Jeane Huang, Taipei

 

La tua vita in poche righe, con un pizzico dedicato alla tua infanzia e alle tue prime passioni

Sono nata e cresciuta in una graziosa, e piccola, cittadina chiamata Tuo Chen, si trova nell’area nord-orientale della contea di I-Lan a Taiwan, a soli dieci minuti in bici dalle spiagge e dalle montagne.

I miei genitori furono assegnati intorno alla metà degli anni 50 ad un progetto di breve periodo per la chiesa Cattolica (The Lazarists) di Taipei, la capitale di Taiwan, proprio in questa remota cittadina totalmente dedita all’agricoltura e alla pesca. Agli inizi, il loro compito era trovare un pezzo di terra per costruire la prima chiesa in stile,  con la cupola e tutto. Alla fine rimasero lì per il resto della loro vita lavorando sempre per la chiesa e per la congregazione. Io nacqui nella metà degli anni 60 e quindi la mia infanzia la passai tra preti olandesi e monache spagnole.

Taiwan era relativamente sottosviluppata negli anni 60 e 70. Ho quindi assistito ai grandi contrasti che scaturivano da una chiesa di occidentali in un contesto povero e rurale appena fuori la parrocchia. Ho passato molto tempo nella mia infanzia ad aiutare la chiesa a fare le candele sacre, a produrre vino rosso, a leggere la bibbia agli analfabeti, e a organizzare proiezioni di film, cosa quest’ultima che produsse nei miei anni successivi l’interesse per il cinema a livello professionale. Di quegli anni si potrebbe parlare di una sorta di Cinema Paradiso, il famoso film italiano, se si potesse adattare la sceneggiatura a quella prospettiva.

I libri, l’arte contemporanea, i film, i modi diversi di vivere e fare musica che i missionari europei portarono nei miei anni di gioventù hanno certamente formato una grande influenza sul fatto che amo così tanto le arti e la cultura.

 

 

La tua varietà di interessi nelle arti (e specialmente nel cinema come manager) è impressionante. Come hai iniziato questo ‘viaggio’ che sembra dominare in toto la tua vita?

La mia laurea fu in Letteratura Occidentale e poi presi il mio master in Management delle Arti e della Cultura alla Chulalorngong University in Tailandia

All’inizio della mia carriera avevo lavorato una volta per il dipartimento di diplomazia taiwanese ad Honolulu, Hawaii, per otto anni. Fu lì che mi resi conto che l’arte e la cultura sono i mezzi di comunicazione più efficaci se ti trovi ad operare in un ambiente in cui convivono background culturali e nazionali diversi. Dopo aver lasciato il servizio diplomatico ed essere ritornata a Taiwan al termine del 1990, capii che i mie interessi erano tutti nell’industria creativa e culturale. Lavorai a Taiwan News (poi chiamato China News), il più antico quotidiano in Inglese, nel dipartimento della creatività e della pubblicità ma allo stesso tempo ero anche una freelance per la loro redazione e scrivevo articoli di arte e cultura.

Un diplomatico che conobbi ad Honolulu divenne frattanto mio marito: ha servito quattro volte come ambasciatore. La vita dei diplomatici mi ha portato in Europa, Asia, nelle isole del Sud del Pacifico. In cambio, l’esperienza di vita in luoghi di culture differenti mi ha veramente arricchita e ha allargato le mie prospettive di vita. Quando, negli scorsi 20 anni, tornavamo a Taiwan tra un’assegnazione di sede ed un’altra, ho potuto dedicarmi ad esplorare altre possibilità di lavoro nel campo culturale.

Ho creato una nuova rivista taiwanese in inglese che si occupa di cultura e arte per il nostro National Cultural Association per selezionare la nostra cultura ed introdurla al grande pubblico.

Dopo ho unito le forze con l’International Arts Festival del Taiwan Performing Arts Center organizzando e promuovendo le produzioni di arte performativa. Dopo il ritorno dalla Tailandia nel 2010, ho deciso di fondare la mia agenzia di consulenza e di management culturale per aiutare più artisti, registi e scrittori a realizzare i loro sogni senza doversi preoccupare delle noie produttive.

Sono poi stata invitata dal governo della città di Taipei ad assumere il ruolo di direttore del Taipei Film Festival nel 2014 principalmente per rivitalizzare il festival e riqualificare il suo marchio.

Dopo due anni e mezzo ho raggiunto l’obiettivo e ora ricomincio il mio lavoro nel management culturale, che include pubblicazioni di settore, un film festival, due festival musicali e la curatela di molte mostre d’arte. Tuttavia, siccome spesso mi chiamano come giurato ai film festival oppure a presenziare proiezioni nei vari film festival in giro per il mondo, sono fortunata che ancora posso andare in giro in tanti luoghi diversi e …incontrare persone interessanti come Diana di Slow Words (wow, grazie Jean, il piacere è tutto nostro, siamo noi ad essere stati fortunati ad incontrarti!)

 

 

Perché Taipei e l’Asia? Cosa ti da e cosa ti sembra di dare in cambio ancora oggi?

Taiwan è un luogo dove vi è una reale libertà di espressione, specialmente nell’industria creativa. Lì non esiste alcun tipo di censura. E specialmente Taipei è una grande culla per tutto questo.

