Francesco Senese, Napoli

La tua vita in poche righe

Sono nato a Napoli nel 1988 e continuo a vivere a Fuorigrotta (si protende verso Bagnoli e i Campi Flegrei  ed è situato tra il quartiere collinare del Vomero e quello in pianura di Soccavo). 

Sono un avvocato e mi occupo di diritto fallimentare e internazionalizzazione d’impresa. Da sempre mi occupo di associazionismo e politica, anche oggi che ormai lavoro a tempo pieno.

Mi laureo in giurisprudenza con una tesi in diritto costituzionale sul Presidente del Consiglio dei Ministri. Alla tesi è legato il mio percorso di vita ‘pubblica’ che inizia nel 2001 prima con l’ultimo pezzo del Partito Popolare (l’epilogo di quel che fu della Democrazia Cristiana più a sinistra), poi nella Margherita (il partito di Francesco Rutelli, ex Verdi e sindaco di Roma, di ispirazione cattolica) ed infine nel PD (dove la Margherita si fonde) sempre impegnato sia sul tema della politica internazionale che su quello associativo prima cattolico, ora anche laico – ho creato un’associazione che si chiama Amici della Solidarietà da lungo tempo impegnata nei percorsi della formazione e sensibilizzazione sulla legalità e diritti umani nelle scuole.


Come sei finito da quel tipo di studi ed attività politica a una realtà come l’Assemble Parlamentare del Mediterraneo (PAM) di cui sei rappresentante alla NATO e liaison officer per altre istituzioni?

Perché nell’ambito dell’attività politica, un po’ di anni fa – nel 2009 se non sbaglio – organizzo un’iniziativa sul ruolo del Mediterraneo e del Mezzogiorno d’Italia. Allora il fenomeno delle migrazioni era già visibile ma è esploso successivamente con la Primavera Araba. Entro lì in contatto con l’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo. E’ un’organizzazione internazionale (a pari delle Nazioni Unite, di cui è osservatore permanente) che unisce i parlamenti di 33 paesi del Mediterraneo.

Dopo quel contatto, inizia uno di scambio di idee con il segretario del PAM Sergio Piazza, napoletano come me tra l’altro, dopodiché circa un anno e mezzo fa in una delle nostre chiacchierate quotidiane mi racconta che la sede di Malta è fisicamente crollata per cui si spostano alcuni uffici a Bucarest. 

Gli lancio quindi la proposta di portare la sede a Napoli. Iniziamo a lavorarci, lui è entusiasta in quanto napoletano ma io gli do elementi validi per supportare questa candidatura. Napoli è al centro del Mediterraneo, la sua società dimostra una certa apertura culturale in controtendenza sul resto del paese, è a un’ora di treno da Roma (dove ci sono le ambasciate, la FAO e tutte le altre istituzioni) oltre che molto meno costosa. Qui c’è il Comando  NATO del Mediterraneo….

Napoli vince la candidatura e da settembre 1000 metri quadri saranno disponibili ed operativi (grazie ad un accordo con la Regione Campania) a via Terracina, il mio quartiere! 

Un’ottima localizzazione (peraltro con quel palazzo ho anche un legame affettivo: ci ho fatto la mia prima iniziativa pubblica), dato che è sede anche di altre società partecipate ed istituzioni tra cui da ultimo il Commissariato per le Universiadi.

Come ogni Assemblea Parlamentare, come ad esempio quella della NATO, la funzione differisce da quella governativa per due ragioni. 

La prima – quella vantaggiosa – è che favorisce il dialogo: siamo una delle poche istituzioni se non l’unica in cui a sedere allo stesso tavolo sono occidentali, israeliani, palestinesi, turchi, il Nord Africa…tutti con pari dignità e con la possibilità di parlarsi anche in maniera assai franca. Se due ministri degli esteri devono dirsi qualcosa è difficile, se se la devono dire due parlamentari (anche per conto di quei due ministri) è più facile. 

La seconda: adotta una serie di risoluzioni che impegnano gli stati membri a raggiungere una serie di obiettivi e accordi quadri che, votati dai rispettivi parlamenti, diventano a tutti gli effetti dei trattati internazionali. 

