Angelica Liddell, Figureas

 

La tua storia in poche righe – dalla tua nascita all’Angelica di oggi

una bambina cresciuta tra ignoranti e ritardati, in mezzo a povertà e cupidigia, che si ribellò al suo destino di ignorante, e quindi ha dovuto lottare il desiderio di morire e di uccidere per tutta la sua vita. Una ragazza che non può fuggire il luogo da cui proviene, che non può scappare dall’odio per la vita, e, infine, che non può evitare il bisogno di essere amata.

 

Comporre poesie, rappresentare il dramma della vita (il tuo per prima) e una nuova invenzione, una nuova direzione nella scena e scenografia: il tuo teatro è fatto di un’alchimia segreta che mischia ‘persone reali di questo mondo’ e la magia di una redenzione dolorosa. Molti commentator dicono che il tuo teatro è sinonimo di violenza, sesso estremo e pazzia: io l’ho sempre letto come il più dolce ed il più lirico mai visto.

Il tuo teatro, inoltre, non si contiene nei ‘confini’ usuali di questa arte ed è anche definite come il più potente della scena spagnola, ed oltre.

Che tipo di pubblico ami di più?

mi piace quello appassionato, che cerca uno stato di stupefacenza, io combatto (per avere) per il loro amore e mi metto prima di loro per essere amata. Io sono un’amante, e mi sento come stessi fottendo con loro, è meraviglioso.

 

Con che tipo di ‘studenti’ e professionisti lavori più felicemente?

Mi piace lavorare con attori non professionisti, recitano con straordinaria purezza.

 

Qual è il posto preferito per recitare (ad esempio un teatro fisico, una grande piazza, altrove: se il posto non è di finzione, qual è quello in questo mondo reale che ami usare per recitare?)

E’ bellissimo lavorare in luoghi con un’anima, che hanno una storia e che sono vecchi. L’Odeon a Parigi, il Clotre des Carmes ad Avignone, il Teatro Olimpico a Vicenza sono stati luoghi dove mi sono commossa. Sono davvero speciali. Tuttavia, conserve memorie fantastiche di un sacco di altri posti insoliti. L’anno scorso ho lavorato con più di cento persone a Brindisi, nel cortile di una ex fortezza militare abbandonata. In una abbondante luce diurna – uno dei miei ricordi più cari. Meraviglioso lavorare in Puglia.

 

Il luogo dove siedi per scrivere più felicemente?

Scrivo ovunque. Ci sono un sacco di testi che scrivo in aereo. Tuttavia quando mi forzo nella disciplina, scrivo nei bar tutto il pomeriggio per quattro o cinque ore. Adesso sto scrivendo dalla stanza d’ospedale dove sono stata ricoverata e sono molto felice. Ma non sono quel genere di scrittrice stupida che si ritira da qualche parte – idillica, immersa nel verde – per scrivere. Non ho bisogno del mare o di un ritiro spirituale per farlo.

 

Mi sembra che tu incarni (e superi) le poetiche tipiche di chi ha usato la sua biografia per distruggere la pietà umana nelle arti – mi riferisco a persone tipo Sarah Kane e Tracey Emin, ma dovrei menzionare anche Anais Nin ed alcune altri importanti artiste donne, visionarie, che hanno reso le proprie idee ed il proprio ‘corpo’ pubblici per parlare universalmente di cosa sia la vita alla loro latitudine non importa quanto rischioso sia.

Quanto è difficile seguire questa strada in termini di trovare fonti creative ogni giorno – e al fine di rendere questo tipo di teatro così vivo da anche recitarlo in prima persona come fai tu?

Non penso sia qualcosa che scegli, penso che sia qualcosa che usi semplicemente come materiale, come fonte estetica, ma è inevitabile. Noi lavoriamo come Sylvia Plath o Sharon Olds, senza distanza, ma con tutta la disciplina estetica applicata nel nostro caso alla nostra carne. Non è faticoso, è liberatorio, come un atto di tarantolismo.

 

Pensi ci sia anche un altro modo di fare teatro oggi – ad esempio più sociale o più politico su un piano differente dal tuo, al fine di contrapporsi alle tragedie che coinvolgono donne, bambini, e altri esseri pacifici intorno al mondo?

