Carlo Massoud, Beirut

Ho incontrato Carlo Massoud, designer libanese nel giorno di apertura della sua mostra personale in un bellissimo chiostro milanese (Oratorio della Passione) che si trova in uno dei quartieri più alla moda di Milano – la sua mostra si svolge durante la settimana del design forse più famosa del mondo.

Questa conversazione ha avuto luogo in una mattina soleggiata e tranquilla appena fuori dalla sua incredibile venue, ma in realtà abbiamo preso la stessa (affollata) metropolitana per arrivarci e addirittura siedevamo (fortunati) nella stessa carrozza: l’ho studiato durante il percorso – con il suo cappuccio, la sua musica, i suoi occhiali da sole e il suo look quasi total black – ovviamente non sapendo che era Carlo e che sarei rimasta di lì a poco colpita dal modo in cui pensa e realizza oggetti funzionali.

Il giovane autore presenta The Fish and the Crowd (lo hanno tradotto con Il Pesce e gli Astanti, nella mostra è aiutato da sua sorella Mary Linn, ceramista classe 1981, che ha studiato alla Manifattura di Sèvres in Francia) aperta fino a domenica 14 aprile.

I pezzi spaziano da oggetti decorativi a essenziali, tutti prodotti dal 2013 in poi.

Anche se potrete leggere il suo design in molti modi (cosa che lui auspica e che vi spinge a fare), il suo intento – o comunque la sua ispirazione – è piuttosto politico. Ogni pezzo è stato creato a partire da specifici (e audaci) questioni politiche o sociali che lui ha vissuto sia in Medio Oriente che altrove.

Le sue preoccupazioni trovano forma in sgabelli splendidamente scolpiti e persino in un gigante centrotavola in forma di pala d’altare fatto di onice: ricordano cosa succede, ad esempio, quando in un paese occidentale come la Svizzera si cerca di vietare i veli indossati dalle donne per motivi religiosi sul suo territorio, o quando la densità di costruzione delle città arabe riformula – non sempre per il meglio – il modo di vivere e dimorare in Medio Oriente.

Giocattoli, piastrelle, sgabelli e molto altro trasportano, quindi, lo spettatore oltre la mera forma di arredo o complemento che giace davanti ai loro occhi ed è piuttosto sorprendente trovare un designer profondamente intrigato e intriso nello studio degli affari attuali e politici (anche oltre la sua città, Beirut). Questo è il motivo per cui l’ho cercato due giorni fa e spero che voi cercherete i suoi pezzi anche in futuro (online e offline).


La tua vita in poche righe

Sono nato in Libano nel 1984, quindi ho vissuto la guerra degli anni Novanta. Ho studiato a Beirut in un posto molto sicuro, in realtà: era una scuola francese. Poi ho frequentato l’Accademia Libanese di Belle Arti e poi mi sono trasferito in Svizzera per un master all’ECAL. Sono tornato a Beirut e ho lavorato in un ufficio di architettura tra Beirut e New York. Nel 2013 ho deciso di mettermi in proprio a Beirut: sono un architetto d’interni e designer di prodotto.


In questa mostra, tra le altre cose, ricrei, rimodelli le bambole della fertilità del Sud Africa, mi piace molto che hai dato forma a questi archetipi trasformandoli in sgabelli. Sono principalmente pezzi di art-design direi…

Sono ottenuti in fusione di bronzo. Ventitré persone hanno lavorato su ciascun arredo: si tratta di un’edizione composta da sei pezzi unici. Mia sorella Mary-Linn è una ceramista, abbiamo collaborato a questo progetto. Li abbiamo fatti con degli artigiani – un altro ceramista e una fonderia a Cape Town.


Perché a Cape Town?

C’era una fiera dove ero stato invitato (Southern Guild) e invece di spedire i pezzi realizzati altrove ho deciso di fare una residenza in città e produrre con le maestranze locali. Mi piace sempre impegnarmi con l’artigianato locale, che considero ogni dove il “nuovo futuro”; il modo in cui lavoro come designer è da sempre impostato così – includere creatori e piccole industrie per dare vita a cose magnifiche ma ancora più importante per mantenere viva questa energia.

