Odore di Sogni

Tre seggioline verdi, di plastica, una sopra l’altra. Ne prende una e la mette accanto al divano. I lembi di un foulard verde che ricopre il divano scivolano a terra.

“Il mio letto saharawi” dice. Scosta il divano e mi invita a sedermi. “Facciamo un tè, un tè saharawi?”

Ha gli occhi profondi come la notte e il viso paffuto ride, incorniciato dai capelli stremati dalla cheratina.

“Quando ero piccola avevo i capelli riccissimi, tipo afro – iniziò.- La prima volta che sono arrivata in Italia me li hanno tagliati corti come a un maschietto. Succede spesso che ai bambini arrivati in Occidente vengano tagliati i capelli, per togliere i pidocchi.”

Accende un fornellino portatile e vi mette a scaldare una piccola teiera color muschio riempita di acqua, zucchero ed erbe del tè.

“Vivevo nella daira di Mabhes nella wilaya di Smara. Le daira sono come le nostre cittadine e le wilaya sono i nostri quartieri. All’interno di ogni daira vi sono più o meno sei wilaya e all’interno di ogni wilaya un ufficio anagrafe e delle zone di amministrazione affidate alle donne. In queste zone di discussione le mamme si ritrovano e decidono l’accoglienza dei bambini negli Stati europei durante l’estate. Quando vivi nel deserto il caldo nei mesi estivi è folgorante e le cure degli ospedali da campo sono insufficienti per mantenere un figlio in salute. Poco importava che vent’anni fa nei campi profughi nessuno avesse un cellulare per sentire il figlio in Occidente, una madre è contenta che tu sia scelta per andare via dai campi per qualche mese.”

Salima prende quattro bicchierini di vetro da una vaschetta del gelato che fa da contenitore, li dispone in fila su una delle seggioline verdi e ne riempie uno con l’acqua che aveva fatto scaldare.

“Immaginati di essere in queste grandi scuole improvvisate nei campi profughi e di vedere arrivare dei volontari europei, che vestono i nostri turbanti per proteggersi dal caldo. Ci sono tantissimi bambini e loro li fotografano tutti, ti schedano, ti chiedono come ti chiami. Il Polisario, il fronte di liberazione che ha creato la Repubblica Saharawi in Algeria, decide chi ha il privilegio di andarsene via qualche mese d’estate. La scelta ricade sempre tra i bambini dai sei ai dieci anni e quell’anno presero tutti i bambini nati nel 1987, più qualche altro bambino con dei gravi problemi di salute. Io fui inserita in un gruppo che aveva il visto per partire per la Spagna. Venne l’accompagnatore a conoscermi, era un ragazzo saharawi alto e magro, che aveva passato qualche anno a Madrid. Le mamme si raccomandavano perché si prendesse cura di noi durante l’estate.”

Salima sposta l’acqua marrone del tè da un bicchierino all’altro. Riempie di nuovo la teiera color muschio e riaccende il fornellino.

(…)

Maria Chiara Boldrini, 2014.

Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autrice e della Fondazione Premio Campiello, l’incipit del racconto Odore di Sogni, primo premio Campiello Giovani 2014. Per informazioni o per chiedere di leggere l’intero racconto: http://www.premiocampiello.org/

 

L’immagine scelta per questo racconto è di Viviane Sassen (1972, Amsterdam), per scoprire di più su questo lavoro (e sulla nostra scelta per accompagnare Odore di Sogni), guarda l’intervista in inglese all’artista.

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