One Pound

La cancellazione è un tema costante e ricorrente della mia vita.

Le immagini censurate, private, oscurate, coperte, tamponate, sono immagini attraenti e che metto in relazione al piacere oltre che al conflitto.

A volte penso che il mondo si divida in due: fra chi ha un sussulto nel vedere una targa coperta da una plastica nera o le scalpellature sopra dei bassorilievi egizi, antiche damnatio memoriae, e chi invece no. Davanti a insegne oscurate, col marchio-logo coperto da vernice o teli ho sempre avuto un impeto: riconosco una complessità formale da indagare, ma soprattutto da contemplare.

Alla stazione Centrale di Milano, dopo la fine dei binari, sul muro sopra la porta principale, c’è una grande macchia, un segno astratto deciso, avvenuto per caso, assolutamente magnifico.

Raccolgo da tempo francobolli e banconote con errori.

L’errore sulla carta moneta da una sterlina – in fase di stampa c’è stata una piega imprevista del foglio successivo per cui l’inchiostro non ha colorato parte della faccia di Elisabetta II- mi ha ricordato una delle immagini più dense che ho incontrato, la copertina del disco God save the Queen del gruppo Sex Pistols del 1977, dove gli occhi e la bocca della Regina furono censurati con le scritte e che sembra quasi un negativo di certi costumi indossati dalle donne nell’islam di oggi.

Non è un caso che la banconota da una sterlina sia britannica.

Nella mia storia familiare la perfida Albione ha avuto un ruolo culturale importante. Dal tè all’impermeabile – quando Burberry era una casa di moda in declino per signori- i miei nonni hanno sempre avuto un rapporto speciale con la Gran Bretagna. La zuppa inglese –dolce tradizionale bolognese- naturalmente ci univa all’Inghilterra e anche se nella casa di campagna non riuscivamo mai ad avere un prato come loro, la carne all’inglese o il rosbif -come lo chiamava mia nonna Tosca- era la sola ricetta non bolognese ammessa in tavola. Mio nonno amava il Regno Unito perché in fondo amava l’Impero e poi aveva rifatto la casa danneggiata dai bombardamenti vendendo le colonie inglesi.

 

Flavio Favelli

 

L’artista italiano (tra le nostre storie preferite di ‘persone di questo mondo’) inaugura a Roma la mostra personale One Pound, allo Studio Sales mercoledì 27 ottobre 2016 dalle 19 alle 21.

Lascia un commento