Davide, Pavia

La tua storia in dieci righe (o più) righe

 

Sono nato a Pavia nel mitico 1968, anno in cui avrei voluto avere 20 anni, anche se non è più tanto forte questo desiderio. E comunque la mia non è una famiglia di sessantottini. Sono il secondogenito di una coppia di trentenni con la quinta elementare da poco urbanizzati e con tutto il bagaglio culturale della campagna da cui provengono. Il motto che ha campeggiato per tutta la mia educazione è stato “lavora onestamente (sotto padrone) e avrai una vita più che soddisfacente”.

E’ con questi bacilli di modestia e antiribelli che vengo avviato alla carriera scolastica e poi lavorativa. Dimostro interesse per la meccanica trafficando spesso e volentieri col motorino, e non solo sul mio. Mi portavo l’intera compa sotto il garage di casa, trasformato in officina, per truccare i cinquantini. Dopo la scuola media non ci sono dibattiti su farmi frequentare l’Ipsia di Pavia o meno. Il primo anno lo supero con molte difficoltà dentro una classe che sembra più una camerata di galeotti. Per fortuna già col secondo anno la teppaglia si dirada e fila molto meglio. Terminato il triennio mi accontento e inizio a lavorare in una fabbrichetta meccanica ma rientrato dal militare covo il desiderio di riprendere gli studi interrotti per fare con in mano il diploma il grande salto dell’università. Così mi licenzio e mi iscrivo al 4°e 5° anno dell’Ipsia. La motivazione che mi spinge annulla le difficoltà per i 4 anni di lontananza dagli studi. Risulto tra i migliori in classe anche se nel 5° anno, essendo ormai bene inserito nel gruppo classe, mi allineo alle rese scolastiche degli altri tanto che a diploma in mano è già sfumata l’idea dell’università, non ne ho più voglia. Lavoro ancora come operaio per sei mesi e poi, sfruttando la patente C conseguita durante la leva, trovo lavoro come autista in una ditta di cancelleria all’ingrosso. Rifornisco i negozi della provincia ma nel frattempo, nella solitudine della cabina di guida, in compagnia della sola radio, rifrulla la voglia di continuare gli studi. Mi licenzio di nuovo e mi iscrivo a filosofia a Pavia. Durante le lezioni a cui assisto l’anno prima di iscrivermi conosco la donna che prenderò a compagna della mia vita e che mi darà la gioia di due stupende figlie distanti 11 anni una dall’altra. Dopo la laurea vengo assunto a Milano per lavorare negli uffici della Regione. E’ il periodo del boom dei corsi FSE e sono chiamato a gestire le pratiche. Col tempo invado sempre più il terreno tecnico di quel lavoro e da autodidatta riesco a guadagnarmi il ruolo di sviluppatore informatico che pratico tuttora nella pubblica amministrazione.

 

Gioie e dolori di lavorare come operaio prima, informatico poi

Beh sono due mondi abbastanza sconosciuti fra loro. Il primo quello operaio è un mondo di disciplina e rinunce dove non ci si aspetta da te colpi di genio o atti creativi; ma quello che è peggio è che tutta la gente che in qualche modo e per varie ragioni vivono meglio di te senza partecipare alla produzione delle cose non hanno verso gli operai un sentimento di gratitudine e rispetto come avviene nei piccoli gesti della quotidianità. Al contrario acconsentano tacitamente che se le cose devono peggiorare sia il mondo operaio a pagare il prezzo maggiore.

Come informatico pur percependo un pari reddito godo di una certa rilassatezza che cerco di portare a vantaggio della mia famiglia e delle attività politiche e di volontariato.

 

Raccontaci un viaggio che ti ha particolarmente emozionato

Pur avendo avuto esperienze in gioventù di viaggi esotici tipo India e Filippine ho serbato come il più importante ed emozionante il viaggio pur breve che ho fatto all’età di 24 anni in Sardegna in compagnia di un amico e ospite di una mia ex fidanzata conosciuta a militare 5 anni prima. Ero in un periodo particolare della mia vita e il riavvicinamento con questa ragazza mi ha fatto rivivere una seconda vita. Anche lei viveva un periodo difficile perché aveva il padre in ospedale morente per un tumore. Il nostro ricongiungimento ha giovato ad entrambi e il quadretto primaverile e solare cagliaritano di sfondo a queste emozioni mi è rimasto dentro al punto che ogni tanto faccio una giro in quella zona nelle vacanze pasquali. Quest’anno ci sono andato con mia figlia, la più grande.

 

Cosa fa la società per te?