E’ una conoscenza che sta scomparendo e quindi sta diventando molto costoso lavorare con loro. Dobbiamo tenerli vivi.


Dato che il Libano (e Beirut) è stato ricostruito molte volte dopo le ripetute distruzioni di guerra ed è ostinatamente sopravvissuto (diventando una delle nazioni più avanzate dell’area com’era del resto prima della disastrosa guerra civile), temi che l’estrema ricerca del modernismo (in architettura e nell’arredamento) farà sì che alcune di queste abilità artigianali siano lasciate indietro?

Il mio paese sta cambiando molto! Anche se siamo molto resilienti e tante volte abbiamo fatto fronte alle distruzioni e alla conseguente ricostruzione, i tempi moderni stanno rimodellando la capitale e di converso a Beirut non ci sono molti produttori rimasti: l’artigianato sta scomparendo qui ma è ancora possibile trovare qualcosa fuori in altre parti del paese ma, purtroppo, non così tanto.

Uno delle prime fornaci di vetro soffiato risalenti a prima di Gesù Cristo, era nel sud del Libano (Sidone) e in passato qui ne contavamo più di 400. Ora ne abbiamo solo due: una al Sud e una al Nord, quindi capirai che è molto difficile lavorare con loro.

In generale, è difficile come designer lavorare con gli artigiani: sono molto testardi ed erigono immediatamente delle barriere tra loro e noi perché quando un designer entra nel loro laboratorio con idee diverse, cerca di cambiare qualcosa nei loro metodi. È sempre una lotta per fare ciò che vuoi e far spazio alle tue idee per evolversi con loro!


Questo tipo di “lotta” o “resistenza” è presente anche in altri paesi in cui produci con artigiani o solo molto in Libano?

Forse è più facile fuori ma, a parte l’esperienza sudafricana, ho lavorato principalmente in Libano e quindi posso testimoniare di più su ciò che accade qui. È difficile lasciare filtrare le tue idee attraverso un processo di produzione, ma quando succede è fantastico.

Sono il tipo di ragazzo che inizia ogni volta la giornata con loro dividendo un caffè e una sigaretta. Dovresti sempre essere così – parlare della loro vita privata, della famiglia e dei bambini, come vanno le cose a parte il lavoro …


Questo mi sembra molto dispendioso in termini di tempo …

Sì, in un certo senso lo è ma ad un certo punto costruisci umanità, amicizia – qualcosa che dura.


Quindi la fiducia è la risorsa principale da cercare – e coltivare – tra un creatore e un designer?

Sì.


Che mi dici degli altri produttori e artigiani ancora operativi in ​​Libano oltre il settore del vetro?

Abbiamo artigiani dell’ottone nel nord; abbiamo falegnami con produzioni ancora molto artigianali, abbiamo ceramisti, esperti di intarsi e cos’altro ….?

Il mio paese era noto per essere ricco di molti più mestieri ma, di nuovo, oggi scompaiono. Il Libano è un paese molto costoso e gli artigiani lottano per sopravvivere, quindi non trasmettono le loro conoscenze ai figli.


Leggi riviste arabe o di design? Se sì qual’è la tua preferita?

Leggo qualsiasi cosa – dal design alla politica, alle auto. Non sono concentrato solo sul mio lavoro, ma devo ammettere che leggo sempre meno riviste di design, guardo solo le immagini quando ho tra le mani una rivista sul progetto.

Nel caso di una professione come la mia, è necessario capire come funziona il mondo in ogni direzione: è per questo che non sono completamente concentrato sulle riviste di design. Leggo tutto ciò che mi accende la mente, anche per esempio riviste di cibo!


Il libro con te adesso?

Francamente sono tre settimane che non trovo il tempo di leggere, dato che sono stato molto impegnato con la preparazione dello show milanese.


E la musica?

