Supplica a mia madre

E’ difficile dire con parole di figlio

ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,

ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: 
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata 
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame 
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
 sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso

alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,

l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione

di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.

Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

 

da Poesia in forma di rosa (1961-1964), Garzanti, Milano 1964

L’illustrazione è un’immagine catturata da Slow Words durante una visita al Chelsea Physic Gardens di Londra dove questa poesia è stata riletta, e quindi scelta per le vostre letture

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