jonida prifti, Orizaj/Roma

 

La tua storia in poche righe ma proprio da dove comincia

La mia storia comincia il 6 giugno del 1982, quando sono nata. Vengo da un piccolo paesino di campagna dal nome Orizaj, ubicato vicino alla città antica Berat, nel centro sud dell’Albania. A quanto dicono i miei genitori sono stata muta fino all’età di tre anni e quando ho cominciato a parlare ero veloce e abbastanza precisa, penso per recuperare il tempo perduto. Non ho iniziato la prima elementare come tutti gli altri bambini perché sono caduta dal fico e mi sono fratturata la gamba perciò ho incominciato al secondo semestre. E’ stata mia madre a insegnarmi l’abecedario quindi devo a lei la passione per la parola, anche se lei in realtà era un atleta, quindi di poche parole e molto concreta.

In generale la mia infanzia è stata felice perché giocavo con il fango, inventando giochi originali come creare dei gomitoli di fango per poi lanciarli con forza estrema sulla terra. Ricordo i miei piedi sempre scalzi con strisce rosse perché correvo nei campi di grano appena arati. Con mia sorella Dafina, di quattro anni più grande, giocavamo molto e in quei giochi lei si faceva chiamare Shpresa (dall’alb. Speranza) e a me mi chiamava Koka (dall’alb.Testa), sembra strano ma aveva una sua logica. Dafina (che compare con una lirica in francese nel mio ultimo libro, rivestrane) mi ha iniziata alla poesia: lei si è dedicata prima di me al corpo a corpo con le parole, in particolare alle lingue e alla traduzione (dal francese) e ora si dedica all’interpretariato.

Mi piaceva molto giocare anche con i maschietti ma la mia compagna preferita era mia cugina Juliana. Con lei facevamo un sacco di gare come per esempio i cento metri ma lei vinceva sempre. Ricordo di aver vinto una volta sola e l’adrenalina di quella vittoria mi ha fatto paura. Mio padre spesso mi domandava: “Chi è la mezzaluna di papà?” ed io rispondevo “Io!”. Non dimenticherò mai la mia migliore amica Lola.

 

 

Scrivere per te è soprattutto in funzione della forma canzone, insomma di un’oralità spinta. Da dove nasce, dove t’ispiri, come hai cominciato?

Scrivere per me non è in funzione della forma canzone, scrivere è un flusso senza approdo. Cerco la musica nel ritmo che ha la parola, allo svisceramento di essa. Sin da quando ero piccola cantavo da sola, versi inventati lì per lì, anche di notte mentre mia sorella dormiva e ricordo che mi sgridava e allora io abbassavo pian piano la voce fino a sussurrare. Mi attraevano tutti i cambiamenti vocali, ne ero completamente preda. A scrivere però ho cominciato all’età di quindici anni. In quel periodo in Albania c’era la guerra civile e mia madre era emigrata in Italia perciò scrivere era un modo per espatriare dalla realtà. Partecipai inviando una mia poesia in un programma radiofonico e vinsi il secondo posto. Il premio consisteva nella lettura della poesia in radio dal conduttore e in regalo due pacchi di caffè dal nome “Lori kafe” che non ho mai ritirato perché c’era la guerra e non si poteva andare da nessuna parte, persino le scuole erano chiuse. La poesia infatti parlava della guerra. Quando il conduttore la lesse in diretta ero così felice che avrei voluto condividere con qualcuno quella sensazione ma in quel momento ero sola sia fisicamente che emotivamente. Purtroppo il mio primo quaderno di poesie con la copertina rossa non esiste più perché alla mia casa hanno dato fuoco ma per fortuna noi eravamo già in Italia. La casa ha resistito ed è ancora un punto fisso per me, quando vado in Albania.

 

 

Hai una doppia vita artistica, anche quella di musicista: il tuo pubblico ideale?

Più che doppia direi quadrupla e forse di più (ride) perché oltre il progetto di poesia sonora che ho con il musicista Stefano Di Trapani dal nome “Acchiappashpirt”, al duo di musica pop serbo-albanese “Opa Opa” con la musicista Iva Stanisic, alla band di pop sperimentale teatrale estraniante “Shesh” (per ora purtroppo in pausa) e al duo di poesia sonora onirica con la musicista Andrea Noce dal nome J A.

Infine ma non per ultimo, un duo performativo/dadaista poetico dove lavoro insieme con l’artista araba Lulu Shamiyaa, Alfabeti Barbarici: ci ispiriamo all’incontro-scontro delle due lingue arabo ed albanese.

 

In tutti questi progetti il mio ruolo è quello della cantante e autrice dei testi, tranne in Opa Opa e J A dove i testi sono creati insieme. Il mio pubblico ideale è quello degli operai, dei guardiani ma in realtà nemmeno lo voglio definire un pubblico ideale. Il pubblico potrebbe essere anche una piazza vuota che la voce può riempire.

