Tattoo Tim, opera d’arte a vita

A Tim piacciono i tatuaggi fino al punto di ospitarne uno che ricopre interamente la sua schiena – una madonna assai kitsch circondata da rose ed altri disegni (esattamente quello che si vede nella foto di copertina di questa intervista). Disegnato dall’artista belga Wilm Delvoye, che lo ha anche firmato, il tatuaggio è stato eseguito da un tatuatore svizzero – Matt (Black Arm, braccio nero) Powers. In 40 ore.

 

Dopo questa scelta, Tim è un’opera d’arte vivente dato che ha venduto sia il suo corpo che parte del suo tempo (attraverso una galleria). Una volta morto, la pelle della sua schiena tatuata sarà restituita al suo proprietario (attualmente è un collezionista tedesco della sua stessa età, i due si conoscono bene).
Per quanto questo atto resterà unico nella intera storia dell’arte e del suo mercato (per il momento lo è), Tim (che è un donatore d’organi) ha come obbligo per il medesimo atto di compravendita, di esporre sé stesso per tre volte l’anno tutta la sua vita. Girato di schiena (nuda), sedendo su un piedistallo come un’opera inanimata, sei giorni la settimana per molte ore, quelle in cui tradizionalmente un museo è aperto. Fino ad ora ha girato tutto il mondo, esponendo in musei molto famosi, tra cui anche il Louvre.

 

 

Ci racconti di più della tua vita prima di diventare un pezzo d’arte, appunto ‘a vita’? Ci piacerebbe sapere di te, tutto quello che ti va di dirci, infanzia compresa!

 

Ho avuto una buona infanzia, ho un fratello minore ed i nostri genitori ci hanno cresciuto nel migliore dei modi possibili. Abbiamo viaggiato molto e siamo cresciuti in un ambiente sano e sicuro, frequentando scuole private ed avendo sempre tutto quello che volevamo. Ma quando ero più giovane, ho capito che quello che davvero importa è collezionare quante più storie possibili. La vita è come un libro e tu devi scriverne i capitoli. Quindi ho sempre cercato di fare quante più esperienze possibili, provando tutto almeno una volta. Ho fatto tutti i lavori, viaggiato ovunque, incontrato chiunque, provato tutte le droghe, la felicità e la tristezza al meglio delle mie possibilità. Sempre verso la piega più estrema. Ho fatto milioni di domande e spesso non importava veramente la risposta.

Ho sempre voluto trovare un gruppo di persone con cui potermi sentire a casa. La musica, lo sport, i tatuaggi, le droghe, le paure, le cose spirituali. Ma alla fine qui o lì qualcosa finiva per stufarmi. Tranne l’arte. Con l’arte mi sento a casa. E’ un posto che non ha praticamente limiti. Grandi storie, persone uniche, bellissime. Vere.

 

 

Ci puoi dire della tua vita dopo la decisione di diventare un’opera per sempre?

 

Wim Delvoye e questo progetto hanno di fatto aperto la porta su un mondo a me sconosciuto. Mi era sempre piaciuta l’arte ma non ero un creativo. Da un giorno a quell’altro ho avuto immediatamente accesso a tutte queste persone incredibilmente creative ed al loro pianeta. D’improvviso ne sono diventato parte. Fino ad ora, tuttavia, mi sono sempre sentito un osservatore. Che dall’esterno guardava dentro. Dopo dieci anni, adesso io sono ‘TIM’. Di Wim Delvoye.

Ho il mio ruolo in questo circo bizzarro. L’esperimento funziona. Mi piace anche il fatto che per tutta la mia vita non cambia ne’ l’opera ne’ quel che faccio. Il tatuaggio invecchierà e io siederò lì fino a che morirò.

 

 

Come fai a conciliare il resto della tua vita con gli intervalli in cui è stabilito che devi girare il mondo per essere ‘in mostra’?

 

Per i primi dieci anni il progetto era solo una piccola parte della mia vita. C’erano suppergiù due mostre per pochi giorni l’anno. Era facile organizzare quindi la mia vita lavorativa attorno ad esso. Dalla mia seconda mostra al MONA (Museum of Old and New Art) sembra che ‘sedere sui piedistalli’ è quel che farò per i prossimi anni. L’opera ha senso per me se un giorno potrò vivere di questo su vari piedistalli. Adesso sembra finalmente stia prendendo questa direzione. Quindi, ciao ciao lavori classici. Ciao ciao casa. Basta uno zaino e un itinerario che scorre verso varie istituzioni dove siedo per un paio di mesi alla volta.