Si occupa di tre grandi settori: politica internazionale e difesa, diritti umani, sviluppo economico. Napoli sarà un po’ il centro anche grazie a partnership con università dove saranno attivati anche progetti di ricerca. Tanto lavoro e tanta strada da fare!


Continui a fare l’avvocato da quando sei così impegnato con il PAM?

Io come al solito moltiplico le ore della mia giornata! Continuo a fare l’avvocato, continuo con la mia attività associativa e politica.


Come avvocato ti occupi solo della sfera privatistica o anche di diritti umani?

Continuo ad occuparmi di società e internazionalizzazione d’impresa. Si sposa anche con l’ obiettivo della Seconda Commissione del PAM: lo sviluppo economico. Se posso mettere in rete realtà economiche mediterranee unisco due piccioni con una fava. Lavoro molto con gli Stati Uniti, ad esempio.


Quando ci siamo incontrati per la prima volta, stavi per partire per la Turchia. Sei tornato, vuoi raccontarci di più? Peraltro ha vinto nelle recenti elezioni comunali di Istanbul il sindaco che ci aspettavamo vincesse, quello la cui prima tornata elettorale vittoriosa fu annullata…

Esatto. Non sono però stato ad Istanbul, sono stato prima ad Ankara per la conferenza su migrazione e terrorismo organizzata dal PAM dove gli obiettivi di indirizzo si sono concentrati a considerare le migrazioni come un fenomeno da gestire più che da subire.

Non ho veramente potuto seguire le elezioni, ma Istanbul è una città diversa dalle altre: vuole relazionarsi con l’UE, con la Nato, con tutto il mondo e non solo con la fascia Federazione Russa-Siria-Uzbekistan-Kazakistan. E’ molto europea per cultura. 

In tutto il paese è fortissima la presenza di Erdogan – ovunque ci sono sue gigantografie. Il secolarismo di Ataturk ora è cancellato, anche nei ristoranti c’è una forte islamizzazione, non servono alcol (neanche alla nostra cena ufficiale!) anche se ovviamente puoi chiederlo nei ristoranti degli hotel.

Siamo stati al Mausoleo di Ataturk, dove abbiamo avuto il privilegio di depositare una corona di fiori alla memoria di uno statista a cui devono tutto, anche ora che è passato nettamente in secondo piano dietro il ‘culto’ di Erdogan.

Istanbul è stata riconsegnata al sindaco che aveva già vinto una volta e probabilmente è un primo cambio di passo. Da qui a dire che verrà minato il potere di Erdogan a me sembra esagerato. Ma che Istanbul possa diventare un faro per un mondo più globalizzato mi sembra più plausibile.


La Turchia ha ricevuto molti fondi da stati europei per contrastare le migrazioni… 

La Turchia si vanta di essere un paese che nei confronti degli immigrati siriani – hanno anche marginali migrazioni afghane e pachistane, ma è la siriana la maggiore – ha un sistema che funziona e che integra i nuovi arrivati. 

Occorre capire – e consentimi di essere diplomatico – quanto sia vero, io prendo per buono quello che mi raccontano ma poi ovviamente mi riservo di fare tutti gli approfondimenti del caso.

Dopo Ankara siamo stati a Gaziantep (una città ed una regione, prima armene, nell’Anatolia del Sud), a circa 40 km dal confine siriano per poi andare, il giorno dopo, nel campo profughi siriano di Nizip che è stata l’esperienza clou del viaggio. Dove tocchi con mano un fenomeno che fin quando non ti viene raccontato o vedi in TV…

Il bambino che muore in spiaggia rimbalzato su tutti i media ti tocca, ci mancherebbe altro! Ma quando vedi un bambino di cinque anni, come è successo al campo, che non parla perché gli hanno bombardato la casa ed è fuggito subendo un trauma è un’altra cosa. Posso mostrarti foto di bambini nel campo – il direttore ci ha chiesto di non divulgarle alla stampa perché ospitano molti rifugiati politici e poi sarebbero in pericolo – dove vedresti nei loro occhi la crudezza di quel che hanno vissuto. Alcuni di essi sono arrivati lì a pochissimi mesi di età ma altri sono arrivati già a quattro/cinque anni e hanno quindi un ricordo netto. Ci sono anche molti insegnanti fuggiti per le repressioni del governo siriano: vogliono imparare il turco per raccontare anche in Turchia quel che hanno vissuto.


