Perché uno scriva è una domanda che mai si risponde con semplicità, me lo sono chiesta spesso anche io. Penso che uno scriva perché deve crearsi un mondo in cui vive. Io non potevo vivere in nessuno dei mondi che mi venivano offerti – quello dei miei genitori, quello della guerra, quello della politica. Dovevo crearmi il mio, come se fosse un clima, un paese, un atmosfera in cui respirare, regnare, in cui ricreare me stessa quando venivo distrutta dalla vita. Credo che in fondo queste siano le ragioni per ogni lavoro d’arte.
Scriviamo anche per innalzare la coscienza che abbiamo della vita. Scriviamo per incantare, lusingare e consolare gli altri. Scrivamo per fare le serenate a quelli che amiamo. Scriviamo per assaporare due volte la vita, nel momento e quando lo ricordiamo. Scriviamo, come Proust, per trasformare tutto in eterno, e per persuadere noi stessi che lo sia. Scriviamo per essere in grado di trascendere la nostra vita, per agguantarla al di là di essa. Scriviamo per insegnarci a parlare con gli altri, per registrare questo viaggio nel labirinto. Scriviamo per ampliare il nostro mondo quando ci sentiamo annodati, costretti, o soli…Quando io non scrivo, sento il mio mondo restringersi. Mi sento in prigione. Sento di perdere il mio fuoco ed il mio colore. Dovrebbe essere una necessità, come il mare ha bisogno di gonfiarsi, e io lo chiamo respiro.
Fonte: http://hellopoetry.com/anais-nin/