Sascha, Toronto

La tua storia in poche righe, veramente dall’inizio – nascita, famiglia e scelte umane

 

Nasco da madre tedesca e padre canadese a Toronto, ho tre fratelli più piccoli. Mi sono laureate in studi rinascimentali e letteratura tedesca all’Università di Toronto e specializzata con un master in letteratura tedesca all’università di Friburgo. Per un po’ ho pensato che sarei diventata un avvocato, poi un drammaturgo, ma per caso ho fatto uno stage alla Radio CBC dopo l’università e sono diventata una producer.

Dopo quasi dieci anni alla CBC, sono diventata il curatore inaugurale di Riverside, la galleria di architettura e design all’interno della Waterloo School of Architecture. Ho lavorato al padiglione Canadese alla Biennale di Architettura (2010, 2012, 2014) e da poco ho concluso il lavoro come co-curatrice, produttrice ed autore del libro di The Evidence Room, una mostra sull’architettura di Auschwitz che era all’interno del Padiglione Centrale della Biennale di Architettura di Venezia 2016. Se devo descrivermi in poche parole, sono una produttrice indipendente nel campo delle arti, una curatrice, una scrittrice, un editor e una sostenitrice dell’architettura!

 

 

Dopo aver lasciato ‘The Arts Today’ dove hai lavorato come editor e producer, hai deciso di fare la free lance e di produrre opere e mostre. Qualche rimpianto? Come organizzi le tue giornate?

 

Nessuno. Talvolta mi viene in mente che se fossi restata alla Radio CBC avrei avuto un lavoro stabile, benefits, pensione, etc. Ma poi penso che non avrei avuto tutte le altre incredibili opportunità professionali ed avventure – e non avrei certamente avuto la possibilità di passare così tanto tempo a Venezia, imparare l’italiano, etc.

Non posso dire di avere una formula, o una ricetta, per la scaletta dei miei giorni. Faccio ciò che va fatto, quando necessita d’essere completato. La bellezza di essere freelance è avere del tempo libero durante la settimana per incontrare un amico per un caffè o andare in palestra e lavorare quando voglio. A volte, preferisco quasi lavorare la sera ed i weekend perché è più tranquillo.

 

 

Il tuo interesse multiforme nell’Italia è ampio e promettente – quello per Venezia in particolare.

Come valuti e soppesi le differenze (se ce ne sono per te) nell’essere freelance in Europa, in Italia in particolare, ed in Canada dato che ora passi più tempo di prima in Europa?

 

Fare la freelance in Canada è sicuramente più facile per me perché sono madrelingua inglese e ho anni ed anni di esperienza e contatti qui. Quindi, in genere, non ho bisogno di cercare lavoro: mi chiamano all’improvviso per propormi progetti. Trovare invece un lavoro pagato a Venezia, ed in Italia in generale, è molto più difficile. Fino ad ora ho fatto in modo di trovare lavoro freelance in Canada che posso svolgere anche in Italia per alcuni periodi. Ma sto lavorando per prendere la cittadinanza tedesca, che ovviamente renderebbe le cose molto più semplici proprio per trovare lavoro in Europa. E sto anche lavorando sul mio italiano per portarlo a livelli migliori, adesso sono ‘mid-intermediate’. Vediamo come andranno le cose!

 

 

Cosa ti da Toronto e cosa pensi di darle tu in cambio?

 

Toronto è davvero multiculturale e aperta al mondo; ha veramente contagiato il mio modo di essere e di pormi verso la vita. Qui trovi persone di ogni razza, davvero, e in qualche modo ognuno riesce a conservare la sua identità culturale mentre allo stesso tempo è canadese. I torontoniani, e direi i canadesi in generale, non sono soltanto tolleranti ma incoraggiano la diversità – posso dire che ci fa proprio bene, prosperiamo! Grazie a tutto ciò, è molto più facile essere gay e manifestarlo qui a Toronto di quanto lo sia in Italia. Qui non è fantastico solo perché ognuno ha apertamente famiglie gay ed amici. A volte dimentico quanto tutto questo sia un privilegio.

 

Cosa restituisco a Toronto? Un’esperienza, un modo di essere, la sensibilità e qualcosa che definirei ibrido tra Europa e Nord America.

 

 

Il tuo ‘risveglio’ più importante come persona e il traguardo più importante come professionista?

 

Ho compreso che tra il dilemma interno tra la ricerca della sicurezza e quella della libertà, scelgo la seconda, cerco la libertà ogni volta – anche se di tanto in tanto mi torturo sulla strada di questa scelta! Certo, talvolta, le due vengono insieme nel lavoro e nelle relazioni personali e questa è chiaramente la situazione ideale! Il mio traguardo professionale più importante, ad oggi, è stato The Evidence Room – la mostra ed il libro. Non avevo ancora mai avuto un progetto così significativo sia professionalmente che personalmente.

 

 

La musica con te ora ed il libro – od i libri – che stai leggendo. Siamo anche curiosi di sapere dove sono poggiati

 

Non ascolto musica quando lavoro perché mi distrae. Ma ho gusti eclettici e spesso ci dò dentro con i ritmi – e le danze – anni 80 e 90. Al momento mi piace assai una canzone – Drop the World di Lil Wayne – è così aggressiva e diretta!

Libri? Ho appena finito Man’s Search for Meaning di Viktor Frankl, le sue memorie dal campo di concentramento. Lo avevo letto al liceo la prima volta ed è tornato nella mia mente di nuovo quando ero al lavoro su The Evidence Room. Sto leggendo anche L’Amica Geniale (in inglese, My Brilliant Friend) di Elena Ferrante. L’ho iniziato l’autunno scorso a Venezia ma poi avevo tanto da fare ed ho dovuto accantonarlo: ho re-iniziato di nuovo daccapo ora. E’ una lettura lenta perché è in italiano e devo ancora guardare un sacco di parole sul dizionario. Ma adoro così tanto Napoli!

 

 

Cibo e bevanda preferiti?

 

Tartare di carne e prosecco (non necessariamente insieme). Anche se devo ammettere che negli ultimi due anni ho bevuto così tanto prosecco che potrei tranquillamente tornare indietro al vino rosso. Mi piace anche, di tanto in tanto, un Campari Orange o un whiskey sour. Nulla, talvolta, sa essere così perfetto come l’acqua.

 

 

Dove ti vedi tra dieci anni, non solo geograficamente parlando?

 

Non ne ho la minima idea – ma non l’ho mai, del resto. Immagino starò facendo qualcosa di simile a quello che faccio oggi e che coinvolge il Canada, l’Europa e le arti.

 

 

Cosa hai imparato, sin qui, dalla vita?

 

A fidarmi del mio istinto. Ad andare verso quello che voglio. E ad assumermi dei rischi. Preferisco rischiare per un’opportunità e piuttosto cadere dritta faccia a terra che avere paura e trattenermi dal fare qualcosa che realmente voglio, di cui mi pentirei per il resto della vita.

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