Una canzone


Vorrei che tu fossi qui, caro,

Vorrei che tu fossi qui.

Vorrei che ti sedessi sul divano

e io mi sedessi vicino.

Il fazzoletto potrebbe essere tuo,

la lacrima potrebbe essere mia, scorre sul mento.

Anche se potrebbe essere, ovviamente,

viceversa.

Vorrei che tu fossi qui, caro,

Vorrei che tu fossi qui.

Vorrei che fossimo nella mia macchina

e tu cambi marcia.

Ci troveremmo altrove,

su una spiaggia sconosciuta.

Oppure ripareremmo

dove siamo stati prima.

Vorrei che tu fossi qui, caro,

Vorrei che tu fossi qui.

Vorrei non conoscere l’astronomia

quando appaiono le stelle,

quando la luna sfiora l’acqua

che sospira e si sposta nella sua pennichella.

Vorrei avere ancora 25 cent

per comporre il tuo numero.

Vorrei che tu fossi qui, caro,

in questo emisfero,

mentre siedo in veranda

sorseggiando una birra

È sera, il sole tramonta;

i ragazzi gridano e i gabbiani piangono.

Che motivo c’è a dimenticare

se è seguito dalla morte?



Joseph Brodsky (Iosif Aleksandrovič Brodskij, Russia, 1940 – USA, 1996), traduzione a cura di Slow Words

Copertina: Tavares Strachan alla Biennale Arte di Venezia 2019 (ph. Diana Marrone)


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