Smudgie, economista e cantautrice

Non ci sono parole. Quando sei così fortunata da incontrare una persona così vitale e gentile come Antonia Swann, la prima cosa che ti viene in mente è che vuoi essere sua amica per tutta la vita.

Avventurosa e discreta, aperta è anche una delle persone più adatte per divertirsi e ballare perché la danza per lei è molto più che tempo liberato, ma un atto di libertà e una sottile religione insieme. Lei è capace di sentire il mondo nel modo migliore: restandone sempre sorpresa ogni giorno che passa – non importa il peso che comporta esserci. E’ quindi la perfetta incarnazione della nostra citazione di Cesare Pavese, una delle molecole alla base di questo magazine (la trovate nella sezione About).

E il suo sorriso – un pianeta di domande che crescono e crescono circa il suo segreto di essere felice, felice, felice. Ancora, felice sempre e per sempre.

E la sua vita – un piccolo trattato circa l’amore incondizionato, non importa i costi, per tutto il genere umano.

 

La tua storia, fino ad oggi

Sono una cantautrice, nasco a Winnipeg, una delle città più fredde del Canada. Ricordo, avevo dieci anni, un inverno a -44F e le mie ciglia ghiacciate appiccicate insieme. Ero per strada sull’argine. Non so perché!

Ho studiato da economista, dopo che la mia famiglia si trasferì a Toronto dopo la morte di mio padre. Poi ho deciso di occuparmi di musica, la mia principale passione di vita. Ora sto esplorando la regia cinematografica.

Cosa ti da la tua città (e viceversa)?

La mia città, Toronto, mi permette di accedere alle migliori strutture per la musica e quindi riesce a rappresentare una grande possibilità di perfezionamento del mio suono (sia live che in studio).

Toronto inoltre ha un sacco di posti con microfoni aperti e ho approfittato di uno in particolare – The Free Times Café – dove ho iniziato a imparare cosa significa suonare dal vivo. Per circa un anno mi sono religiosamente forzata, insieme con la mia chitarra, a salire sul palco la maggior parte dei lunedì sera alle loro sessioni chiamate Open Mic. Andavo lì dopo le lezioni di scrittura creativa, che si tenevano proprio in fondo alla stessa strada, cercavo di esorcizzare il mio terrore del palcoscenico. Non avevo mai suonato regolarmente dal vivo prima di quei lunedì per cui è stata una cosa rivoluzionaria per me. Ogni settimana mi alzavo e suonavo e, ogni settimana, era un po’ più facile.

Ho avuto anche la fortuna di unirmi a Songwriters’ Unite, un gruppo molto unito ed amichevole della mia città, che ha organizzato incredibili concerti in posti come il Graffiti, nel famoso Kensington Market. Dato che Toronto è grande, ha una sede del Nashville’s Songwriters Association, (NSAI), e questa connessione mi ha aperto le porte di posti come The Black Swan.

Riguardo la musica da studio, sono fortunata di avere un producer che è solo ad un’ora di distanza da dove vivo, dotato di attrezzature pazzesche. Ha e fa di tutto, dalla A-Z, capace di produrre canzoni per la radio fornendo collaborazioni alla composizione, alla scrittura, al suono, all’ingegnerizzazione, al mix e alla registrazione…in più ho potuto anche avere prove gratuite in studio! Questo perché mio fratello è il mio produttore!

Spero di restituire alla mia grande città onestà, verità ed emozione attraverso le mie canzoni.

Forse la musica viene nella tua vita come un satori?

Sì, la musica è il mio satori – la mia illuminazione. Di fatto, è una delle poche cose in questo mondo per cui mi sento tagliata.

Ha terminato i tuoi studi e poi hai iniziato come cantautrice…

Hai ragione, ho fatto un sacco di corsi di studio…quasi tutti quelli possibili per una persona su un solo soggetto – economia. Pensavo che avrei finito per fare il professore universitario. Ho pure insegnato in un paio di corsi all’università ma quel percorso non faceva per me. In una notte di pioggia, stavo facendo ricerche di economia nel mio piccolo appartamento di Russell Square, a Londra. E, invece di leggere di più sulla teoria della crescita, incominciai a scrivere versi di una canzone d’amore. Quindi, impacciata, portai quei versi a mio fratello in Canada e lui, guardandoli, disse che potevamo farci qualcosa. Ecco come nacque “Unintentionally”. Mio fratello aggiunse la musica e divenne la mia prima canzone del mio primo album da studio. Non mi sono più guardata indietro da allora.

