Hard Ton, duo pop

 

Non è la prima volta che intervistiamo musicisti o cantautori, ma è la prima volta che intervistiamo un duo così esplosivo, ironico, tremendamente intelligente e sovversivo (verso certi stili della musica dance).

Come vi siete trovati, Hard Ton, e come è nato il vostro progetto?

Wawashi: Ci siamo conosciuti su una chat per bear e loro ammiratori. Abbiamo però capito che entrambi coltivavamo una grande passione per la musica anche sa da prospettive molto diverse.

Max: Sì, lui il dj underground di house music e io il cantante heavy metal, e per quanto entrambi abbiamo provato a contaminare il bagaglio musicale dell’altro, alla fine l’ha vinta lui!

 

 

Sul piano più personale, qual è la vostra formazione?

Max: Ex!

Wawashi: E ottimi amici. 

 

 

Una domanda semiseria e una seria: avete guardato o guardate Sanremo (la semiseria)? Che posto ha nel panorama strettamente italiano il vostro progetto artistico oggi e quale vorreste invece che avesse?

Max: Ne ho visto solo alcuni momenti.

Wawashi: No, niente Sanremo per me, non ho nemmeno il televisore a casa. Lo so, fa molto radical chic dirlo, ma è la verità.

Max: Ad essere onesti, non ci siamo mai pensati in relazione al panorama musicale italiano.

Wawashi: Io volevo lavorare con le label che ascoltavo e le cui uscite suonavo nei miei set, e sono tutte label tedesche, inglesi, austriache… Non mi sono nemmeno posto il problema di una strada diversa da questa.

 

 

Una domanda serissima: che posto dovrebbe avere la satira o comunque l’ironia nel nostro panorama musicale dove cantanti e cantautori alla Cody Chesnutt o à la Nouvelle Vague non è che ci siano tanto….

Wawashi: Quello della satira o dell’ironia è uno dei tanti registri possibili per veicolare il messaggio che si vuole dare. E ogni registro deve essere calibrato sia sul messaggio sia su chi lo esprime. Noi siamo partiti da un dato di realtà, cioè la fisicità di

Max, e poi dalla volontà di trasmettere messaggi positivi, di orgoglio, di gioia, di condivisione, di fratellanza (o sorellanza). La chiave ironica è venuta da sé, in qualche modo come conseguenza naturale a queste premesse.

 

 

Chi prepara i costumi delle vostre performance? Qual è il terreno di ispirazione preferito?

Max: Ogni costume ha la sua storia, una persona che l’ha ideato e a volte un’altra che l’ha realizzato.

Wawashi: La maggior parte dei costumi nasce da nostre indicazioni, da idee che vengono dagli spunti più disparati… una sfilata, un libro d’arte, una mostra, uno spettacolo…

 

 

Vivendo in due città diverse e immagino girando tanto per suonare magari non avete tempo per rifletterci day-by-day, ma se potete ci raccontate del vostro rapporto (da cittadini) con il vostro luogo elettivo – immagino Mestre e Bologna? Cosa vi danno le vostre rispettive città e cosa vi sentite di dare ad esse?

Max: Io sono nato a Venezia, ci sono cresciuto coi miei genitori, ci ho studiato, e ho dei ricordi bellissimi legati a una città che per me rimane la più bella del mondo. E poi il carnevale… questo grande rito collettivo di sovvertimento delle regole, fatto di costumi, trucchi, eccesso. Ora vivo a Mestre, meno affascinante, ma molto più comoda se ti devi spostare spesso.

Wawashi: Mi sono trasferito a Bologna per l’università e ho messo radici qui. Bologna mi dà quello che tantissime città italiane danno a chi ci vive: bellezza. Quando sono giù o semplicemente quando ho bisogno di ricaricare le batterie, esco, vado in centro, magari di sera o di notte, quando le strade sono vuote, o quasi, e cammino guardandomi intorno. La bellezza è terapeutica.

 

 

La musica che ascoltate adesso mentre rispondete a queste domande e il libro che leggete in questi giorni?

Wawashi: Sto ascoltando un meraviglioso remix di Dj Spen per Black Motion, house pura con dei vocal che ti fanno venir voglia di alzare le mani al cielo. Per quanto riguarda la lettura, sto finendo un saggio sulla presenza degli eunuchi in diverse civiltà, dagli egizi alle sette ultracattoliche russe.

Max: In questi giorni sto ascoltando molto l’album del nostro side project con Adriano Canzian e la performer Gaia Brigida. Ci chiamiamo The Fool’s Stone e uscirà per la label di David Carretta. Sono contento di questo progetto perché mi ha dato la possibilità di esprimermi in modo diverso rispetto a quanto faccio per Hard Ton, e inoltre, da vero metallaro, mi piace il sound più dark e duro che ci siamo dati. Per quanto riguarda la lettura… sto leggendo un libro di ricette giapponesi. Lo giuro, prima o poi mi metto a dieta!

 

 

Cibo e bevande preferite?

Max: Katsudon, summer rolls, tikka masala e spaghetti alla carbonara!

Mauro: Io vado a ossessioni culinarie, ovvero per settimane mangio quella cosa finché non ne posso più… adesso sono in fissa con frittelle integrali con tonno e arancia. Lo so, un’eresia per qualunque pugliese all’ascolto!

 

 

Dove vi vedete come Hard Ton tra 10 anni?

Max: Su Marte, e sempre favolose!

 

 

Max e Mauro, cosa avete imparato sin qui dalla vita?

Max: A fare interviste…

Mauro: Ad essere paziente…

 

– – –

Senza stare ad andare troppo in là (per le altre date consultate i loro social), le prossime due date per ascoltare Hard Ton sono in Russia a San Pietroburgo (con un live) sabato 10 marzo o venerdì 16 marzo a Berlino con un dj set di Mauro-Wawashi. Noi speriamo presto di invitarli ad un party di Slow Words!

Hard Ton su Soundcloud: https://soundcloud.com/hardton

Hard Ton su Facebook: https://www.facebook.com/hardtondiscoqueen/

Per comprare la loro musica, le loro cassette, i loro fantastici gadget:

https://hardtondiscoqueen.bandcamp.com/merch

Lascia un commento