Speranze di ricollocarli in Siria in un prossimo futuro?

Questi sono i rifugiati che per più tempo restano nei campi e cercano di crearsi un futuro in Turchia, di giorno lavorano nelle città vicine e di sera vi fanno ritorno. Vorrebbero tornare, certo, ma tornarci ora non è possibile e non avrebbe senso. Per farti capire di cosa parliamo, ti mostro alcuni di questi bimbi (mi mostra immagini di scuole nel campo, dove ci sono bambini di tutte le età che hanno visi contriti; ci sono anche scuole per adulti). Di religione sono prevalentemente musulmani, esiste anche una scuola di Corano. 

Ci sono moltissimi bambini dai 0 ai 7, molti di fascia media e pochissimi anziani che ovviamente non avrebbero retto alla fuga ed al viaggio.

Con questo bambino (mi mostra la foto del bambino che ha perso la parola) i nostri delegati israeliani si sono impegnati offrendo di trovare ospitalità e cure mediche nel loro paese per lui e tutta la famiglia.

Non so quanto sia efficiente il campo o quanto l’abbiano preparato per la nostra visita, fatto sta che il padre di questo bambino ci ha raccontato che dopo la profferta israeliana, quelli del campo l’hanno chiamato a conferire. Quindi non saprei come andrà a finire.

Quella zona della Turchia è più asiatica e musulmana, a differenza di Istanbul.


I libri con te in questo momento? O che hai considerato come fondamentali?

Distinguiamo: quelli che sto leggendo in questo momento sono raggruppati in una pila acquistata e per i quali spero di trovare il tempo nei giorni estivi. Sono un lettore onnivoro: spazio dalla saggistica al romanzo alle poesie, etc.

Leggo tanta letteratura americana con Foster tra i miei preferiti. E tanta letteratura sudamericana e caraibica. Adoro Sepulveda, Marquez, Eduardo Galeano, Allende. Ultimamente ho letto un bellissimo libro di un autore caraibico, il Quarto Secolo di Edouard Glissant che ripercorre la storia della schiavitù con le parole quasi poetica di un nonno che parla al nipote. 

Leggo tanti classici, ora ad esempio ho sul comodino Il Buio oltre la siepe (di Harper Lee) che tocca un tema purtroppo da noi molto presente, il razzismo. E poi Fuoco su Napoli (di Ruggero Cappuccio) romanzo ambientato qui. 

Insomma, ho di solito almeno due libri sul comodino e uno nella borsa per quando mi sposto. 

Adesso, i libri che reputo come fondamentali: su tutti Il Piccolo Principe perché credo sia una storia che vada oltre il romanzo stesso. Poi Piedi di cerva sulle alte vette di Hannah Hurnard che tocca anche la sfera religiosa ed il cammino verso Dio: mi ha aiutato tantissimo.

Poi c’è Storia di una lumaca che ha scoperto l’importanza della lentezza (di Sepulveda), una fiaba per bambini che, come tutti i suoi libri, affronta temi che vanno oltre la fiaba. Questo parla del tempo, e di darsi il tempo per scoprire nuove cose. E Cent’Anni di Solitudine, un libro che ho apprezzato maggiormente con una seconda lettura. La prima volta, durante gli anni di liceo, lo lessi  con un occhio quasi forzato. Quando me lo sono andato a rileggere, ho pensato invece fosse un grande capolavoro della letteratura mondiale. 

Ognuno ha la sua Macondo, va solo cercata. Devo dirti che la la letteratura sudamericana aiuta molto a fare un viaggio introspettivo. Adoro Neruda, ogni tanto leggo e rileggo le sue Poesie d’Amore che credo siano insuperate.

Sono talmente tanti i libri che mi hanno segnato nelle varie fasi della mia vita…Ora dirteli tutti è dura!


La musica che hai ascoltato in questi giorni?

