Marwa, Reggio Emilia

 

La tua storia in poche righe, iniziando veramente da dove comincia

 

Nasco 32 anni fa ad Alessandria d’Egitto da genitori egiziani, ho una bambina di 5 e ne sono molto fiera! A circa 2 anni e mezzo vengo in Italia, tra Modena e Reggio (dove poi ci siamo stabiliti e da lì ho fatto tutte le scuole dell’obbligo nella città in cui tuttora vivo).

 

Mi sono laureata in lingue (inglese e francese) ma ho approfondito la mia lingua madre (arabo classico) ed il persiano, una straordinaria lingua per la sua commistione con l’inglese (è una lingua indoeuropea!). Ho amato molto tornare all’origine dello studio soprattutto della mia lingua madre, trovando in questa nuova relazione con essa una profondità inaspettata e densa di enormi significati.

 

Subito dopo la laurea ho iniziato a lavorare dove sono adesso e quindi, sin da allora, mi occupo di interculturalità (Marwa è responsabile dell’educazione interculturale per la Fondazione Mondinsieme del Comune di Reggio Emilia).

 

 

Il Ramadan è finito da non molto. E tu l’hai partecipato come membra della tua comunità religiosa. Ci potresti raccontare qual è l’odore più dolce ed il sapore più delizioso per te quando sei in questo momento dell’anno che definirei più una sorta di pausa, o vacanza, dall’abbondanza che infliggersi una privazione…

 

Sono d’accordo con te, anche io la penso così. Quando centellini qualcosa ti rendi conto della sua preziosità e della sua unicità, il Ramadan ci permette di entrare dentro noi stessi e più coscientemente nella relazione con quello che ci circonda – cibo e silenzio compresi. Non la vedo come una privazione, quindi, il fatto di non mangiare fino al tramonto.

 

Se mi chiedi quale sapore o quale odore, ti rispondo forse con qualcosa che ti sembrerà strana: l’acqua. So che è la sostanza inodore ed incolore per eccellenza ma quando la bevi solo dopo molte ore, le riconosci un profumo croccante ed una consistenza straordinaria. Credo sia la cosa più buona al mondo, a prescindere.

 

 

Lavorando nella diplomazia multiculturale da molto tempo – e quindi creando ponti ogni giorno, tra persone – puoi raccontarmi qual è il traguardo più importante che hai raggiunto sinora?

 

Sai, il nostro lavoro è molto particolare e mi fa piacere che tu lo definisca così. Tante volte la politica non riesce a raggiungere il livello di mediazione con una ricaduta immediata e pragmatica come la mediazione interculturale. D’accordo parliamo di livelli molto diversi ma…

 

Io penso che spesso alcune politiche siano anche particolari in negativo…per non dire pericolose, ma non voglio interromperti…

 

Ogni giorno abbiamo una pluralità di sfide sul territorio e in questi anni ancora di più. Posso sembrarti banale ma per me il traguardo più importante è quando qualcuno è messo in grado di riconoscere la posizione dell’altro. Non dico accettarla, ma riconoscere anche qualcosa di molto diverso da se’ che prima non si sarebbe nemmeno preso in considerazione o che si sarebbe rifiutato a prescindere.

 

Immagina le chiacchiere molto low profile, quelle che ascolteresti in fila dal dottore o al bar: in quei casi spesso c’è l’ambiente rivelatore di stereotipi e posizioni quasi da roccaforte. Quando incontro persone che non mi accetterebbero mai per quello che sono ma che in qualche modo sono venute in contatto con qualcosa che ha fatto loro aprire gli orizzonti e comunque riuscire ad avvicinarsi e cogliere l’altro (pur rimanendo su posizioni distanti) io penso che abbiamo fatto un buon lavoro.

 

 

E una cosa bella capitata sul piano più personale

 

Partecipare ad uno spettacolo. Il debutto a teatro, pochi giorni fa. Faccio parte di un gruppo e a questo percorso mi sono dedicata molto. Adoro recitare e ballare. Riuscire a trasmettere con altri linguaggi i messaggi sulla diversità che tratto ogni giorno.

 

 

La musica ed il libro con te adesso?

 

Di sicuro la musica tradizionale africana. Viene proprio dalla pièce che abbiamo portato in scena adesso. Sai, mi colpisce qualcosa di straordinario che viene da quella tradizione: si danza con i piedi nudi, perché non siamo alberi – fissi e radicati – ma flussi in movimento.

 

Sono affascinata dalla filosofia Ubuntu di Mandela. E sono appassionata ai Monologhi della Vagina. La ragione per quest’ultima scelta è soprattutto dettata dall’attuale ruolo della donna, troppo esibita in alcune parti del mondo e troppo celata o brutalizzata in altri mentre nei Monologhi trovi esattamente una valorizzazione del ruolo e del corpo femminile che dovrebbe essere un’esperienza corrente – al di là di posti, usi e religioni.

 

 

Il cibo più delizioso e i drink che preferisci?

 

Tra cucina italiana ed egiziana è molto …molto difficile scegliere, sono entrambe fantastiche e ricche di spunti! Se devo scegliere una pietanza, ho un debole per la pasticceria ed in genere i dolci del sud Italia.

Bevande: soprattutto in questa stagione, adoro infusi di zenzero, menta e adoro il carcadè.

 

 

Dove vai, se ti piace farlo, per rallentare o per vivere lentamente?

 

Decisamente al mare. Adoro la vastità dell’orizzonte visto dalla spiaggia e credo la sua attrazione su di me sia dettata dal fatto che sono nata in una città di mare, e grande porto, come Alessandria d’Egitto. Non trovo nulla di meglio che caricare libri e musica con me e partire per cercare il mare.

 

 

Cosa hai imparato fin qui dalla vita

 

Forse ancora troppo poco. Ma se dovessi dirti almeno una cosa, ad ascoltare gli altri e a comprenderli per come e per dove sono. Credo che questo sia il sale della vita.

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