Io considero la società come un albero. Io sono nato su un particolare ramo di questo grande albero ed ho sempre cercato di nutrire ed arricchire la mia individualità senza però perdere di vista il fatto che tutta la linfa arriva dall’albero. Senza la grande organizzazione di milioni di persone che mi permette di prendere un aereo, di avere alla mia portata centinaia di cose utili, ricevere un istruzione o cenare con poco sforzo non potrei coltivare le mie idee o inclinazioni. Viceversa sarei perennemente occupato e condannato alle attività primordiali.

 

Cosa fai tu per la società?

Oltre a tirare su, spero nel migliore dei modi, due figlie e a contribuire alla collettività con il lavoro che vendo per vivere, opero in associazioni o gruppi politici che mirano a dare alla vita di tutti gli uomini e donne lo stesso peso dal punto di vista della dignità. E lo faccio con la coscienza che tale disparità esiste e trae origine dalla divisione della società in due classi fondamentali. Spero di essere utile alla società nell’aiutarla a partorire un nuovo sistema di relazioni sociali tra gli individui non più basato sulla mercificazione e lo sfruttamento. E il giorno in cui questa trasformazione finalmente si attuerà, a dimostrazione che ho avuto ragione e non ho sprecato le mie energie, mi piacerebbe venga intitolato a mio nome un piccolo viottolo romantico di qualche città con sotto riportata la dicitura “operaio”.

 

Una bella esperienza che ti è capitata di recente

Mah di recente non mi viene in mente nulla. Risale a un anno fa esatto quando ho fatto un viaggio di 3 giorni a Londra per vedere un concerto e per staccare dalla famiglia prima della nascita della seconda figlia. In quei pochi giorni ho incontrato persone e situazioni molto stimolanti.

 

Oltre che informatico, sei anche un rocker – chitarrista e compositore. Cosa ti offre la musica?

Non sono mai riuscito a razionalizzare ciò che effettivamente mi offre la musica quando la suono se non il fatto che difficilmente riesco a farne senza. Quando suono al mio meglio sento che per i giorni a seguire mi sentirò più rilassato e soddisfatto. Un po’ come fare l’amore, forse.

 

Una passione culinaria

Nel cibo non c’è nulla che mi appassiona davvero. Trovo anzi un po’ nauseabondo il proliferare di trasmissioni televisive ed eventi legati al cibo a meno che non siano per riflettere sul fatto che stiamo perdendo la genuinità del prodotto.

 

La tua bevanda preferita

Ultimamente adoro farmi bicchieri di acqua liscia con l’aggiunta di uno sciroppo alla frutta.

 

Se non vivessi a Pavia, dove vorresti vivere in questo momento?

Premetto che non ho mai pensato di andarmene da Pavia, mai. Ci sono nato e cresciuto e mi sono diciamo così tagliato su misura per questa città. Sono così radicato che non potrei immaginarmi altrove. Ho avuto un paio di ragazze che abitavano lontano e che mi hanno posto la scelta di cambiare luogo, ma non mi ha mai conquistato questa idea. Ho preferito rinunciare a loro. Tra tutti i posti però Londra è quella che più mi ha attratto.

 

La musica o un libro che ti accompagna(no)

Non c’è un libro o una musica che accompagna abitualmente. Si sono avvicendati diversi libri e musiche nella mia vita. In questo periodo nel tragitto casa-lavoro sul treno mi lascio trasportare da letture di fisica sulla relatività generale. Mi affascina molto il modo di vedere le cose che cambia. In filosofia si dice paradigma. Ovvero tutto il sistema di opinioni e teorie accettate universalmente che crolla a seguito di nuove scoperte. Ecco penso che l’epoca che vivo rispetto alle precedenti sia molto ricca di questi mutamenti.

 

Un talento che hai e uno che ti manca.

Credo di avere un talento nell’improvvisare nella musica. Mi manca invece di poter spaziare in vari campi della scienza/conoscenza con disinvoltura per appagare la curiosità che ho.


Cosa hai imparato dalla vita?

Che non ha molto senso fermarsi all’indignazione morale. Ho avuto un’educazione cattolica che voleva questo: giudicare il male e individuare il bene. Stop. Alla fine mi sono ricreduto con Hegel che ‘tutto ciò che è reale è razionale’. Allora ho incominciato ad approfondire la razionalità che c’è dietro la più assurda delle cose ma anche la più bella. Non so però a che punto sia arrivato di questo approfondimento. La maggior parte degli stimoli più in voga scoraggiano questo sforzo e quando uno torna a casa stanco e in tv danno una partita di pallone …

 

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