 

 

Qual è il trucco per restare concentrati per tante ore al giorno sedendo fermo in un posto?

 

Di solito siedo per 5 ore, sei giorni a settimana. Prendo 15 minuti di spacco per sciogliere i muscoli ogni ora. In questo periodo trascorso al MONA, è stato più semplice del previsto. Potevo vedere le persone al museo, quindi avevo parecchie cose su cui concentrarmi, a cui guardare. Quando guardo per tante ore un muro è differente. I primi quindici minuti li impiego ad entrare nel giusto set mentale, i successivi 30 cerco di stare lì e gli ultimi 15 di ogni ora sono sempre soltanto dolore. Mentale e fisico. Faccio la stessa cosa ogni giorno ma è sempre differente tutte le volte. E dipende sempre da come mi sento e da se posso lavorare con ciò che provo. Alcuni giorni sono stupendi. Altri un inferno….

 

 

Hai mai messo in discussione la validità di questo contratto a vita? Se sì, con che tipo di risultati?

Che posizione avresti qualora il lavoro andasse in asta e quindi tu cambieresti ‘proprietario’?

 

Non ho mai messo in discussione il contratto, sono molto felice di essere con Rik Reinking in qualità di mio ‘proprietario’. Ma mi piace anche l’idea dell’asta, dove all’improvviso il ‘pezzo’ appartiene a qualcun altro. Fino a che sono in vita posso raccogliere le storie scritte da quest’opera. Più ne saranno, più sarò felice. Non posso essere forzato a fare nulla che non voglio, per contratto. Ma voglio onorarlo e quindi fare questo finché muoio.

 

 

Cosa hai provato quando hai cambiato il modo di esibire il tuo corpo nei musei, per esempio penso alle ‘interviste video’ o alle guide di te stesso al MONA? Come hai ideato questa nuova forma di ‘comparsa’?

 

Faccio i ‘Tattoo Tim Talks’ soltanto al MONA. In tutte le altre istituzioni siedo immobile e basta. Ma quando sono arrivato al MONA per la prima volta nel 2011 per quattro mesi, sapevo che avrei dovuto fare qualcosa per connettermi alle persone oppure sarei impazzito a guardare il muro tutto il giorno. Ho pensato che nessuna opera avrebbe potuto ‘raccontare’ la sua storia tranne me. Quindi ogni giorno avrei parlato con un gruppo di persone della mia storia dalla A alla Z ed è stato ed è fantastico. In questo modo riesco a stabilire una connessione personale con i visitatori. E loro possono interagire per la prima volta con il ‘contesto’ di un’opera. Win-Win! Ad ogni anno che passa, vedi che la storia cresce e le persone tornano ad ascoltarla di nuovo per sapere cos’altro è accaduto nel frattempo. E quindi ‘TIM’ ha una nuova prospettiva, un altro risvolto in un progetto complesso e semplice allo stesso tempo.

 

 

Altri artisti ti hanno mai chiesto qualcosa per avere ispirazione?

No.

 

 

Hai già pensato di scrivere un libro o un’altra forma di scritto sulla tua storia? Che relazione hai con il raccontare e più in generale con la scrittura creativa?

 

Non sono uno scrittore ma uno che racconta piuttosto bene. Penso sia una forma d’arte molto importante. Parlo di ascoltare e creare la storia nella tua testa per la voce di qualcun altro. Non parlo di musica, video, luci, effetti – solo parole. Mi piace poter sperimentare qualcosa per 70 minuti con persone che non conosco e che quando ho finito è finita. Mi piace che questa cosa rimanga nelle loro teste. Che esista solo nel momento. Non per trattenerla o per scriverla o possederla. Mi piace moltissimo e vorrei restasse così, in questo modo, per sempre.

 

 

Che posto occupano gli audio-libri nella tua vita? Se ce l’hanno, in che modo li cerchi e quali sono i tuoi preferiti?

