Mary, Hobart

 

La tua storia in poche righe, inziando davvero dall’inizio – la tua nascita, la famiglia, le prime scelte, i primi passi

Nasco ad Adelaide (Australia del Sud) da genitori olandesi che migrarono qui negli anni 50 con i loro quattro figlioletti. Il mio primo lavoro fu nel campo delle disabilità, a contatto con pazienti disabili mentali. Nel 1996 mio marito ed io decidiamo di trasferisci ad Hobart (Tasmania), cambiando le nostre carriere. Io mi sono messa di nuovo a studiare, specializzandomi in studi librari e dell’informazione ed ho iniziato a lavorare in diverse biblioteche qui ad Hobart, ho anche collaborato ed insegnato al corso per bibliotecaio al TAFE. Nel gennaio del 1999 metto al mondo mio figlio. Nel novembre 1999 inizio a lavorare nel piccolo Moorilla Museum of Antiquities. Di proprietà di David Walsh, questo avamposto è divenuto, crescendo rapidamente, il Museum of Old and New Art (Mona), dove dirigo la biblioteca.

 

 

La Mary lettrice: metodi, luoghi, bisogni?

 

Come lettrice ho gusti davvero eterogenei – mi piace qualsiasi cosa dai misteri degli omicidi alla fiction scientifica fino al fantasy e leggo anche di biografie, storia, scienza, arte e cultura popolare. Mi assegno una disciplina scegliendo i generi a rotazione – ad esempio un romanzo, poi un libro di saggistica popolare, poi qualcosa di più accademico prima di premiarmi con altre storie! Posso leggere ovunque, in qualsiasi momento e leggere è ciò che mantiene il mio cervello attivo.

 

 

Il mondo editoriale oggi è lento e furioso al tempo stesso, si svolge su una pluralità di piattaforme (libri istantanei, pdf online con teaser multimediali): che è successo alla tua professione di bibliotecaria – che eserciti forse nel museo privato più interessante del mondo, il MONA, appunto, in Tasmania?

Senti spesso parlare di come le biblioteche sono costrette a cambiare, quindi anche noi! Ad essere onesta tutto questo mi fa strano e al contempo mi diverte – dato che le biblioteche ed i loro addetti sono sempre stati soggetti ai cambiamenti. Anzi sono abituati perché hanno le capacità per valutare le informazioni e trasformarle in conoscenza utile – e spesso in saggezza. E’ molto riduttivo pensare alle biblioteche come luoghi dove trovare soltanto libri – non lo sono ed in verità non lo sono mai state. Le prime bibilioteche erano piccole stanze riempite con tavolette di argilla, le successive erano attrezzate per le pergamene, poi per i codici ed infine per i libri. Ed ora anche per i computer, i tablet (è come un ciclo che si compie). Il nostro lavoro si concentra sull’immagazzinare le informazioni (su ogni formato) e renderle utili – quindi la pluralità è la nostra norma. La biblioteca del MONA è speciale perché è molto tradizionale nel suo nucleo: una collezione meravigliosa di libri. Tuttavia, utilizziamo ampiamente le ultime tecnologie per fare ricerche e per gestire la nostra collezione. Siamo fortunati a poter lavorare sui migliori aspetti del processo bibliotecario. Ogni giorno ci porta nuove sfide e nuova frenesia.

 

 

E qual è stato il maggiore momento di soddisfazione per le eccezionali quantità di persone che la vostra biblioteca riceve in visita?

La biblioteca in verità riceve solo una frazione dell’incredibile quantità di visitatori che ogni giorno arrivano al MONA, per la precisione il 10%. Una delle cose più belle per me al lavoro è scoprire quante persone non abbiano idea che le gallerie ed i musei sono dotati di biblioteche. Ed impieghiamo molto tempo a spiegare loro perché esistiamo. Dall’altro lato, molti dei nostri visitatori vengono proprio per la biblioteca, per godersi le nostre collezioni ed è meraviglioso ricevere i loro commenti entusiasti. La cosa migliore che possa capitarti da bibliotecaria è quando senti che i tuoi lettori si son fatti delle opinioni sul museo e sulle idee del fondatore, David, proprio attraverso la nostra collezione.

 

La biblioteca che dirigi è strettamente orientata su alcuni temi e sicuramente governata dalle passioni del uso fondatore, cioè David Walsh che si è inventato il suo museo. Lui è stato un appassionato di biblioteche pubbliche e ha passato tantissimo tempo da giovane a riempirsi l’anima grazie ai libri gratiuti (dato che a quel tempo non era ricco e non poteva comprare tutti i libri che voleva, vero onnivoro, e che sarebbe stato capace di leggere). E’ quasi un memento mori, un esempio più che unico, insomma un caso tra tutte le biblioteche di musei, crediamo. E, detto questo, è anche più seminale di ogni altra pubblica risorsa con cui ognuno potrebbe migliorare la sua vita.