 

 

Te come lettrice: i luoghi, le scelte, i bisogni

Cerco di soddisfare i miei bisogni nel momento in cui compaiono. Essendo un po’ umorale, cambio spesso stati d’animo che passano dalle attrazioni strambe a quelle più pop. Mi piace molto leggere la poetessa Patrizia Vicinelli (mi sono anche laureata su di lei), Giovanna Marmo, Antonella Bukovaz. Loro riescono a portarmi in luoghi surreali, dove le assenze sono indispensabili per sentirsi vivi. Mi piace esplorare i luoghi, non per forza devono essere nuovi. Nei luoghi che scelgo trovo sempre un particolare che mi astrae e gli fa cambiare forma. Dove vivo ora rispecchia il mio sentire straniero e nello stesso istante mi fa sentire a casa. Questo luogo si chiama “Torpignattara”, ma i romani lo chiamano “Bangla town” ma in realtà è sovrappopolato da persone di diverse nazionalità come cinesi, africani, brasiliani, marocchini, e ovviamente bangladesi. Ogni giorno mi sembra di vedere sempre facce diverse, un continuo cambiamento. Un altro particolare di questo luogo è che la gente che lo abita è super smart, ti capisce al volo, ti legge nel pensiero, è presente a questa realtà.

Da quando sono emigrata a Roma, ormai sedici anni fa, ho cambiato molti quartieri – dal centro alla periferia – ma la particolare bellezza di questa città è che a distanza di pochi metri si scoprono mondi molto diversi e ci si sente in viaggio tutti i giorni. Quindi sì, per ora ho scelto questo luogo perché soddisfa i miei bisogni ma domani chissà che umore avrò.

 

Un talento che hai uno che ti manca

Come talento presente direi la scrittura. Come talento mancato direi l’avvocatura anche se ce ne sono tanti altri mancanti eh (ride) tipo sono una frana in matematica anche se mio padre è un matematico ma con me ha fallito.

 

Cosa ami mangiare (e cucinare) e i tuoi drink preferiti?

Mangio tutto! Non ho problemi d’intolleranze (ride). Se devo fare una scelta mi piace molto la verdura in tutte le sue variazioni. C’è un piatto albanese che si fa con le verdure e gli ortaggi e si chiama “Turli” ed è buonissimo. Oppure le melanzane e i peperoni ripieni con il riso, o la foglia di vite sempre ripiena con il riso. La cucina italiana la trovo la migliore al mondo perché è aperta a tutte le possibilità e ha mille variazioni. Il mio drink preferito non c’è l’ho nel senso che

cambio in base all’umore. Però Francesco, il mio barista preferito, ha creato un drink apposta per me che si chiama “Long John” di base fatto con il vermut, poi il resto non ricordo. Quando poi mi ci trovo in serate super rumorose mi prendo il gin tonic e vado sul sicuro. Se mi devo ubriacare vado giù pesante con il negroni.

 

Il libro (tuo o non tuo) con te in questo momento e la musica che stai ascoltando?

Ora tra le mani ho il fumetto “Black Hole” di Charles Burns e le poesie di Valentino Zeichen, ricevuti entrambi come regalo di compleanno e devo dire che sono ottime letture.

Ascolto molto Trapcoustic, Eva Geist, Yva & The Toy George, Vashti Bunyan, Lil Yachty, Prince, Ilir Lluka, Pet Shop Boys, Moor Mother, Shesh e molti altri.

 

Dove ti vedi tra dieci anni?

In viaggio, non so dove ma in viaggio.

 

Cosa hai imparato sin qui dalla vita?

Ho imparato di portare pazienza e di guardare dentro il vuoto.

 

 

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In occasione dell’intervista a jonida prifti, poetessa e performer in lingua italiana ed albanese, abbiamo pubblicato (e tradotto in inglese) nelle nostre sezioni Poesie e Racconti tre estratti del suo ultimo poema intitolato rivestrane (edizione limitata di 100, Italiano/Albanese/Francese, euro 10), per gentile concessione dell’autrice.

Per acquistare il libro e per conoscere meglio l’autrice: http://www.jonidaprifti.com/

Per ascoltare ed acquistare la nuova versione audio/cd del libro:

iTUNES_https://itunes.apple.com/it/album/strangerivers-ep/id1252667717?app=itunes&ign-mpt=uo%3D4

DEEZER_http://www.deezer.com/album/43704341

SPOTIFY_https://play.spotify.com/album/3PkoYBw0QidaqlzaBFpq9a?play=true&utm_source=open.spotify.com&utm_medium=open

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