Sono già le 13.12
come ogni giorno
ma io ora leggo poesie
con la schiena che brucia al sole
di un mese che è solo confusione,
sento il tempo che mi corre su per il braccio
e vado alla finestra:
il castello è ancora lì,
mi ricorda ogni volta quanto io ami
qualcosa che mai ha avuto un nome.
Ho perso le parole
quelle che m’erano venute così bene
e così, se già sono le 13.18
è inutile che io fissi il cielo freddo
o trattenga il respiro
meglio smettere
certo,
meglio smetterla
tanto quei numeri cambiano
e il cielo pure.
E incazzati pure perché la sera arriva
come ogni giorno
e soffri quanto vuoi
per quella inutile angoscia
dei lampioni arancioni
che hanno rubato il sole dalle case
meglio imparare a morire
ogni giorno
insieme alla luce che muore
come tutti i giorni.
Concetta Celotto (Italia), inedito