Daniel Alvarado Bonilla, compositore

 

La tua vita in poche righe, mi piacerebbe iniziassi dall’infanzia e dalle scelte che ti sei sentito di prendere già a quell’età

Sono nato a Bogota, Colombia. Sin da piccino sono sempre rimasto assai incantato dalla musica. Prima è stato il rock e più tardi la musica classica.

Mi sono stufato abbastanza presto di suonare musica scritta da altri e quindi ho cominciato a comporre la mia. Era proprio una grande passione. Poi, dopo aver completato i miei studi in chitarra in Colombia, ho deciso di trasferirmi in Francia per studiare composizione.

 

 

Come descriveresti la scena classico-contemporanea colombiana, dal tuo punto di vista (quello del compositore) e che parallelo forte trovi con quella francese?

Beh, posso dirti di aver guardato alla scena colombiana per la più parte da qui, dalla Francia; qui hai un bel mix di entrambe. C’è una intera generazione di compositori colombiani molto interessanti, e di talento, che sono venuti a studiare in Francia. Anche se molti di noi hanno seguito lo stesso percorso accademico (Conservatorio di Francia, IRCAM), penso ci sia una gran varietà ed alcune personalità musicali assai forti.

 

 

E se parlassimo di fondi per la ricerca? Cosa pensi del finanziamento privato e quindi delle fondazioni e di singoli mecenati che spesso aiutano giovani compositori con premi speciali o li sostengono direttamente commissionando nuovi lavori?

Penso che dovrebbero esserci più fondi sia da enti pubblici che da fondazioni private. E’ molto, molto dura vivere come compositore di musica contemporanea, specialmente se hai appena terminato i tuoi studi e cominci ad abbracciare ‘la vita reale’ fuori dai conservatori. Al momento, la cultura è completamente dominata da musica facile e da intrattenimento, sponsorizzazioni e commissioni per giovani e per i loro nuovi lavori sono rari di questi giorni. Fortunatamente ci sono fondazioni, mecenati e festival (come ad esempio La Biennale di Venezia) che sono ancora interessati a programmare musica nuova, ma si tratta di un’eccezione alla regola.

 

 

Il tuo strumento d’elezione è la chitarra – sia classica che elettrica. Non ci crederai, ma quando chiediamo alle persone di questo mondo che intervistiamo quale fosse il talento che desideravano avere, il 99% risponde che avrebbe voluto saper suonare uno strumento e quasi tutti la chitarra.

Qual è la vera ed ultima ragione per cui tu l’hai scelta e quale sarebbe la scelta se fossi chiamato a farla oggi? Sempre la chitarra?

Sono cresciuto circondato da musica: classica ma specialmente il rock degli anni 60 e 70. C’era sempre una chitarra a casa e mio padre mi ha insegnato i primi accordi. All’inizio tutto quello che volevo era suonare la chitarra come Jimi Hendrix o Eric Clapton…Divenne una vera ossessione e solo più tardi scoprii, con la pratica, altri generi musicali. Che hanno aperto la via a esplorare finalmente la composizione contemporanea. La chitarra è uno strumento così tanto versatile che lo sceglierei nuovamente, anche oggi.

 

 

Cosa pensi di donare alla città che abiti come residente e cosa senti di ricevere in cambio da essa?

Penso di poter condividere il mio bagaglio culturale con gli altri. Quello che amo di una città così multiculturale come Parigi è il fatto di poter interagire (ed incontrare) con persone di ogni parte del mondo. E per un artista questo scambio è così prezioso.

 

 

Un posto segreto dove ti nascondi quando vuoi rallentare un pochino?

Non ho un posto specifico, nascosto o segreto. Se voglio rallentare, vado a farmi una passeggiata senza meta per le strade della città.

 

 

Un talento che hai, uno che ti manca?

Non saprei. Non è facile per me parlare delle mie doti, se mai ne abbia. Direi piuttosto che sono molto disciplinato e persistente (quando mi interessa qualcosa, certo!). E che sono assai curioso.

 

 

Cibo e bevanda preferiti?

Oh! Molto difficile sceglierne solo uno! Oggi scelgo l’ajiaco. E’ una zuppa calda a base di patate (con pollo, granoturco, capperi e avocado) tipica di Bogotà, la mia città natale. Riguardo alle bevande, adoro il gin tonic!

 

 

Dove ti vedi tra 10 anni?

Non saprei esattamente dove, ma spero di avere la stessa curiosità, e la stessa necessità, di creare musica. Mi piacerebbe anche sviluppare la mia composizione e creare progetti pedagogici che in qualche maniera coinvolgano il mio paese d’origine.

 

 

Anche se sei ancora così giovane, cosa hai imparato sin qui dalla vita?

Che la conoscenza e l’esperienza vengono da decisioni inaspettate (e spesso sofferte).

 

Fábulas (de duendes, valles y duraznos) (2017, 10′) è una composizione di Daniel (nato nel 1985) e viene eseguita alla #BiennaleMusica2018 #CrossingtheAtlantic  (Venezia) in apertura del programma El juego y el fin dell’Ensemble Itinéraire dedicato alla musica contemporanea colombiana.

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