Nella mia playlist di Spotify c’è sicuramente tanta musica italiana dagli anni 60 agli 80, su questo sono vintage e credo sia stata l’Italia più bella da ogni punto di vista – dalla produzione musicale a quella cinematografica, dal cantautorato alla musica leggera. Da De’ Andrè a Baglioni, da Vianello a Guccini. Era l’idea di un’Italia viva, che cresceva al di là della diversità di generi. Qualcosa da rimpiangere in questi anni oscuri.

Accanto a questo, trovi Tracy Chapman, Whitney Houston e Tina Turner, Aretha Franklin e le grandi voci del soul americano, tanto jazz. E anche tanta musica classica o Jack Johnson, la mia colonna sonora preferita per gli aperitivi sul mare. Ed è anche la musica che mi accompagna per le mie letture solitarie. Per me talvolta leggere significa estraniarmi e ricavarmi uno spazio tutto mio, distante dal mondo che corre.


Dove ti vedi tra dieci anni, sempre a Napoli?

Mi vedo qui perché penso che tutte le forze sane – e io mi reputo una di esse – della città debbano restare per migliorarla perché se tutti quanti se ne vanno, è comodo!

Prima dicevo ci vuole coraggio ad andarsene, ora dico ci vuole coraggio a restare.


Ci vuole anche coraggio a tornare, dal mio punto di vista….

E’ vero. Se facessi l’avvocato a Milano guadagnerei dieci volte di più, avrei uno stile di vita totalmente diverso ma non sarebbe vita la mia vita perché, è vero, l’aperitivo ai Navigli può essere carino, ma la vita viva significa passeggiare da solo qui e sorprendermi ogni giorno per la semplicità e la meraviglia che continuo a scoprire.

Torniamo al viaggio in Turchia ancora un secondo, eravamo sotto un sistema di protezione ed eravamo scortati (ed anche seguiti, se vuoi). Sono arrivato a Napoli e la macchina che doveva portarci alle nostre destinazioni non c’era. Mi hanno detto: ‘Avvocato Senese, facciamo prima se vi faccio arrivare la valigia e la portate voi…è un problema?’. Vedi, questo modo semplice di affrontare la vita mi mancherebbe.

Anche per la mia esperienza di vita – ho perso papà molto presto, a 22 anni – posso dire che ho potuto guardare il mondo con occhi diversi. 

E ho imparato che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi a regalare un sorriso alla gente. Se lo facessimo tutti, ci sarebbero sei miliardi di sorrisi!

Napoli è una città che sorride, anche un po’ geograficamente essendo una curva sulla costa che disegna un sorriso. E poi siamo una città che nel corso dei secoli ne ha vissute talmente tante che non ci abbattiamo mai. Chi ci visita si accorge che siamo una comunità che accoglie le persone senza riserve, senza spocchia. A tutti i livelli sociali, dalla signora del basso al Principe che vive in un palazzo del Seicento. Siamo una città di mare ma anche di storie e di colline, di terme. Siamo una città di tutto. E quindi sappiamo accogliere naturalmente.


Oltre al potere dei sorrisi, hai imparato qualcosa d’altro fin qui nella vita?

Sì e su questo mi ha dato un grande insegnamento Galeano (punta subito alla luna, mal che vada avrai comunque attraversato le stelle): non dobbiamo mai scoraggiarci perché le difficoltà nella vita ci saranno sempre.

Prendi me: sarà la quinta volta che riprendo a scrivere daccapo il mio libro e sono convinto di riuscire a finirlo entro l’anno (è un romanzo fatto di racconti, mi ricorda un po’ Calvino che mette insieme dieci inizi di romanzo dando la possibilità al lettore di collegarli). E’ ambientato in America Latina – Patagonia, la terra del Fuoco, i due oceani che si incontrano…Non mi trasferirò lì ma spero di avere una casa dove soggiornare di tanto in tanto, proprio su quel Capo. Parla di tanti personaggi che si ritrovano lì e raccontano le proprie storie. Il romanzo parte dall’assunto che ognuno di noi ha tante storie da raccontare, ma non è detto che siano le ultime o che non siano parte di una storia più grande.


La storia di Francesco Senese (la foto di copertina è di Serena Maiorano) ci è stata suggerita da Sergio Cappelli, un’altra ‘persona di questo mondo’ di cui vi abbiamo recentemente parlato sulle nostre pagine

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