Dipende. Può essere classica, jazz, musica  araba, rock francese, hard rock o techno: dipende molto dall’umore che ho quando mi sveglio.


Di recente abbiamo intervistato un editore e giornalista libanese, Ibrahim Nehme …

Lo conosco, è un mio amico!


Ci ha parlato molto della difficoltà di creare una rivista non mainstream in Libano che parlasse di realtà arabe in particolare modo per ascoltatori / lettori stranieri (anche perché lui sta per lanciare una radio ora). Pensi, come lettore questa volta, che esista una sorta di “barriera” per veicolare questo tipo di contenuti? Non sto parlando ad alta voce di “censura”, ovviamente.

Guarda, capisco cosa ti ha detto Ibrahim perché è un editore e ovviamente può essere censurato dalle persone …


Ci ha raccontato principalmente di una sorta di censura “economica” perché il tipo di riviste molto contemporanee come la sua faticavano a trovare inserzionisti …

Tutto è online oggi e quindi nulla può essere più nascosto. Possiamo avere accesso a qualsiasi tipo di informazione, non ci sono più limiti (o forse alcuni limiti possono essere solo per chi pubblica sulla carta stampata).


E quale sarà il prossimo step dopo i conflitti in Siria? Pensi che il Libano possa davvero assorbire la “parte” politica ultra-musulmana (che è già presente in un quartiere molto travagliato di Beirut)?

Ci sono due milioni di profughi siriani in Libano!


E quasi le stesse quantità di rifugiati palestinesi in Giordania

E quasi 700.000 palestinesi in Libano. Avremo sempre problemi con la Siria e altri paesi arabi, ma dipende da come li percepisci, da quale prospettiva instauri un dialogo con loro.

Ad esempio, io ho avuto l’opportunità di andare in Siria prima della guerra ed è un paese meraviglioso oltre che molto ricco. Dovremo veramente capire le comunità che vivono intorno a noi. Siamo un paese molto piccolo e dovremmo perciò sviluppare una relazione più sana con i nostri vicini più grandi (la Siria conta 20 milioni di persone, noi solo quattro). Abbiamo bisogno di questi mercati e dobbiamo cooperare per sperare di avere successo nella nostra crescita economica.

C’è molto da fare in e con la Siria, che ha un’incredibile comunità di maestri d’arte che spero non sia morta con la guerra e che possa riaprirsi quando terminerà. Tutti i paesi circostanti avevano bisogno di quel saper fare e della ricchezza delle loro conoscenze. Spero che ricostruiranno il loro paese non in base all’atmosfera internazionale, ma com’era prima. Era così ricco, uno dei paesi in trovavi sempre i tipici mercati arabi.


Il Libano cambia molto molto rapidamente e il settore di consumi di fascia alta sta davvero sviluppandosi molto. Ci sono anche importanti fiere di design e d’arte nella regione e gallerie di design come Carwan che aveva già ospitato una parte del tuo progetto in mostra a Milano anche se in un modo diverso … Ci sono, innegabilmente, più opportunità e molte di più nell’arte e nel design contemporanei. Qual è il livello di comprensione del campo del design artistico da parte dei libanesi che non fanno parte di questa fascia, di questa specifica “bolla” né perché coinvolti nella produzione né perché hanno un certo stile di vita?

Il mercato del design è molto nuovo nel nostro paese.

La nuova generazione di libanesi è più aperta e capisce di più e più velocemente. Negli ultimi dieci anni ci sono state, inoltre, molte aperture di nuove fondazioni e nuovi musei, nuove fiere per il design e anche fiere d’arte. Le persone sono più consapevoli di questo e ci sono molti collezionisti di arte moderna, fotografia e design a Beirut. La scena è molto piccola ma sta crescendo rapidamente.


Dove ti vedi tra dieci anni?

Non lo so, non ne ho idea. So solo che amo molto quello che faccio ma non mi proietto in un modo specifico. Vediamo dove la vita mi porterà.

#5Vie

#mdw2019

Gli sgabelli in bronzo di Massound in mostra a Milano (ph Diana Marrone)

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