E ami ballare del pari…

E sì, ballare è anche una passione come ti sei accorta a prima vista in quella nostra pazza serata sull’isola magica di Venezia (Giudecca, ndr) all’ostello della gioventù! Volevo essere una ballerina quando ero piccola e adoro fare i passi da sola ma non ho mai fatto un corso. Una ballerina un giorno mi disse che ero troppo alta per diventarlo, questo influenzò moltissimo la mia confidenza nel ballo. All’opposto, io e mio fratello abbiamo preso anni di lezioni di chitarra quando crescevamo a Winnipeg. Penso che l’amore della danza sia legato all’amore per la musica – quando ascolto una bella canzone non posso fare a meno di muovermi seguendone il ritmo.

Il tuo nome d’arte (Smudge) è in qualche modo collegato all’equilibrio che ogni persona deve applicare ogni singolo secondo tra disastri e gioia?

Wow. Mi chiedi qualcosa d’interessante e profondo ora. Non è realmente collegato all’equilibrio. La storia è questa: mia madre, che è una poetessa pazza ed una scrittrice, mi soprannominò Smudgie dal primo momento che mi prese tra le braccia. L’idea è che, come prima nata, pensò di me come una “macchia” di vita creata grazie al magico incontro tra sperma e uova. Tutti i miei amici cari mi chiamano Smudge o Smudgie – molti di essi pensa non conoscono neanche il mio vero nome (Antonia)! Sono sicura il mio soprannome mi porti fortuna.

Cosa resta a parte una macchia della nostra impronta in questo mondo?

Penso che ciò che renda il mio nome non comune è il fatto che significhi “vita” in un senso biologico e penso che sia molto bello. E’ la forma ultimativa di energia.

Che tipo di incontri hai nella tua quotidianità come esperto di economia e quelli durante le tue esibizioni?

Come economista, mi occupo di number-crunching (analisi costi-benefici, etc) e di ricerca su politiche oltre che di redazione di articoli. Sono anche consulente per un’organizzazione che si occupa di AIDS a Toronto e lo faccio perché aiuta le persone al livello più basico: la sanità pubblica. E’ molto differente dalla musica perché è maggiormente un processo della parte sinistra del cervello, mentre la musica usa quello destro. Forse esiste quella connessione “matematica-musica” di cui le persone a volte parlano.

La musica significa tante cose: scrittura di canzoni, prove, esibizioni, tour compresi, fare marketing e networking, occuparsi di pratiche legali e di teoria della musica.

Il tuo cibo e le tue bevande preferite?

Hmmm…il mio cibo e il mio drink preferiti…crèpes e Guinnes.

 

Che musica (a parte quella che adesso stai editando per il tuo secondo album) ascolti ora e quale libro stai leggendo?

Ascolto ogni genere, mi piace così tanto la musica e posto continuamente le mie canzoni preferite sui social, come chi mi conosce sa…sono semplicemente un’ingorda!

Da poco mi sono imbattuta in questo gruppo, Dirty Loops, e quello che ho sentito è il più incredibile e non comune pop “jazzificato” esistente, in più lo eseguono in maniera brillante! Che dono di ragazzi che sono!

Adesso leggo “The Warren Buffet Way” che parla del secondo uomo più ricco d’America (almeno ad oggi). L’economia ed il business sono ancora interessi molto vivi in me. Quello che mi affascina è come i sistemi economici e finanziari e, più in generale, i sistemi di potere, agiscano sulla società.

Un talento che hai, uno che ti manca

Devo dirlo con forza, sono molto brava a trovare buone idee ma a volte questo talento mi trascina in troppe direzioni.

Cosa hai imparato finora nella vita?

Wow. Un’altra domanda interessante: ho imparato che la vita può essere difficile, che non è spesso sempre giusta ma che è importante cercare giustizia, quando è possibile. Ho imparato anche che devi cogliere l’attimo e divertirti perché il tempo che abbiamo su questo piccolo, fragile pallone blu è fugace.

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