Le Ceneri di Gramsci

(…)

IV

Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere

con te e contro te; con te nel cuore,

in luce, contro te nelle buie viscere;

 

del mio paterno stato traditore

– nel pensiero, in un’ombra di azione –

mi so ad esso attaccato nel calore

 

degli istinti, dell’estetica passione;

attratto da una vita proletaria

a te anteriore, è per me religione

 

la sua allegria, non la millenaria

sua lotta: la sua natura, non la sua

coscienza: è la forza originaria

 

dell’uomo, che nell’atto s’è perduta,

a darle l’ebbrezza della nostalgia,

una luce poetica: ed altro più

 

io non so dirne, che non sia

giusto ma non sincero, astratto

amore, non accorante simpatia…

 

Come i poveri povero, mi attacco

come loro a umilianti speranze,

come loro per vivere mi batto

 

ogni giorno. Ma nella desolante

mia condizione di diseredato,

io possiedo: ed è il più esaltante

 

dei possessi borghesi, lo stato

più assoluto. Ma come io possiedo la storia,

essa mi possiede; ne sono illuminato:

 

ma a che serve la luce?

(…)

 

Pier Paolo Pasolini (Italia, 1922 – assassinio 1975) – un paragrafo tratto da Le Ceneri di Gramsci (ed. Garzanti, Gli Elefanti, 1999-2009) ISBN 978-88-11-66928-9

Lascia un commento