imprenditrice e agente di designer ti senti felice e gratificata? Per quale ragione hai deciso di vivere ad Hong Kong?

La professione che svolgo è totalmente nuova per me. Certo, ho tanta passione e ci metto tanto impegno, ma al momento si tratta di un grande sforzo e… di avere pazienza. Abbiamo avuto un battesimo assai incoraggiante a M&O, direi eccitante, davvero. Io ho iniziato il percorso professionale con il mio marchio di design sostenibile più o meno tre anni fa, si chiama Nookha ed adesso è parte del nostro portfolio di distributori. Rochele ha iniziato ad importare designer Kiwi (Neo-Zelandesi ndr) ad Hong Kong. Ed entrambi avevamo quest’idea: creare una piattaforma di vendita per piccoli marchi creativi; entrambi, inoltre, cercavamo il partner giusto per fare questo. Ci siamo incontrati per caso e le cose hanno iniziato a prendere la loro forma molto naturalmente.

 

Cosa ha fatto Hong Kong e l’Asia per te, fino ad ora?

Ho i miei alti e bassi con Hong Kong e la nostra relazione è complicata. Ma è qui che in fondo ho trovato me stessa quindi, credo mi abbia offerto il miglior regalo della mia vita e in definitiva, posso affermare che siamo in buoni rapporti!

 

Cosa hai offerto tu ad Hong Kong?

Una nuova prospettiva, con Nookha e Seventhirty am.

 

Un momento felice che ricordi con grande piacere?

La vita è tanto fatta di felicità che di tristezze, nessuna delle due arriva senza l’altra. Ho numerosi momenti straordinari che potrei citarti: di sicuro tutti hanno in comune sempre un legame tra me stessa e gli altri. Sono più felice quando sono strettamente connessa, non intellettualmente ma emotivamente.

 

I tuoi piatti preferiti? Le tue bevande?

Troppi per essere descritti, dipende molto da come mi sento!

 

Che tipo di musica ascolti? Ed il libro sul tuo comodino ora?

Adoro la musica e ho ovviamente dei pezzi preferiti in ciascuno degli stili (tanti) che ascolto. Adoro un artista appassionato e profondo come Anthony Hegarti così come Nicolas Jaar oppure grandi classici come Marvin Gaye o Bill Withers. Penso che il mio scrittore preferito resti Haruki Murakami per via del suo stile personale e molto sensibile. E’ così accurato nel descrivere sottigliezze e complessità del genere umano!

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