Annika Pettini, poetessa

La tua vita in poche righe, proprio da dove inizia

Inizia nel luogo che legherà la mia immaginazione per sempre. Sono nata in un minuscolo paesino tra le curve sensuali delle Langhe, nutrita dal lavoro delle terra di mio nonno e dalle sue mani nodose come le viti che curava, dalle stagioni così colorate e presenti e dalla libertà di muoversi per i campi che non celano pericoli a nessuna età. Ho iniziato a scrivere poesie perché mi sembrava il modo più semplice per parlare con gli alberi. 

Sono cresciuta lentamente e questa credo sia una delle più grandi fortune che ho avuto: prima il paesino, poi la piccola città, poi la grande città e poi via, il mondo ha perso i suoi confini e piedi, treni e aerei arrivano ovunque. Ogni prova della vita ha avuto il suo momento e il suo spazio e questo mi ha permesso di imparare ad osservare tutto e tutti e di essere minuziosamente famelica. 

Messi insieme sono stati gli anni che mi hanno lasciato tra le mani alcuni dei frutti e delle persone più importanti della mia vita, che hanno segnato tutti i passi che sono venuti dopo.


Un verso di Marguerite Duras mi ha ossessionata a lungo: ‘vivere in termini di scrittura’.

Credi sia possibile (non solo materialmente, parlo più del lato onnivoro della vita dell’oggi)?

Ultimamente mi capita sempre più spesso di tacere o di osservare determinate situazioni, non interagisco o reagisco sul momento ma me le porto a casa, ci rifletto e poi ci scrivo sopra qualcosa, magari una lettera, una poesia, una mail e faccio in modo che le persone che erano coinvolte lo ricevano. Perchè la scrittura è tempo, è un ritmo che danza tra le parole e che si sottrae all’aspetto più materiale e furioso della vita. Scrivere è un paesaggio languido in cui succedono tantissime cose e ti accorgi di essere in grado di vederle tutte, e questa cosa avrà sempre la meglio sullo scrittore. Chi vive in termini di scrittura non sa fare altrimenti, è un organo vitale che batte insieme al cuore. Semplicemente, non ci sono alternative. 


Come rendi visibile e condivisibile la tua poesia e cosa pensi di intraprendere domani per aumentare la tua permeabilità come scrittrice verso un mondo fatto di social e di lettori molto discontinui?

Io ho un blog molto semplice, quasi un archivio del mio lavoro, che ho aperto tanti anni fa ma che mi piace tenere così perchè per me è stato il modo di dimostrare a me stessa che lo potevo fare, potevo scrivere e potevo esistere come scrittrice. Mi piace usare instagram per le poesie e i progetti ma la parte più importante della mia scrittura rimane quella legata all’arte: racconti all’interno di mostre, poesie, residenze, restituzioni di sensibilità che vengono dal mondo in cui mi sono formata, ovvero quello dell’arte. Quello che ho capito, mantenendo un percorso così trasversale, è che l’importante è esserci: essere un rifugio sicuro e stabile. Il lettore può andare, venire, dimenticarti per un po’, ma è fondamentale che il giorno in cui deciderà di tornare ti possa trovare lì ad aspettarlo, ad aspettare proprio lui perché lui è importante; e ogni volta potrà scoprire nel tuo lavoro delle nuove sfumature o delle nuove profondità e potrà farle sue. 

Il lavoro di uno scrittore vive dei bisogni del lettore e quindi, data la discontinuità e la compulsività della vita in questo momento, io, con i miei testi, voglio offrire esattamente il contrario: sono un rifugio solido, profondo e sicuro. Torna quando vuoi, io ci sarò.


Cosa pensi di dare a Milano e cosa pensi di ricevere in cambio?

Milano per me è l’amante che voglio far finta di non avere. Un po’ la maltratto ma poi torno sempre da lei. Quello che cerco di darle è un approccio un po’ più umorale alle cose, istintivo, selvatico, sensibile e anche un pò romantico, che non fa mai male. 

Milano in cambio mi offre tante opportunità ma non me ne regala nessuna: mi insegna costantemente che per le cose in cui si crede bisogna lottare e lavorare sodo. 


Il libro e la musica con te in questo momento?

Libri (sempre troppi contemporaneamente) ho La crociera di Virginia Woolf, La morte di un artista di Alvaro Enrigue e Tutto il miele è finito di Carlo Levi. Per la musica mi accompagna Leon Bridges. 


Cibi e bevande preferiti?

Amo mangiare, datemi del cibo e sarò una donna felice, soprattutto se è verace e casereccio. I plin (piccoli ravioli piemontesi) al burro e salvia o al ragù trovano sempre spazio nel mio stomaco. E per il bere, essendo cresciuta nella Langhe, ho una passione per il vino buono in tutte le sue sfumature.


Dove ti vedi tra soli 10 anni?

Dieci anni possono essere mille vite, soprattutto per l’intensità con cui cerco di vivere tutto quello che arriva. In questo momento storico è impossibile fare previsioni per il futuro, è tutto troppo incerto, però posso scegliere con quali valori vivere le cose. Non poter scegliere cosa mi permette di poter scegliere come e io ho scelto la sensibilità come arma di vita, nella sua spudorata e femminea sincerità. Per quanto riguarda la scrittura so che non è scindibile da me, so che troverò lo spazio e la solidità per la mia voce. 


Cosa hai imparato sin qui dalla vita?

Tante cose, cerco sempre di non essere superficiale e di riflettere. Ma forse due sono le cose più importanti di tutte: gli esseri umani sono creature incredibili in cui credere. Dare a tutti una possibilità ed essere curiosi delle vite altrui perché sono strepitose, senza lasciarsi frenare dalla paura per le delusioni.

E poi la Natura, lei è veramente la sovrana indiscussa del nostro mondo e dobbiamo assolutamente lavorare con lei, parlare con lei, ritornare a sentirci parte e figli di lei.



Abbiamo pubblicato due poesie e un racconto scritti da Annika Pettini: Doni, Vino Scadente e cenere di sigaretta e La frequenza delle storie (da 1 a 9)

Lascia un commento