Come ti relazioni a tutto questo ogni giorno per trovare il modo migliore per alfabetizzare i lettori in questo posto speciale, e più in generale per rendere gli altri più consci del potere delle parole scritte?

Come ti dicevo prima, spendiamo un sacco di tempo della nostra giornata a raccontare le origini e la funzione di questa biblioteca. Di solito li coinvolgiamo in conversazioni assai ponderate e sembra funzionare. Tristemente, sembra che molti perdano quella sorta di attaccamento al libro e alle biblioteche quando terminano gli studi; è carino incoraggiarli di nuovo ad esplorare i nostri scaffali nella speranza che questo possa ispirarli a ricominciare a leggere. Noi accogliamo ed incoraggiamo anche i gruppi di scolaresche ed i ricercatori ad usare la biblioteca e li assistiamo in ogni modo possibile.

 

 

Che posto occupa (o vorresti occupasse) la scrittura creativa nella tua vita domestica e privata?

Sei anche una scrittrice?

Purtroppo non passo molto tempo a scrivere, e la scrittura creativa dovrebbe avere un ruolo molto più grande nella mia vita. Per fare questo dovrei però passare molto meno tempo a leggere!

 

Oltre a lavorare con i libri ogni giorno, li collezioni anche?

Gli scaffali traboccano e ho almeno quattro pile di libri che aspettano di essere letti – immediatamente! Cerco di andare ad ogni presentazione che avviene ad Hobart e mi piace collezionare le copie firmate di nuovi libri in questo modo. Ma andando a così tanti lanci, mi espongo anche a libri su soggetti che vanno molto oltre le mie scelte classiche.

 

Ed il più importante traguardo raggiunto dopo così tanti anni alla biblioteca del MONA?

Appena iniziai a lavorare alla collezione, avevamo circa 1200 titoli. Ora ne abbiamo 11.800 e circa 1200 in procinto di essere archiviati e catalogati. Non è tuttavia il numero che importa, ma con questa enorme quantità che vedi, la collezione ha sviluppato una personalità ed una vita propria, sono veramente felice di vedere come cresce e come sia ben conservata e nello stesso tempo così accessibile alle persone, sono anche felice che rifletta intensamente gli interessi di David Walsh.

 

Una cosa bella capitata di recente a livello personale?

I 18 anni di mio figlio ed il fatto che sia stato accettato all’università. Professionalmente, l’inaugurazione dell’ultima mostra qui al museo, che è stata incredibile, la mostra si intitola On the Origin of Art, incredibile! La mostra stessa è straordinaria, ovviamente, ma la sera dell’inaugurazione è stata divertente e straordinaria!

 

Cosa ti dona la tua città e viceversa?

Hobart è sicura ed è un luogo meraviglioso dove vivere, ci trovi delle persone meravigliose, ottimo cibo e cultura. E’ anche un posto rilassato e questo significa molto per me. Io le dono la mia devozione.

 

La tua passione culinaria?

Risotto ai frutti di mare o uno stir fry con un sacco di verdure verdi. Pietanze con un po’ di tutto da condividere!

 

E il tuo vino o la tua bevanda preferita?

Mi piace assaggiare diversi vini – e uno degli aspetti positivi su questo punto di vivere in Tasmania è che qui ce ne sono di fantastici da provare! Il prosecco è diventato molto famoso qui da noi di recente ed è divertente esplorare i diversi a disposizione!

 

La musica con te adesso?

Diversi album, qui nello stereo dell’auto. Talking Heads, Elbow, Caro Emerald, Ben Salter, Twenty-One Pilots e Macklemore.

 

In che modo cerchi di vivere lentamente, se ti piace, in una città come la tua?

Hobart è vivere lentamente – rilassarsi, gioire, respirare. Vivo in uno dei quartieri vicino al mare e posso sempre andare a trovare la pace ascoltando le onde infrangersi.

 

Un talento che hai, uno che ti manca?

Una memoria eccellente. Inoltre vado dritta al cuore dei problemi e li risolvo. Mi sarebbe piaciuto imparare a suonare il piano o la chitarra quando ero ragazza.

 

Cosa hai imparato sin qui dalla vita?

La lezione più importante è non farsi governare dalla paura, non aver paura di provare, viaggiare, spostarsi, prendere iniziative.

Frank Herbert, nella sua serie Dune, scrive che ‘ la paura è l’omicida della mente’ e quanto è vero. Sii coraggioso e vivi.

 

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