 

Sul piedistallo non ascolto audio-libri. Concentrarsi sulle parole richiede troppa energia e mi stancherei subito. Sai, non addormentarsi è fondamentale in quello che faccio. Quindi per la maggior parte del tempo ascolto musica heavy-metal: Slipknot, Slayer, Pantera, Metallica, etc. L’energia ed il potere che mi viene trasmesso da questa musica mi tiene sveglio e vigile. E’ un contrasto straordinario: sedere immobili e non muoversi per tutto il giorno con quella musica nelle orecchie. Inoltre, preferisco leggere che ascoltare i libri.

 

 

Allora tu come lettore ‘classico’: che posto occupa la letteratura ed il libro di carta nella tua vita? Ed il libro e la musica con te ora che conversiamo?

 

I libri e la lettura sono estremamente importanti per me. E’ così raro oggi confrontarsi con il silenzio, sottratti all’impulso visivo costante. Penso che leggere sia come meditare. E io poi adoro i libri fisici, quelli di carta. Mi piace portarli con me e mi piace il modo in cui cambiano quando li leggi. Non uso ad esempio gli e-reader. Sono minimalista nella vita. Possiedo uno zaino, dei vestiti, un materasso gonfiabile e un sacco a pelo. Oltre a dozzine e dozzine di scatole piene di libri…Sono tutte in un deposito a Zurigo. I libri sono gli unici oggetti materiali che m’importano. Quando non sono esposto su un piedistallo, non ascolto musica. Vado ad un sacco di concerti, anche ora che sono stato ad Hobart nel mio tempo libero, ma questa è la mia quantità di musica. In questo momento ho tra le mani un libro di istruzioni per fare agricoltura sulle montagne svizzere.

 

 

Tu come artista e collezionista: c’è o ci sarà spazio nella tua vita per l’arte come interprete o come colui che la compra?

 

Non mi considero un artista. Sono la cornice temporanea di un lavoro di Wim Delvoye. Se non ci sarebbe stato Wim, non ci sarebbe stato neanche Tim. La mia schiena, che appartiene a Rik, è in mostra e io devo andare con lei. E mi piace che sia così. Ho la mia personale posizione sul mondo dell’arte. Mi viene detto dove sedermi, per quanto tempo, e io lo faccio.

Quello che provo e scambio quando sono sul piedistallo è molto intenso e personale. Non ha nulla a che vedere con l’arte. Soltanto me, che ha a che fare con sé stesso. Non penso diventerò mai un collezionista. Ma mi piace supportare la giovane creatività in ogni modo possibile. Più faccio soldi, più posso darne a giovani artisti.

 

 

Ti piace ancora farti tatuare e tatuare?

 

Non ho mai fatto realmente tatuaggi. Solo ad alcuni amici quando eravamo ubriachi 🙂 ma dirigevo un centro di tatuaggi a Zurigo, è andata avanti due anni. Mi piacerebbe rifarmi tatuare. Ho avuto bisogno di uno stop per qualche anno perché la tigre che ho sul torace è stata un’esperienza terribile. L’ho adorata ma quanto dolore per farla. Mi ha traumatizzato. Adesso piano piano mi sto riavvicinando. Sono troppo debole e troppo vecchio per pezzi grossi:-)

 

 

Immagino che tu abbia imparato così tanto nella tua vita che non è affatto facile scegliere una cosa sola da dirci…

 

Sono stato seduto, da ultimo, al MONA senza muovermi per circa 13 mesi, sei giorni a settimana. Alla fine fanno 313 giorni e 1500 ore. Solo seduto fermo. A guardare e pensare. Ho imparato che la vita è quello che ne facciamo di essa. Siamo noi in controllo, quindi non importa veramente cosa accade attorno a noi e cosa ne proviamo. Ho imparato anche che non c’è veramente bene e male, c’è solo più e meno. Se hai la capacità di essere Dio, allora devi anche avere la capacità di essere il diavolo. Siamo liberi di essere qualsiasi cosa senza conseguenze. Questa libertà ci conduce ad essere, fruttuosamente, degli esseri umani decenti. Proprio perché non importa. Niente davvero importa. Se eliminate ogni forma di giudizio, la vita si trasforma immediatamente in puro amore. Tutta la vita è un privilegio. Imbracciate le sue contraddizioni ed improvvisamente tutto avrà un senso.

 

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