La legge della bellezza non è affatto la legge dello stato. Come civili, dobbiamo resistere contro la barbarie, anche se il contatto con la poesia ci autorizza ad amare l’assassino, la poesia è il luogo dove trovare un contatto con le aree più turbolente della natura umana e per amare quelle aree grazie all’iper-moralismo, e di riconoscerci in esse, se di solito sono censurate dai contratti sociali. La poesia è la trasgressione perché si oppone alla legge della vita. Se volessimo rapportarci all’animo umano soltanto con la legge dello stato, stracceremmo la stessa violenza che ci definisce. Quella violenza associata con gli stati fondativi del genere umano; nascita, riproduzione (sesso), e morte. Annichiliremmo lo spirito, che certo non viene governato dalle leggi dello stato. Quindi la poesia non è quiete, piuttosto è disordine. E’ ansietà sopra l’essenza, che è soprattutto incomprensibile.

 

Sulla scena tu reciti, dirigi, scrivi e costruisci i set. Fuori, scrivi e fai arte. Scrivi anche poesie, come Los deseos en Amherst (Ediciones Trashumantes, 2008) la cui pubblicazione arriva 20 anni dopo il primo pezzo di teatro che hai scritto e pubblicato (Greta quiere suicidarse). Che stile hai come poeta, soprattutto scrivi ancora? E come fotografa e artista ‘visiva’?

La mia natura comprende un desiderio brutale di espressione. Credo sia un modo per combattere la depressione. Quando mi esprimo è come se la mia forma di demenza sia controllata da un rito, e per soddisfare il mio bisogno di espressione uso tutti i mezzi a mia disposizione, senza distinzione tra versi, fotografia o teatro. Per me la poesia è uno stato di supremazia estetica che ci mette in contatto con le nostre emozioni nel mentre ci disturba profondamente. E’ qui dentro che sviluppo il mio lavoro.

 

La Catalogna è il regno degli estremi: dal Surrealismo all’anarchia e all’indipendenza – con unità di proprio linguaggio, una cultura ed un’economia assai radicate. Qual è l’anima o la caratteristica che tu ami di più della tua terra? Quali altre compagnie di teatro segui? E qual è il posto che chiami casa?

Non ho nessuna relazione con la Catalogna, non mi sento catalana. Ci sono solo nata. Passa il tempo e mi sento di appartenere al mio paese, che è Goya Zurbaran, Velazquez o Ribera. Vengo dai mistici, Santa Teresa, Giovanni della Croce, ritorno dal sangue e dal parossismo della pazzia.

 

Non mi piace parlare di teatro, odio parlare di teatro.

 

E, riguardo al posto che chiamo casa….Penso di non essere stata capace di costruire un posto chiamato casa, non sono stata in grado, non ho una casa, non so cosa sia. Dove mi sento meglio? Nelle chiese italiane.

 

I tuoi obiettivi: il più importante conquistato dal punto di vista personale e quello dal punto di vista professionale?

Da entrambi i punti di vista, il mio riferimento è Gumersindo la persona con cui ho fondato 20 anni fa la mia compagnia, senza di lui non sarei in grado di andare avanti.

 

Un talento che hai, uno che ti manca

Il mio talento è essere in grado di memorizzare testi molto lunghi, ma quello che invidio ad altri è la capacità di imparare le lingue. Ho fallito nell’imparare ogni altra lingua, è orribile, mi sento così male di non essere in grado di parlarne nessun’altra.

 

La tua bevanda preferita – e il tuo rituale preferito (nel cibo e in ogni altro piacere quotidiano)

Adoro succo di mela con sedano, e principalmente il caffè. Il mio rituale preferito per la prima colazione è andare sempre a farla fuori. E adoro le colazioni in hotel!

 

Dove ti vedi tra dieci anni?

Non so.

 

Cosa hai imparato, sin qui, dalla vita?

Che quando compiono 50 anni, gli uomini iniziano ad uscire con le ventenni e che noi, donne cinquantenni, siamo lasciate sole. Ne La Lettera Scarlatta, Hawthorne dice che la vita non val la pena di esser vissuta neanche dal più felice. Saremo sempre rimpiazzate dalla figlia di Wendy, e dalla di lei figlia e da quella appresso e così via…..E’ come finisce il Peter Pan di Barry. E’ l’unica cosa sicura per una donna.

 

 

Grazie mille, Diana

Grazie a te, Angelica

 

  • Quest’intervista è stata realizzata in Spagnolo e tradotta in italiano da Slow Words. Angelica ama fare le interviste solo in spagnolo e solo via email. L’artista parlerà al suo pubblico (Venezia, Teatro Piccolo Arsenale) il 9 agosto 2016 alle 16 (entrata libera) in occasione della Biennale di Teatro e perfomerà con i suoi studenti in No tengas miedo al Teatro alle Tese (Venezia) il 12 agosto alle 19.30 e alle 21 (euro 2). Abbiamo pubblicato un estratto, da noi tradotto, dal suo libro di poesie Via Lucis in Italiano qui.

 

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