Il mio lavoro consiste assicurare il miglior ambiente produttivo possibile per gli artisti ed i filmmaker con cui lavoro. Ci sono moltissime cose straordinarie che stanno accadendo in Asia, oltre quei capitali apparentemente infiniti che sembrano fiorire attorno alle arti. Ciò detto, ci sono ancora alcune aree da migliorare, soprattutto nel mettere al centro della creatività cose come l’autenticità e l’originalità.

 

 

Una delle tue ultime creature è l’Urban Nomad Film Festival che si svolte a Taiwan, ormai arrivato a 16 edizioni annuali: è l’unico festival che si occupa di comunità e dell’etica DIY (do it yourself). E’ interamente finanziato dai suoi spettatori e non riceve alcun aiuto dalle autorità. Mi sembra un’idea grandiosa e vorrei saperne di più…magari si tratta di un sogno che si realizza…oppure di un evento culturale che riempie un vuoto, una nicchia, nell’enorme ed aggressivo panorama dei film festival?

Qualsiasi progetto culturale od artistico che venga finanziato da autorità ufficiali deve fare i conti con un certo grado di compromessi. E’ un vero dilemma. Noi abbiamo cercato la libertà e la totale indipendenza.

L’Urban Nomad Film Fest è stato fondato da due americani che vivono a Taiwan da lungo tempo, David Fraizer e Sean Scanlan, sono loro i veri eroi dietro il progetto. Io mio lavoro è soltanto quello di fare in modo che il festival va bene ogni anno, sia selezionando bei film sia occupando dei fondi. Il festival è creato per portare al nostro pubblico uno spirito di amore per il cinema vissuto in modo libero e informale. Da due anni a questa parte, abbiamo anche lanciato un evento all’aperto della durata di due giorni che accade due settimane prima dell’inizio del festival. E’ diventato, oggi, uno dei festival musicali più frequentati di Taipei.

 

 

A proposito dell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia (dove ti abbiamo fortunatamente incontrata, eravamo insieme alla proiezione di Angels wear White di Vivian Qu): alla fine ti sei trovata d’accordo sulle scelte della giuria?

Se non è così, quali altri film avresti premiato oppure quali avresti importato nei tuoi film festival?

Certo, non sono sempre d’accordo con i premiati dei vari film festival. Parlando sinceramente, ci sono un sacco di fattori – non detti – e talvolta anche questioni politiche che pesano sulla scelta dei vincitori. E di sicuro, il parere del pubblico spesso differisce molto da quello dei giurati. Ad ogni modo, bisogna avere fiducia nel lavoro delle giurie. Non ho visto tutti i film premiati questa volta. Ma su quelli che ho visto, mi trovo d’accordo. Ad esempio, giusto per parlare di alcuni, pienamente soddisfatta del premio per la migliore sceneggiatura Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh e Miglior Giovane attore a Charlie Plummer per Lean on Pete.

Le selezioni per Urban Nomad sono, diciamo così, meno mainstream e sono sempre relativi ad argomenti unici. Per esempio, per il nostro festival andrebbero bene film come Human Flow di Ai Wei-Wei oppure CODA sulla vita attuale del compositore  giapponese Ryuichi Sakamoto di Stephen Nomura Schible.

 

 

Tu come lettrice: che luoghi, che bisogni, che modi

Sono fortunata a poter leggere sia in cinese che in inglese. Leggere (libri di carta) è sia un’abitudine giornaliera sia una catarsi. La poesia è il mio genere preferito. Per me la poesia è l’ultima forma d’arte. Adoro correre con le rime e le metafore più e più volte. E guardo i film allo stesso modo.

Non leggiamo e scriviamo poesia perché è carino. Leggiamo e scriviamo poesia perché siamo parte della razza umana, e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, finanza, ingegneria, tutte queste sono nobili discipline necessarie a sostenere la vita. Ma la poesia, la bellezza, i flirt, l’amore, queste sono le cose per cui vale la pena vivere.” (Dead Poet Society, 1989).

 

 

Il libro (e la musica) con te ora

The Man with the Compound Eyes di Wu Ming-Yi (Taiwanese)

e.e. cummings poem collections

Musica: Damien Rice, l’album con “O”

 

 

Cibo e bevanda preferiti

Frutti di mare e vini rossi

 

Dove ti vedi tra dieci anni?

La risposta è nella domanda successiva

 

 

Che strategia hai per decelerare, se ti piace di tanto in tanto andare più lentamente qui e lì? E, per caso, ha anche un posto secreto dove andresti?

Come vedi, affondo sempre nell’azione (se ascolto come mi descrivono quelli che mi circondano), ho sempre questo spirito del ‘si può fare’ che mi spinge a fare quello che ho promesso, investendo tutte le mie energie a rendere le cose fattibili e poi a godermi i risultati. Non sono una battitrice sola, sono piuttosto un membro di un team ma le conseguenze di questo possono essere una valanga di offerte e di richieste. Quindi, sì, voglio rallentare e il posto segreto sarà Praga, una città meravigliosa dove una volta ho vissuto per quattro anni e che ho amato alla follia. Mi vedo lì, a dieci anni da adesso.

 

 

Cosa hai imparato sin qui dalla vita?

Che è troppo corta e che poi muori.

“carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, fate della vostra vita una cosa straordinaria!” (Dead Poet Society, 1989)

 

 

Per saperne di più su Core Cultural: www.corecultural.com

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