François, manager relazioni VIP

 

La tua storia in dieci righe

Sono nato e cresciuto nelle montagne valdostane, tra campi di patate e castelli in cui passavo i miei pomeriggi; presto ho sentito la necessità di trovare strade nuove rispetto alle solite, e ho quindi intrapreso degli studi artistici, che mi hanno portato a Bologna, città che non ho mai vissuto realmente, a causa del troppo studio e lavoro. Dopo una laurea in Storia dell’Arte sono sbarcato a Venezia per la specializzazione e mi innamoro follemente, non solo della città. Da tre anni collaboro con una fiera d’arte contemporanea, lavoro che amo e che vorrei diventasse la base di un futuro, chissà.. Nella vita privata sono un monogamo seriale, solo storie travolgenti, spesso con finali altrettanto travolgenti. Amo l’arte, la cucina, la matematica e tante altre cose.

 

La relazione con la terra natia e con la parola natia che ti porti dietro – non importa dove sei. 

Vengo da una terra semplice, dura. Terra da cui sono fuggito; una fuga che in realtà è solo fittizia, perché non posso far altro che portare con me un orizzonte montagnoso che ha segnato la mia visione del mondo. Quell’orizzonte è molto netto, non come la pianura o il mare, dove gli elementi si confondono; una linea in montagna separa la luce dal buio, il vivibile dal sognabile, il bene dal male e forse questa nettezza ha segnato un carattere che è un po’ troppo rigido.

 

Hai recentemente iniziato una nuova esperienza professionale nel mondo dell’arte. Cosa ti sei perso e cosa hai invece raggiunto, in questo nuovo lavoro, al fine di trovarti un posto in questo mondo?

Proprio perché nato nelle montagne, il mondo è per me un luogo da conquistare lentamente e silenziosamente, come una vetta; per questo credo nel lento lavorìo, nello sforzo continuo e solitario. Io continuo a camminare anche se, sinceramente, non vedo né il sentiero, né la cima. Inoltre, come un buon paesano vivo una costante e a volte faticosa invidia per chi attorno a me ha successo, cosa che mi crea molte ansie.

 

Come pensi possa essere – se un domani deciderai per quest’opzione – iniziare un’attività imprenditoriale come produttore culturale? 

Ho tutta una serie di progetti sparsi nei vari cassetti; negli anni li ho visti realizzare da diverse persone, con risultati a volte stupefacenti, a volte no. La cosa più difficile per me è trovare il coraggio di aprire il cassetto e di mostrare il contenuto a qualcuno, mi vergogno molto delle mie idee.

 

Cosa ti offre la tua città e cosa le doni tu? 

Verona, al momento la città dove vivo, mi dà tutta la bellezza di cui sento il bisogno; io compenso arricchendo le gelaterie della città.

 

Una cosa bella, successa di recente? 

Una frase detta qualche giorno fa, in un momento difficile, un po’ sottovoce, un po’ imbarazzata, da una bella persona che ho la fortuna di avere accanto.

 

Puoi condividere con noi la tua passione culinaria?

Amo la cucina quando è spontanea e allegra; adoro le improvvisazioni e le combinazioni nate dalla necessità e dal caso. Detesto gli hobbisti del cibo e chi in generale vive la cucina come esibizione. La cucina è amore e memoria, quindi piuttosto che delle ostriche con crumble di zafferano, preferisco una mozzarella col ketchup, come qualche amico può ancora ricordare…

 

La tua bevanda preferita?

Non ho una bevanda preferita così come non ho un libro o un film preferito; anche se un buon bicchiere di Ripasso…

 

Il libro (o i libri) e la musica con te in questo momento? 

La distinzione, di Bourdieu e La vita erotica dei superuomini, di Marco Mancassola; mi piace variare.

 

In che modo cerchi di vivere “lentamente”, se ti piace farlo, in una città come quella in cui abiti? 

Al momento mi piace correre attorno alla città, lungo il fiume. Mi rallenta i pensieri (paradossalmente) e mi permette di vedere la vita con una velocità diversa. Le espressioni delle persone che incontro sembrano più intense.

 

Un talento che hai, uno che ti manca 

Avrei voluto essere un artista, ma ho sempre avuto l’impressione che mi mancasse qualcosa di fondamentale.

 

Cosa hai imparato, sin qui, dalla vita?

Che le cose più piccole possono avere un valore simbolico altissimo; è così che la mozzarella col ketchup è in grado di rievocare tutta una tavolozza di sentimenti.

 

Foto di copertina: Steve Sabella

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